Domenica, 11 Febbraio 2024 18:04

Cagliari, delirio annunciato In evidenza

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Claudio Ranieri, per ora l'sos è rientrato (image photo) Claudio Ranieri, per ora l'sos è rientrato (image photo)

Il patron riappare in sala stampa per autoassolversi e inchiodare Ranieri e la squadra in un festival di dimenticanze e omissioni. Il tecnico si sarebbe dimesso ma i suoi ragazzi l’hanno fatto recedere. La notizia vera? Tommaso Giulini sarebbe disposto a vendere. Non dovrebbe essere così difficile per un club che vanta lo scudetto, un patrimonio immateriale immenso e l’ottava tifoseria della serie A. Per dire, se un gruppo svizzero si è preso il 70 per cento dell’Olbia e un Fondo la Ternana, il Cagliari non è meno appetibile

Mario Frongia

All’andata la Roma passeggia alla Domus (4-1 con Lukaku che entra con la palla in porta). Qualche giorno prima il Corriere dello sport intervista Claudio Ranieri. Il direttore, Ivan Zazzaroni, chiede quale sia il rapporto con Tommaso Giulini. “Gli ho detto, presidente com’è che chiunque incontri mi parla male di lei!”. La risposta del tecnico disegna la semina fatta in questi anni dal patron. E conduce a una drammatica attualità. Quella del penultimo posto, della quarta sconfitta di fila, la quattordicesima in stagione, con media punti, difesa e attacco da retrocessione sparata. Tanto che la trasferta a Udine di domenica prossima, se non è da ultima spiaggia poco ci manca. L’incompetenza, il profitto a tutti i costi e gli yesman non pagano. E alla lunga si va a sbattere. Con quattordici gare da giocare, pur a morsi e gomitate, Ranieri potrebbe lasciarsene dietro tre peggiori. Ma c’è da stare in campana. Anche perché nell’immediato dopo partita, di fronte ai suoi ragazzi, l’allenatore di San Saba avrebbe detto: “Me ne vado”. E solo la veemente e riconoscente reazione dei senatori, con Pavoletti in testa, l’avrebbe fatto desistere. Si vedrà. Intanto, chissà se replicherà alle parole del presidente. Forse, a giugno.

Memoria obbligata. La premessa è d’obbligo: ieri Giulini ha detto di essere rimasto in silenzio dal dopo Venezia. In effetti, ha evitato il contradditorio con i cronisti ma le occasioni in cui ha parlato comodamente senza domande sono state più d’una e quasi sempre legate ad attività promozionali, di marketing e tese a catturare i consensi della tifoseria. Dall’inaugurazione di una tribunetta ad Asseminello, alle pressioni per avere i denari dalla regione, ai Giganti di Mont’e prama a Firenze. Ieri, per l’unico quesito puntuale sul mercato deificitario, ha alzato i toni. Pazienza. In questi casi, umiltà, trasparenza e gioco di squadra sarebbero una delle possibili medicine. Il presidente è apparso in sala stampa nel dopo Lazio, resuscitata e padrona del campo. Ha citato la vergognosa retrocessione di Venezia, quasi passasse per caso. Ma quell’anno ha cacciato Semplici dopo tre turni, preso Mazzarri a cifre stratosferiche, con una coda in tribunale e l’esonero a tre partite dalla fine. Ha poi chiamato Agostini, creato il corto circuito inimmaginabile tra quest’ultimo, fatto fuori anche dalla Primavera, e Conti. Ci sarebbero anche le perfomance legate agli acquisti di Godin e Caceres, fatti cacciare dal diesse Capozucca - allontanato a sua volta con il direttore Passetti e con Liverani - dopo averli presentati come fossero reduci dal Pallone d’oro. Ieri ha citato Fabio Caressa, al quale aveva dato dell’infame (!) in diretta tv: un orribile messaggio per chi vuol fare e fa questo mestiere. Tra l’altro, l’insulto al direttore di Sky era nato per aver dato una notizia verificata e plausibile: la trattativa di cessione del club. Su questo fronte, Giulini ha detto di essere pronto a farsi da parte: “Se si vuole una proprietà multimilionaria che faccia grandi acquisti, quello non sono io”. Se, per stare ad alcuni recenti passaggi, ci sono club - che, con rispetto, non sono il Real Madrid o il Man City - come l’Olbia, per il 70 per cento nelle mani di un gruppo svizzero e la Ternana, comprata da un Fondo, per il Cagliari dello scudetto, dell’ottava tifoseria, club di un’intera regione, con un patrimonio anche immateriale con pochi eguali, non dovrebbe essere così complicato avere estimatori che non promettano la Champions e lo stadio “per il Centenario”. E, a proposito di insulti, il patron  ha detto di non curarsi degli attacchi dei leoni da tastiera sui social. Che su siti e blog hanno risposto compatti: "Abbiamo pagato l'abbonamento anche noi!"

