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Continua a migliorare il quadro epidemiologico della Sardegna sul fronte Covid e si abbassa ulteriormente la pressione sulle strutture sanitarie dell’Isola, dove l’occupazione dei posti letto ha raggiunto il 3% in area medica e il 2% nelle terapie intensive. Nella giornata di venerdì un nuovo calo che porta a 44 in tutto i pazienti ricoverati per Covid

L’attività ordinaria riprende i propri spazi anche negli ospedali impegnati in prima linea nell’emergenza. Nei giorni scorsi, a Cagliari, ha riaperto il pronto soccorso del Santissima Trinità, che rientra così, dopo otto mesi, nella disponibilità della rete dell’emergenza-urgenza.

“Abbiamo dato un importante impulso verso un ritorno alla normalità. L’emergenza Covid non è ancora alle spalle, ma, la situazione attuale ci consente di riorganizzare assistenza e servizi per rispondere in maniera efficiente a tutte le necessità. Il Santissima Trinità, diventato il più grande ospedale Covid dell’Isola, rappresenta un presidio strategico non solo per la città di Cagliari e il sud Sardegna”, dichiara il Presidente della Regione Christian Solinas.

Gli alti livelli della qualità d’assistenza dell’ospedale di Is Mirrionis sono testimoniati dall’ultimo Programma Nazionale Esiti, che ha fotografato la sanità sarda nel periodo pre-pandemia. Nella ‘tree-map’ tracciata nel rapporto dell’Agenas-Ministero della Salute, che compie una valutazione sui dati provenienti da oltre 1.300 ospedali italiani, il Santissima Trinità ha registrato un livello di aderenza a standard di qualità molto alti negli ambiti della ‘chirurgia generale’ e ‘osteomuscolare’ e un livello alto nelle aree di ‘gravidanza e parto’, ‘respiratorio’ e ‘cardiocircolatorio’, dove si concentrano quasi il 70% dei ricoveri.

Non solo il Santissima Trinità. Il monitoraggio dell’Agenas, infatti, evidenzia luci anche su altri ospedali dell’Isola, dove l’aderenza agli standard di qualità ‘molto alti’ e ‘alti’ sono stati registrati in riferimento a diversi presidi: Policlinico di Monserrato (per gli ambiti ‘nervoso’ e ‘chirurgia generale’), Brotzu (‘cardicircolatorio’, ‘nervoso’ e ‘respiratorio’), Giovanni Paolo II di Olbia (‘cardiocircolatorio’, ‘osteomuscolare’, ‘respiratorio’ e ‘chirurgia generale’), San Martino di Oristano (‘osteomuscolare’, ‘nervoso’ e ‘chirurgia generale’) e San Francesco di Nuoro (‘cardiocircolatorio’ e ‘chirurgia generale’).

“I risultati evidenziati ad aprile dall’Agenas sui nostri presidi – dichiara l’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu – sono la testimonianza che quella che avevamo intrapreso prima della pandemia è una strada volta a valorizzare i nostri ospedali. Nemmeno con l’emergenza abbiamo mai smesso di lavorare per porre rimedio alle carenze che affondano le loro radici nel tempo. I problemi ci sono e sono tanti, ma la Sanità sarda non è malata e la sua salute è testimoniata dalle tante eccellenze e grandi professionalità sulle quali i sardi possono contare ogni giorno”

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È partita oggi, alle 8.30, in tutti e 46 i punti di prelievo dei 23 Comuni dell’Ogliastra, la campagna ‘Sardi e sicuri’, il progetto della Regione per la più grande attività di screening anti-Covid mai realizzata nell’Isola. Nella giornata odierna e fino alle 18 di domani, centottanta operatori eseguiranno sui cittadini ogliastrini, che si presenteranno ai punti di prelievo muniti di tessera sanitaria, la prima serie di tamponi antigenici cromatografici, in grado di restituire il risultato in pochi minuti segnalando eventuali positività attraverso la colorazione. I test saranno ripetuti tra una settimana sui soggetti risultati negativi sempre per mezzo di tamponi antigenici, questa volta a immunofluorescenza, processati sul posto con appositi macchinari. “Con l’avvio della campagna ‘Sardi e sicuri’ diamo inizio a un’importante azione di contrasto al virus che coinvolgerà l’intero territorio dell’Isola, con l’obiettivo di spezzare la catena dei contagi e di ridurre significativamente la circolazione virale attraverso un’operazione di monitoraggio e tracciamento su vasta scala”, dichiara il Presidente della Regione Christian Solinas.

Oltre 30mila i tamponi previsti nelle due giornate, che vedono sottoporsi al test anche 200 militari della base di Perdasdefogu e la collaborazione dell’esercito, con sei medici e sei infermieri, nel punto di prelievo di Elini.

