Sabato, 04 Maggio 2024 09:00

Cagliari-Lecce, vietato sbagliare In evidenza

Scritto da
Vota questo articolo
(3 Voti)
Test delicato per il Cagliari di Ranieri Test delicato per il Cagliari di Ranieri

Claudio Ranieri predica un filo di ottimismo e spera di recuperare Dossena e Mina. Il 3-0 a Genova va archiviato in fretta: domani con i salentini i punti pesano triplo

Mario Frongia

La batosta di Genova, comunque la si rigiri, ha lasciato il segno. E  a poche ore dal Lecce, domani all’ora degli spaghetti, Claudio Ranieri prova un dribbling che sarebbe complicato anche per Messi o Mbappè. “Chiunque giochi darà il massimo. Cosa ho detto ai ragazzi? Quel che dico a voi: ci sta perdere, ora si deve reagire”. Gli alibi non piacciono ma sono stati reali. Aver perso in un colpo solo Mina e Dossena, oltre a Makoumbou, Viola, Jankto, con Nandez a mezzo servizio, e i soliti Pavoletti, Mancosu, più Luvumbo bloccato dal giudice sportivo, ha riportato il Cagliari a due mesi fa. E alle 27 partite tra le ultime tre della A, con uno tra i peggiori cinque attacchi e una difesa tra le ultime tre. Ecco perché il 3-0 di Thorsby e soci ha fatto male e va disinfettato al meglio. Contro la squadra di Gilardino, neopromossa come i rossoblu e salva da cinque turni, la coppia dei centrali “internazionali”, come li ha definiti il patron rossoblù scaricandone la scelta su Ranieri nel dopo Lazio - come se uno che ha allenato John Terry, Mexes, Desailly, Cordoba, Chiellini o Firicano non riconosca uno stopper serio da un bidone! -, hanno confermato una qualità davvero modesta. Lo stesso dicasi dal resto degli undici, da subito in balia della formazione ligure. Ma la musica non cambia. La sensazione è che sir Claudio salvi la squadra e se ne lasci altre due dietro. A patto di non toppare con il Lecce: “Al 90 per cento hanno la serie A in tasca, sono primi per duelli individuali vinti. Sarà una gara molto combattuta e difficile”. IL tutto, senza pensare alle condizioni da funerale del Sassuolo. Con Empoli, Verona, Udinese Frosinone che non mollano, tutto può accadere.

Cagliari-Lecce ha almeno due letture. La prima, determinante, riguarda l’obbligo di vincere e di tenere i pugliesi in corsa: la prossima, ospitano l’Udinese. E non potranno scansarsi. La seconda, passa dal senso di riscossa e di ripartenza, ormai tipico in casa. Un “vento” dovuto a tifoseria e tecnico. Si ripassa da Marassi. “Errori? L’allenatore più bravo è quello che sbaglia meno. Anch’io ne ho commesso. È stata una doccia gelata, il Genoa ci ha mangiato. Forse, dopo tre partite importanti, ci voleva". Si ritorna al Lecce. “Sarà simile a quella del giorno di Pasquetta col Verona, giocano con le due punte e si muovono molto. La difesa a quattro è una soluzione. Ma non l’unica possibile”. In casa Cagliari l’atmosfera è pesante. “Sarà una partita difficilissima, combattuta su tutti i palloni e in ogni centimetro. Il pubblico ci deve dare quello che ha sempre dato: spingere, voglia di lottare per vincere, saper pazientare perché nulla sarà facile”. La temperatura sale. “Non è una questione di pressione, sono gli avversari che giocano molto determinati. Il Lecce con Gotti, che usa il 4-4-2, ha ritrovato tranquillità”. Tra i papabili dal via Makoumbou e Sulemana: “Dovrebbero esserci”. Infine, il consueto mantra: “Dobbiamo pazientare. Ci dovremo conquistare il risultato metro su metro in campo. La salvezza? Per me vorrebbe dire che nei cinque campionati di Cagliari sono riuscito a fare bene. È la cosa più importante, come l’aver riportato tanta gente allo stadio. Sono contento quando vedo la vedo contenta“.

Pentola e coperchio. In vista del Lecce, in conferenza stampa sir Claudio ha giocato al gatto con il topo. “Vedo meglio Oristanio e Dossena, e anche Nandez, nonostante l’influenza”. E Mina? “Ancora non lo vedo: è mancato a Monza e a Genova. E abbiamo perso, per noi è imprescindibile”. Spazio anche ai lungodegenti: “Ho rivisto in campo anche Pavoletti e Mancosu: ha cominciato a correre”. Bollettino medico incoraggiante per Lapadula (“Sta sempre meglio” e Petagna (“Ha fatto un ottimo allenamento”). Di certo, la cerniera anti Retegui e Gudmunsson con l’esperimento quasi “costretto” formato da Hatzidiakos, Di Pardo, Wieteska, Obert, Augello, Deiola e Prati - anche con i subentri di Azzi e Zappa - è andata da subito a fondo. La qualità tecnica è quella che è. E lo si sa da due anni. Poi, con i centrali stranieri la media, se possibile, si è addirittura abbassata. “Più giocatori posso avere, sbaglio ma magari sbaglio poco, perché vedo la partita e se ho la possibilità di cambiare, cambio. Quando non stanno bene si notano di più le discrepanze di squadra e allenatore”. Sul centrocampo di Genova, poche storie: “Ho tirato su la rete e vedere quel che c’era. Sono state scelte tecniche e fisiche, un mix per non affaticare chi non stava tanto bene. Poi, è stato male Oristanio, avrei tenuto a riposo Nandez, aveva la febbre”. Ed ecco la battuta: “I problemi della pentola li sa il coperchio, io faccio uscire meno cose possibile perché non mi piace avvantaggiare gli avversari. Poi, magari mi criticate, fa parte del mio lavoro. Ma ho le spalle belle larghe”. Sul valore della salvezza: “La salvezza per me vorrebbe dire che nei cinque campionati di Cagliari sono riuscito a far bene. E questa per me è la cosa più importante, insieme al fatto di aver riportato tanta gente allo stadio. Mi auguro sempre che i nostri tifosi siano orgogliosi della loro squadra, io sono contento quando vedo i tifosi contenti. L’allenatore bravo è quello che sbaglia di meno, ho le mie colpe, faccio i miei errori come tutti ma spero di farne sempre di meno perché è è quel che conta adesso”.

Ultima modifica il Sabato, 04 Maggio 2024 09:20
Mario Frongia

Giornalista - consigliere nazionale e comitato di presidenza Ussi