Le bastonate sul gruppo squadra. “Con la Lazio li ho visti intimoriti, ma la paura devono averla in settimana. Non possono scendere in campo con il timore di dover retrocedere, devono essere uomini veri, determinati e cattivi per le prossime quattordici battaglie. Devono lavorare duro, senza permessi supplementari, i viaggetti con le fidanzate di due giorni o per portare i figli a scuola o altro. Alcuni stanno rendendo al di sotto delle aspettative ma Ranieri ha avuto quel che chiedeva, dai difensori internazionali agli attaccanti. E abbiamo lavorato anche sul futuro con Prati e Oristanio (che difficilmente rimarrà, ndr), tenendo d’occhio l’aspetto patrimoniale perché il Cagliari deve esserci anche fra tre o dieci anni” la sintesi del pensiero giuliniano. E ancora. “In ritiro? Deciderà il mister e se vogliono un premio salvezza, ma non credo sia questo l’intento dei capitani (Deiola, Pavoletti e Nandez, che non ha ancora rinnovato e, pagato 18 milioni di euro con ingaggio monstre, può andar via a zero a giugno: una delle perle gestionali del patron!). Comunque, lo chiedano a Bonato (direttore sportivo, ndr) e vedremo”. Sul mercato estivo, e di gennaio, la fake è bestiale: ci sono sul web immagini e frasi di Ranieri che nel dopo Bari dice di volere “due difensori centrali esperti della A e una punta che vada in doppia cifra”. Gli hanno preso due stranieri che la A l’avevano vista solo in tv. E attaccanti che lo scorso anno hanno segnato sei reti in due. Fatti e non propaganda. Che infanga il mister, reo però di aver avvalorato questa tesi. Ma non è tutto. “Ranieri è l’unico che può salvarci e non è e non sarà, anche se perdiamo a Udine, in discussione. Neanche se dovessimo retrocedere! E non lo dico per riconoscenza legata alla promozione dello scorso anno”. Il messaggio è chiaro: Ranieri non si tocca. Intanto, perché con questa rosa forse sarebbe dura, anche per Guardiola, Klopp e Ancelotti assieme. Poi, perché il tecnico di Testaccio e il suo staff costano. E non gli abbuonerebbero neanche un euro.

Popolo sardo. Il presidente del Cagliari cita spesso unione e unità d’intenti dei sardi: “L’ho detto anche per il funerale di Gigi Riva!”. Ma sarebbe opportuno lasciar riposare in pace Riva. E, soprattutto, come può parlare chi ha dato una mazzata alla carriera di Gianfranco Zola, sardo vero, stimato e apprezzato come uomo e campione in tutta Europa. Preso al posto di Zeman con promessa di rinforzi (Brkic, Diakite, Husbauer, Mpoku, Gonzalez… atleti usurati, infortunati e inesperti) e cacciato senza un ba. Per poi, dopo la recente partita vinta in casa con il Bologna, osannarlo per averlo in tribuna con il ragazzo che ai tempi del Parma pensava di sequestrarlo. Nel post ha ricordato che “Zola, con noi un anno fa, è tornato”. È vero che dodici mesi prima Magic box era stato alla Domus. Ma solo perché c’era il Como e l’aveva invitato Dennis Wise, suo capitano al Chelsea e neo dirigente dei lariani. E anche perché doveva salutare Ranieri, suo allenatore al Napoli e con i Blues, al suo primo match sulla panca del Cagliari. Ecco, il solito dire e non dire. Ma adesso, testa all’Udinese.

Ultima modifica il Domenica, 11 Febbraio 2024 18:22
Mario Frongia

Giornalista - consigliere nazionale e comitato di presidenza Ussi