Con quattro postazioni per i test, Tortolì, che ha anche registrato cinquemila cittadini iscritti nei giorni scorsi, è il Comune con il maggior numero di centri per l’esecuzione dei test. Mentre il centro aggregato più grande, allestito nel Palazzetto dello sport ‘PalaLixius’, con 8 postazioni per i tamponi e quattro per l’accettazione, è quello di Lanusei.

La campagna in Ogliastra è stata preceduta da un’ampia attività di informazione e di sensibilizzazione all’adesione rivolta ai cittadini. “Abbiamo attivato importanti sinergie fra le istituzioni. I sindaci del territorio hanno dato e stanno dando un contribuito importante sia sotto l’aspetto organizzativo e logistico, sia nell’attività di coinvolgimento della popolazione”, dichiara l’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu. In Ogliastra si punta a una copertura che superi il 60% della popolazione con l’esecuzione di oltre 30mila test. “La partecipazione allo screening è un gesto di solidarietà e responsabilità. Fattori chiave oggi quanto lo saranno domani per il mantenimento dei risultati che andremo a raggiungere”, conclude l’assessore. 

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L'ospedale Binaghi di Cagliari è pronto a ospitare i pazienti positivi al Covid-19. Subito disponibili i primi 41 posti letto a media intensità di cura, attrezzati con le dotazioni tecnologiche e suddivisi in due ali da 16 e 25 posti al secondo piano del nosocomio di via Is Guadazzonis. Nella struttura, a pieno regime e secondo la modularità prevista dal piano regionale per l’emergenza, potranno essere attivati fino a 140 posti letto in degenza ordinaria più 13 di terapia intensiva. “Un risultato importante”, ha dichiarato il Presidente della Regione Christian Solinas, che oggi ha inaugurato la nuova apertura dell’ospedale riconvertito. “Abbiamo attuato il piano che ci siamo dati – prosegue il Presidente – anticipando i tempi e con un numero di posti letto superiore a quelli inizialmente preventivati. Manteniamo alta la guardia contro il virus mettendo in campo ogni strumento a nostra disposizione e continuando a potenziare il sistema sanitario dell’Isola”.

“L’emergenza, dal suo inizio, ci ha portato più volte a dover rivedere e riorganizzare strutture e servizi”, dichiara l’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu. “Siamo stati capaci di realizzare un complesso intervento di adeguamento in tempi rapidi con ottimi risultati. Abbiamo anche attivato importanti sinergie fra le aziende sanitarie del nostro territorio e il personale in servizio metterà insieme operatori dell’Arnas G. Brotzu, Aou di Cagliari e Ats, in una logica di equipe e lavoro di squadra. Superata l’emergenza contiamo di restituire alla città una struttura rinnovata”, ha concluso l’assessore.

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Sul fronte dell'emergenza, la Regione si rafforza con il Cor.Sa, la Centrale operativa per il coordinamento delle attività sanitarie e sociosanitarie territoriali previste nel piano regionale dell’emergenza Covid-19. La struttura, istituita dalla Giunta sarda, affianca due Centrali operative territoriali dislocate a Sassari e Cagliari e i cui ambiti di competenza sono rispettivamente Sassari, Olbia, Nuoro e Lanusei, per il nord Sardegna, e Cagliari, Oristano, Sanluri e Carbonia, per il sud.

“La Sardegna rafforza la propria capacità di risposta all'emergenza”, dichiara il Presidente della Regione Christian Solinas. “Dall'inizio della pandemia, e in particolare nel corso di questa seconda ondata, abbiamo attivato nuove strutture e posti letto, rafforzato le Unita speciali di continuità assistenziale e i servizi di Igiene pubblica e incrementato la capacità di screening, anche attraverso nuove assunzioni di personale e dotazioni tecnologiche. Il nostro è un impegno costante che ha come unico obiettivo quello di contrastare il virus e rendere sempre più solido l'intero sistema, a beneficio di tutti i sardi”.

L’operatività della Centrale si articola su sei fronti: monitoraggio del fabbisogno giornaliero di tamponi molecolari nei punti prelievo pubblici e privati in cui si effettuano i test e gestione della domanda e smistamento delle scorte; monitoraggio dell’attività dei laboratori al fine di garantire l’efficienza e la rapidità delle analisi, eventualmente indirizzando i tamponi, in caso di difficoltà per un laboratorio, verso gli altri centri disponibili; supervisione e organizzazione delle Unità speciali di continuità assistenziale (Usca); monitoraggio in tempo reale, tramite la figura del 'bed manager', dei posti letto e degli spostamenti dei pazienti, sia in ambito ospedaliero, sia nelle strutture recettive destinate ai pazienti Covid; supervisione del numero verde regionale 800.311.377; collegamento tra ospedale e territorio per la dimissione protetta, in coordinamento con le Usca, il bed manager regionale e le centrali operative territoriali.

“Siamo costantemente al lavoro – spiega l'assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu – per organizzare al meglio le forze e le risorse in campo. La Centrale operativa regionale consentirà un maggior raccordo sul territorio e una conoscenza ancora più puntuale delle dinamiche e delle criticità, aspetto che ci consentirà di intervenire con azioni e soluzioni sempre più efficaci nella gestione dell’emergenza”.

Alla guida della Centrale operativa, su indicazione della Regione, il responsabile, nonché referente per le funzioni 'tamponi' e 'laboratori', Antonio Maria Soru (dirigente dell'Azienda regionale dell'emergenza e urgenza, Areus) a cui si affiancano Rita Pinna (direttrice del servizio Professioni sanitarie dell'Aou Cagliari e referente per le funzioni 'bed manager' e 'collegamento tra ospedali e dimissioni protette') e Luigi Cadeddu (medico del 118 e referente per le funzioni 'Usca' e 'numero verde regionale'). 

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Il piano di emergenza della Regione procede più rapidamente del previsto. Ad oggi si registra uno stato di avanzamento che segna il raggiungimento del 75% degli obiettivi. È il bilancio dei primi venti giorni del Piano di intervento per l’emergenza Covid-19 adottato il 20 novembre, che fissa a 40 giorni la realizzazione, su differenti aree operative, delle principali azioni di contrasto alla pandemia nell’Isola.

“Andiamo avanti più velocemente del previsto  – dice il presidente della Regione Christian Solinas  – grazie ad un massiccio lavoro di pianificazione che sta dando risultati concreti nella gestione dell’emergenza. Proseguiamo sulla strada tracciata sin dall’inizio, con un’impostazione modulare che punta all’efficienza del nostro sistema sanitario e all’efficacia delle risposte alle necessità di cure e assistenza dei cittadini”.

“La macchina regionale - prosegue il presidente - è al lavoro per risolvere tutte le criticità emerse nel corso di questa seconda ondata, coordinando ogni elemento utile al risultato e attivando sinergie tra tutti gli attori in campo, con un unico obiettivo: sconfiggere il virus e garantire la salute dei sardi”.

La rimodulazione dei posti letto Covid-19, prevista nel piano regionale, ha portato in tre settimane a un loro incremento del 68% negli ospedali pubblici. Da una situazione di partenza di 392 posti letto effettivi si è quindi giunti a 658 (superiore al target di 545 posti letto fissato a quaranta giorni). Se si aggiungono i 100 posti letto delle strutture private, la situazione attuale registra 80 posti letto dedicati ai pazienti Covid di terapia intensiva (66 nelle strutture pubbliche e 14 nelle strutture private), 77 di semintensiva (49 e 28) e 601 posti letto in area medica (543 e 58).

“Il piano predisposto dalla Regione – dichiara l’assessore della Sanità, Mario Nieddu – ha focalizzato gli interventi su diverse aree su cui abbiamo lavorato e stiamo lavorando per risolvere le criticità e rafforzare l’intero sistema attraverso un potenziamento a 360 gradi. Abbiamo avviato un incremento importante del personale sanitario in servizio, sul territorio e negli ospedali, e adottato soluzioni come l’attivazione dei covid-hotel, per la gestione dei pazienti che non necessitano più di cure ospedaliere, per allentare la pressione sulle nostre strutture”.

Le assunzioni di personale in emergenza Covid, che includono medici e operatori, sono circa 630 unità. Le risorse attivate, oltre ai 2 milioni di test antigenici rapidi per la campagna di screening di massa, comprendono 12.500 saturimetri, 9 strumenti per test molecolari rapidi, 4 strumenti per indagine biologica molecolare, 150 letti di degenza e terapia intensiva, 200 monitor multiparametrici per degenze ordinarie semintensive e intensive, 200 pompe per farmaci e nutrizione, 50 elettrocardiografi, 15 defibrillatori, 4 emogasanalizzatori e 3 centrali di monitoraggio.

Nei primi venti giorni d’attivazione del Piano sono state avviate anche importanti accordi: con l’Esercito (4 postazioni fisse e 1 postazione mobile), Protezione Civile (fornitura di 25 mila test antigenici rapidi ai medici di medicina generale); Esercito e Croce Rossa (personale sanitario per l’ospedale da campo di Nuoro). Fra le misure messe in campo, anche l’attivazione dell’Rsa Covid a Macomer, tra le prima in Italia, da 40 posti letto.

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Anche la Sardegna sta fornendo il suo contributo alla ricerca per trovare le soluzioni che possano contrastare e non solo arginare gli effetti negativi del virus. Ricerche che si stanno sviluppando proprio nel centro di Tramariglio della Porto Conte Ricerche.

Cos’è BSL3 (BioSafety Level 3)
Il laboratorio BSL3 è una struttura ad accesso controllato, dotato di porte interbloccate e con un sistema di ventilazione indipendente dalle altre strutture del centro. Sono laboratori dove l’immissione e l’espulsione dell’aria ambientale avvengono attraverso filtri assoluti (HEPA) con efficienza 99.995. All’interno del laboratorio BSL3 è possibile lavorare con microrganismi di classe 3, così coma da catalogazione in funzione del proprio grado di pericolosità.
Di fatto Il SARS CoV 2 fino maggio scorso era classificato come agente biologico del gruppo 2: con la Direttiva UE 2020/739 della Commissione Europea del 3/06/2020 il SARS-CoV 2 viene inserito d’urgenza come patogeno del gruppo 3. Le sole attività di diagnostica del COVID_19 possono essere effettuate in laboratori BSL2, tutte le altre attività di ricerca con uso propagativo del virus, da questo momento in poi, devono essere effettuate in laboratori di classe superiore, ovvero BSL3. I progetti di ricerca che prevedano l’uso del virus “attivo”, pertanto, devono essere condotti in laboratori che possano contare su elevati standard di sicurezza. Al momento, la lotta al Covid condotta dal Porto Conte Ricerche, si sta concentrando sulla sperimentazione relativa a cocktail di farmaci che possano curare e contrastare l’azione patogena del virus.

Sono operativi anche altri progetti collaborativi, con Università di Sassari e Cagliari, per sviluppare metodi diagnostici alternativi, confermare la diagnostica ottenuta con metodo classico, che possano sfruttare altre tecniche e per sviluppo di protocolli più rapidi e in linea con la stessa tecnica (RT-PCR)

“Sardegna Ricerche è il braccio operativo della Regione per supportare la ricerca e il trasferimento tecnologico. Porto Conte Ricerche è una delle punte di diamante del parco scientifico e tecnologico della Regione – dice il commissario di Sardegna Ricerche, Maria Assunta Serra-. Abbiamo appoggiato dunque le richieste della nostra società partecipata per un investimento immediato su strutture e progetti di ricerca in grado di dare risposte rispetto alla battaglia contro la pandemia che ha messo in ginocchio tutto il mondo. La Regione sostiene la ricerca in ambito biomedico e ora, in particolare, sulle cure del Covid con azioni di contrasto, monitoraggio e prevenzione per dimostrare meglio, se ce ne fosse ancora bisogno, di quanto sia fondamentale l'investimento in ricerca e innovazione per ogni strategia sostenibile ed efficace tesa al miglioramento della nostra qualità della vita e dello sviluppo.”

BSL3, Porto Conte Ricerche e Regione Sardegna
La Regione Sardegna ha creduto nel progetto di Porto Conte Ricerche per il ripristino delle strutture e collaborazioni per un panel di progetti in linea Covid, investendo, attraverso Sardegna Ricerche, quasi un milione di euro. 450mila euro sono la quota per due progetti COVID con titolarità Porto Conte Ricerche; 345mila euro per 3 progetti collaborativi (Porto Conte Ricerche con Università degli Studi di Sassari e Università degli Studi di Cagliari) per i quali la quota PCR è pari ad oltre 130mila euro.
Porto Conte Ricerche controllata dall’Agenzia regionale Sardegna Ricerche è società specializzata nei campi delle Tecnologie Alimentari e delle Biotecnologie applicate, impiega 33 dipendenti di cui 24 ricercatori e svolge le proprie attività nel complesso di Tramariglio ad Alghero.
“La battaglia contro il Covid si deve giocare sia in difesa, con tutti i presìdi e le prescrizioni di distanziamento a cui giustamente ci stiamo conformando – sostiene l'amministratore unico del Porto Conte Ricerche Gavino Sini- che in attacco, investendo su ricerca e innovazione con strumenti e progetti concreti, così come ci sta consentendo di fare il finanziamento messoci a disposizione dalla Regione Sardegna. Il laboratorio BSL 3 è uno di questi, che ci permette di ritagliarci uno spazio come centro attivo nella rete globale della ricerca per sconfiggere il virus e per evitare che continui a diffondersi.”

BSL3 al Porto Conte Ricerche
L’Area BSL3 di Porto Conte Ricerche dispone di due identici laboratori destinati: uno ai sistemi di diagnosi (se richiesto) e uno alla ricerca per i lavori di colture virali, saggi di isolamento, e saggi di farmaci.
La struttura, quindi, oltre che per la ricerca potrà essere impegnata sul fronte della diagnosi, che in questo momento limita molto tutte le regioni italiane e anche la Sardegna, dando così ulteriore forte impulso sul fronte della cura del COVID_19 e della battaglia per prevenzione e contenimento. Un paternariato internazionale ha già chiesto a Porto Conte Ricerche la disponibilità della struttura per la cura del Covid_19 attraverso l’uso di farmaci antivirali da utilizzarsi in combinazione, analogamente a quanto è stato già fatto con infezioni virali anche recenti (vedi HIV e Epatite C).
Sono inoltre in corso altri contatti e verifiche di progetti in collaborazione tra Porto Conte Ricerche e enti ed imprese del territorio.

 

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Il nuovo decreto anti Covid vieta le partite di calcetto tra amici. È ufficialmente entrato in vigore e sarà così per (almeno)  trenta giorni. “Lo svolgimento degli sport di contatto è consentito da parte delle società professionistiche, a livello sia agonistico che di base, dalle associazioni e società dilettantistiche riconosciute dal CONI e dal CIP, nel rispetto dei protocolli emanati dalle rispettive Federazioni sportive nazionali”. Così si legge nel testo del Dpcm.

I tornei ufficiali possono continuare. Tuttavia c'è chi considera troppo rigidi i protocolli. E quello che dovrebbe essere uno svago diventa un tormento per gli atleti. 

A Cagliari si è fermato proprio per questo anche il Maracanà, torneo di calcio a 7 interaziendale al quale partecipano tanti lavoratori.  La competizione in tutti questi anni non si era mai interrotta. 

“Il Maracanà si è fermato il 5 marzo 2020 per la prima volta nella storia. E non sappiamo quando riprenderà”, fa sapere uno dei suoi fondatori, Angelo Sarritzu.  “Purtroppo dobbiamo subire le nuove restrizioni, ma viene prima la salute”. Dice invece Alberto Borsetti presidente del MSP Sardegna (Movimento Sportivo Popolare). “Ci auguriamo che queste limitazioni servano veramente a sconfiggere il Covid”.

Le interviste a Angelo Sarritzu e Alberto Borsetti.

Sarritzu cosa è il Maracanà?

“Il Maracanà è un torneo di calcio a 7 oppure a 8, interaziendale abbastanza competitivo. Giocano i dipendenti di grosse aziende, pubbliche e private. È stato organizzato per la prima volta nel 2004 dall’associazione Alan Tornei, di Angelo Sarritzu e Alberto Tiddia.  Ha avuto fino a 42 squadre iscritte fino a 7-8 anni fa (quando c’è stato l’apice), ultimamente invece abbiamo avuto circa una ventina di squadre. Partecipano al torneo tutte le più grandi aziende come Poste, Regione, Saras, Algida, Armi, carabinieri, vigili del fuoco ecc. Si scontrano in un campionato che va da ottobre a giugno, nella normalità. Quest’anno ci siamo dovuti fermare il 5 marzo 2020 perché tutte le attività sono state bloccate”.

Perché avete deciso di non riprendere a giocare dopo lo stop forzato?

"Ci è stata data la possibilità di riprendere, verso fine giugno-primi di luglio, con delle limitazioni. Non si possono utilizzare gli spogliatoi, se non in maniera molto distanziata, le docce non possono essere fatte come nella normalità ma solo in casi particolari, con una persona alla volta e occorre fare la santificazione dell’impianto dopo ogni doccia.  In queste condizioni i giocatori sudatissimi, ad agosto, non avrebbero potuto fare tranquillamente la doccia, si sarebbero create file lunghissime.  Per questi motivi abbiamo annullato il torneo. Il Maracanà 2019-2020 non è stato assegnato. Il Cral Poste era primo in classifica però abbiamo bloccato la competizione”. 

Quali altre restrizioni dovevate rispettare?

“Quando abbiamo rilanciato l’organizzazione del nuovo anno, le restrizioni comunque ancora ci vietavano un certo utilizzo degli spogliatoi.  Questo avrebbe creato grandi disagi perché i nostri giocatori sono lavoratori, molti vanno a giocare appena escono dal lavoro quindi hanno bisogno di cambiarsi, quelli che invece fanno il turno di notte hanno bisogno di fare la doccia a fine partita. Altri ancora non vivono a Cagliari, come per esempio i lavoratori della Rwm di Domusnovas, quindi non possono aspettare 50 chilometri prima di fare la doccia.  L’utilizzo degli spogliatoi è indispensabile in un torneo del genere.  Ci proibivano di utilizzarlo come facevamo sempre.  Potevamo usare solo due tre spogliatoi piccolissimi nei quali potevano entrare tre o quattro persone alla volta".

Conseguenze?

"Ci sarebbe stata una ressa che non finisce più.  Avremmo dovuto misurare la temperatura ai giocatori prima dell’entrata in campo.  Inoltre doveva scattare il cartellino giallo ogni volta che ci sarebbe stato un contatto ravvicinato non giustificato a palla ferma, stessa cosa per un avvicinamento all’arbitro per proteste in maniera minacciosa a meno di un metro.  Poi c’è l’obbligo di entrare in campo distanziati con la mascherina e toglierla solo nel momento in cui si gioca .Tutti questi paletti hanno convinto le squadre, nelle riunioni che abbiamo fatto, che questo non sarebbe più stato un divertimento, ci sarebbero state troppe difficoltà.  Per questo molte squadre hanno deciso di non iscriversi. Il 29 settembre noi organizzatori abbiamo deciso di non procedere. Abbiamo dichiarato impossibile partire per quest’anno con queste condizioni, anche perché su 20 squadre otto non aderivano. Con questi paletti diventa più uno stress che altro. Tutte queste normative complicano l’oretta di svago che invece diventerebbe un tormento”. 

Dal punto di vista economico invece ci sono state delle perdite?

“Ogni squadra deve pagare mille euro per l’iscrizione. La perdita economica riguarda gli arbitri. In queste condizioni alcuni di loro sono disoccupati hanno delle difficoltà. I tornei annullati sono diversi. Il parco arbitri si ritrova a dover fare pochissime partite a settimana”. 

L’intervista ad Alberto Borsetti

Borsetti, lei cosa pensa del nuovo decreto? 

“Purtroppo dobbiamo subire le nuove restrizioni. Ma viene prima la salute. Ci auguriamo che queste limitazioni servano veramente a sconfiggere il Covid. Il problema dello sport amatoriale è che le competizioni non sono controllate come gli eventi ufficiali.  Per esempio senza autocertificazione e senza certificato medico per attività agonistica non si può giocare. Ogni sabato la società deve dare all’impianto sportivo l’elenco dei giocatori che devono scendere in campo, ai quali viene misurata la temperatura.  È inevitabile però che se il virus continua a circolare si bloccherà tutto”. 

Nel caso in cui si dovesse bloccare tutto cosa farete?

“Attendiamo tempi migliori e rispettiamo il ministero. Tuttavia speriamo che questo non succeda e che quindi si potrà continuare a fare sport. È importante per tutti. Ci auguriamo però che non ci sia il picco di contagi che blocchi tutto. Già in serie A ne abbiamo uno in più ogni giorno.  Per il momento non abbiamo avuto contagi nei campionati di calcio amatori. Attualmente si va avanti tranquillamente. Abbiamo diverse discipline come paddel, tennis ecc. Tutti stanno rispettando le linee guida, c’è da dire però che molti sono terrorizzati e non vanno nemmeno in palestra.  In ogni caso avremo il tempo per giocare, stiamo parlando di partite amatoriali. La voglia di giocare c’è e c’è anche quella di rispettare i provvedimenti”. 



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Al Santissima Trinità finiscono i posti letto per i pazienti Covid e i Progressisti in consiglio regionale vanno all'attacco. "Era la preoccupazione di tutto il personale sanitario e del direttore sanitario del Santissima Trinità, è stato più volte segnalato questo rischio, ma niente è stato fatto per la sicurezza e la salute delle cittadine e dei cittadini", spiega Massimo Zedda,  Anche noi come consiglieri d'opposizione abbiamo più volte espresso preoccupazione per la totale mancanza di risposte da parte della Regione". 

Il presidente della Regione, secondo gli esponenti del centrosinistra, "è impegnato con l'infinito appetito di potere dei partiti della sua maggioranza sardo-leghista, per la spartizione delle poltrone delle direzioni generali nelle nuove Asl. Del suo assessore alla Sanità non si ha più traccia. Non si hanno risposte su quali siano i piani per il contenimento dei rischi legati all'emergenza epidemiologica. Tutto mentre crescono i contagi ed è partito l'anno scolastico con tutte le conseguenze legate alla situazione disastrosa dei trasporti, insufficienti per garantire il distanziamento tra gli studenti nel tragitto casa-scuola: anche questa ampiamente prevista. Avevamo scritto a luglio segnalando questo rischio"

Su questi temi il gruppo dei Progressisti ha depositato una nuova interrogazione. "L'ennesima", aggiunge l'ex sindaco di Cagliari, "Da parte nostra chiediamo ancora una volta, come già fatto nelle ultime settimane e nei giorni scorsi, che il Consiglio regionale sia convocato la prossima settimana e vengano affrontati con serietà i temi che davvero interessano le cittadine e i cittadini sardi: la tutela della salute, il potenziamento e la sicurezza del sistema ospedaliero, l’adeguatezza del numero di posti disponibili in terapia intensiva, l'abbattimento delle liste d'attesa, il problema strutturale della carenza di medici nei nostri ospedali. Non ci stancheremo di ripeterlo: sono queste, ora, le priorità da affrontare e non le leggi per moltiplicare le poltrone". 
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Non c’è solo l’emergenza Covid, l’assessorato regionale al Lavoro nell’ultimo periodo è impegnato con la gestione di due vertenze fondamentali per l’economia sarda: Air Italy e Porto Canale.  “Abbiamo notizie certe in entrambi i casi”, fa sapere l’assessore Alessandra Zedda.  “Per i lavoratori di Air Italy è stata approvata la cassa integrazione per dieci mesi, fino al 30 giugno 2021”. Slitta quindi il loro licenziamento, previsto per luglio 2021. “Siamo impegnati per riuscire a trovare una ricollocazione degli operatori, ma per questo è decisivo il ruolo del governo”.  Al Porto Canale di Cagliari, l’azienda ha detto no alla proroga della cassa integrazione. “Tuttavia ci sono due aspetti positivi”, spiega Zedda, "l’offerta presentata per rilevare Porto Canale da parte della compagnia inglese Pifim Group, guidata dal sardo Davide Pinna, e “inoltre l’assessorato sta lavorando per fare un progetto di integrazione della Naspi e di coinvolgimento formativo dei lavoratori”.

Nel frattempo sono diverse le iniziative che sta mettendo in atto l’assessorato regionale al Lavoro per affrontare l’emergenza Covid. Dalla legge salva-imprese al bando ‘Resisto’, passando per il finanziamento dei prestiti. Il settore più colpito dall’epidemia è quello delle discoteche, insieme agli ambulanti, ai giostrai, torronai ecc. “Saranno i più massacrati da questa pandemia perché non solo sono stati bloccati, ma fino a dicembre non si prevede una loro riapertura”.  Sono stati finanziati inoltre 15 milioni di euro con il bando di Destinazione lavoro (sovvenzioni dirette a chi assume personale nel settore del Turismo) ma le risorse non sono state sufficienti. “Siamo in overbooking di altri 22 milioni di euro circa”, afferma. 

Assessore, come si sta gestendo la vertenza Air Italy, che riguarda centinaia di dipendenti sardi?

“Si è chiusa la trattativa, per quanto riguarda la concessione dell’accordo sindacale, che prevederà purtroppo il licenziamento dei lavoratori dal primo luglio 2021.  Tuttavia abbiamo approvato la cassa integrazione per 10 mesi, quindi fino al 30 giugno 2021, con un programma di formazione di tutti i lavoratori di Air Italy. Ci sarà la quota spettante alla Sardegna e il programma per l’altra parte la farà la regione Lombardia. La formazione  sarà anche di qualità, dovrà confermare delle certificazioni o averne delle altre e delle licenze perché si sta parlando di lavoratori specializzati, come piloti,  o di chi gestisce le attività sofisticate di controllo delle apparecchiature e dei mezzi aerei.  Il presidente Christian Solinas ha seguito in prima persona la partita di Air Italy. Anche perché il progetto di sviluppo dovrà vedere un nuovo vettore per garantire il servizio di trasporto aereo che faceva Air Italy.  Siamo impegnati per la ricollocazione dei lavoratori, ma la Sardegna e la Lombardia da sole non possono garantire la riassunzione dei lavoratori. È decisivo il ruolo del governo”. 

E la vertenza di Porto Canale invece?

“Nonostante le condizioni favorevoli, compresa una norma che il governo e la Regione hanno voluto mettere in campo per garantire altri 6 mesi di cassa integrazione, il concessionario Contship ha detto no. Per questo dal 2 settembre i lavoratori sono in Naspi. Tuttavia ci sono due aspetti positivi. È finalmente arrivata l’offerta per il bando di gara internazionale per il nuovo servizio di transhipment: è una compagnia inglese che poggia sul porto di Amsterdam ed è guidata da un sardo. L’altra buona notizia è stiamo lavorando per fare un progetto di integrazione della Naspi e di coinvolgimento anche formativo dei lavoratori”.

Quali sono sono state, invece, le iniziative messe in campo dal suo assessorato per affrontare l'emergenza Coronavirus?

“Quando è scoppiata la pandemia c’è stata la massima emergenza iniziale e per quel periodo abbiamo messo in campo la legge Salva imprese. Abbiamo preso in considerazione tutti coloro che hanno avuto delle difficoltà, soprattutto in termini di occupazione.  La misura è andata a sostenere il reddito di coloro che sono stati espulsi o che non sono stati rioccupati nel corso dell’anno 2020: mi sto riferendo agli stagionali, a tutti quelli che hanno un lavoro ad intermittenza o  attività per brevi periodi.  Siamo andati a reintegrare le disposizioni statali con la stessa misura di 600 euro.  Abbiamo voluto coprire periodi non coperti dallo Stato. I mesi di giugno, luglio e agosto.  Successivamente, nel provvedimento abbiamo inserito anche le colf, le badanti, e abbiamo chiuso così l’accordo che avevamo fatto insieme ai sindacati nel primo periodo di aprile.   Adesso è in pubblicazione un bando per i piccoli editori, per gli ambulanti, i giostrai, i torronai, gli operatori che partecipano alle sagre, alle fiere e alle feste.  Loro, insieme ai lavoratori delle discoteche e a quelli dello spettacolo, saranno i più massacrati da questa pandemia perché non solo sono stati bloccati, ma fino a dicembre non si prevede una loro riapertura.  Per questo per loro c’è un duplice intervento: uno è quello imminente e l’altro in programma è il bando chiamato ‘Resisto’ e riguarda tante aziende, piccole e micro, lavoratori autonomi e anche le grandi imprese del settore turistico.  Anche questa è una norma contenuta nella legge 22 (del 23 luglio 2020) che va a sostenere il costo del lavoro.  Cerchiamo di intervenire sia per evitare i licenziamenti del settore turistico, sia per riconoscere una sovvenzione a coloro che stanno affrontando il Covid, che comunque sono ancora aperti e stanno lottando per continuare le loro attività nonostante questo momento di grande crisi.  In più abbiamo anche riprogrammato - e quindi rifinanziato - il bando relativo ai prestiti, che andranno dai 15mila ai 50mila euro. Questo è ancora in via di lavorazione. Pensiamo di pubblicarlo nei prossimi giorni”. 

Quali sono stati i flussi di domande per l'accesso ai contributi?

“Abbiamo finanziato il bando di sovvenzione lavoro, questo ha dato aiuti diretti per chi assumeva questa estate. A fronte di 15 milioni di euro stanziati siamo in overbooking di altri circa 22 milioni.  Quindi, l’impegno mio e della Giunta sarà quello di reperire altre risorse per riuscire davvero a dare una mano significativa per questo settore che ha voluto dimostrare di far partire e voler continuare la stagione turistica”. 

Quali numeri ha fatto l’assessorato al Lavoro?

“In agosto, a fronte di un meno 50 per cento dell’attività lavorativa, per quanto riguarda le assunzioni siamo arrivati a - 20 per cento rispetto al 2019. Nei mesi più caldi, invece, siamo partiti da meno 70%. Tuttavia i conti li faremo a fine ottobre”.

Quanto incide il Covid sui programmi ordinari?

“Abbiamo continuato a mettere in campo tutti i nostri programmi. Il danno più grande è stato causato dallo smart working - anche se di questo non voglio solo parlare in negativo -. Ha inciso in maniera negativa sulle pratiche del nostro assessorato e sull’attività ordinaria.  Stiamo cercando di eliminare i ritardi di quei 4 mesi. Stiamo andando in recupero, però finché ci sarà una prevalenza di smart working per noi sarà molto difficile.  Anche perché non abbiamo ancora le strumentazioni necessarie che ci permettono di correre. E noi abbiamo bisogno di volare, forse.  Nello specifico il Covid ha inciso sui tirocini, sulla formazione professionale, le agenzie formative stanno pagando un prezzo altissimo. È per questo che abbiamo voluto dedicare loro un finanziamento ad hoc, sempre nella legge 22.  La loro attività è stata ridotta del 90 per cento, per non dire del 100 per cento". 

Quali sono le iniziative extra Covid che si stanno portando avanti?

“C’è molto fermento nel settore della cooperazione.  La nuova legge è in attesa di programmazione, in Consiglio regionale (la Giunta l’ha già approvata).  Si sta lavorando anche per i programmi relativi ai nuovi progetti della emigrazione. Dovevamo avere la consulta il 25 settembre ma prevediamo di non farcela a causa del Covid.  Tuttavia, sicuramente dai primi di ottobre staremo lavorando per approvare e definire il programma per i prossimi tre anni.  Poi abbiamo dato corso al progetto Casa Sardegna. Sono partite le attività di valorizzazione della Casa nuragica. Tra queste ci sono stati tre eventi: uno al Nuraghe Sant’Efis di Orune, un altro a Trinità d’Agultu all’Isola Rossa, per la valorizzazione delle bellezze della civiltà nuragica. C’è stata - inoltre - un’attività collegata a queste per l’azienda di San Pantaleo a Dolianova”. 

 

 

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