Mario Frongia

Mario Frongia

Giornalista - consigliere nazionale e comitato di presidenza Ussi

Domenica, 05 Maggio 2024 14:36

Cagliari, pareggio in dieci

 

In vantaggio ma con l'uomo in meno per un tempo, i rossoblù reggono all'assedio del Lecce. Due pali ospiti e tanta volontà. Ma la salvezza è tutta da blindare  

Mario Frongia

Cagliari-Lecce si chiude con un tempo su una sola metà campo, quella di Mina e soci. Ma alla fine il punto è prezioso più di quanto non sembri. Il Lecce gioca in superiorità numerica, colpisce due pali, ma non sfonda. Il Cagliari stringe i denti, incerottato, orgoglioso. Nella migliore tradizione ranieriana controbatte e prova a ripartire in contropiede. In attesa degli altri scontri diretti, con la trasferta di sabato a San Siro con il Milan, si issa a quota 33. Un punticino che vale tanto.

Partenza a mille. Il tentativo di sforbiciata di Lapadula è il primo squillo del Cagliari. il cross di Luvumbo è perfetto, il centravanti non trova la palla. Claudio Ranieri si è messo a quattro, ha recuperato Dossena e Mina, piazzato Zappa e Augello ai lati. In mezzo riecco Makoumbou e Deiola, falso tridente con Nandez, Gaetano e il bomber della B. Sugli ultimi cinque l'incognita della condizione. Ma il tecnico della promozione non ha vie d'uscita: la vittoria del Sassuolo sull'Inter ha complicato i piani delle pericolanti. E ha sollevato la soglia salvezza più sui 37 che sui 35 punti. Ma è inutile fare calcoli. Con i pugliesi si deve vincere. La partita sui apre con un Cagliari sul pezzo. Pian piano il Lecce prende la manovra. Ma sono i rossoblù a passare in vantaggio. tira Deiola, deviazione palla in rete. Ma dal Var (Abisso e Piccinini) segnalano il tocco di mano del mediano di Decimomannu. L'arbitro Marcenaro annulla. La squadra di Luca Gotti tiene palla ma non punge. Squadre bloccate per non suggerire il contropiede avversario. Poi, ci pensa Mina, piattone a pochi passi dalla linea di porta su tiro di Gaetano. Al 26' l'1-0 scalda i sedicimila, tra questi cinquecento tifosi leccesi. Le tifoserie si sono ritrovate d'accordo nello sbeffeggiare il Bari. La reazione degli ospiti, che protestano per un fallo dentro-fuori l'area di rigore, è blanda. Scuffet non soffre. Il Cagliari allarga il gioco, manca la finalizzazione e non è una notizia. A proposito, i salentini hanno dietro Baschirotto. aveva ragione Ranieri a chiederlo. Ma il patron ha preso gli "internazionali" Hatzidiakos e Wieteska! A 2' dalla fine rossoblù in dieci: Marcenaro caccia Gaetano, chiamato dal Var, entrata con piede a martello su Ramadani. Prima giallo, lo becca anche Ranieri per proteste, poi rosso. La partita cambia pelle. Espulso dalla panchina anche Pascale, collaboratore tecnico. Lecce sotto con l'uomo in più, il 58 di possesso palla, supremazie nei passaggi (148 a 92), nei corner (3-2). Cagliari con due tiri, ospiti zero.

Pareggio difeso con le unghie. Si riparte con Wieteska e Sulemana per Lapadula e Zappa. Gotti richiama Piccoli, ammonito, per Sansone. Il Lecce parte spedito ma impreciso. La partita si trasforma in un assedio dei leccesi. Si gioca nella metacampo del Cagliari ma quando parte Luvumbo, al 4' tocco sospetto in area di Pongracic,  gli ospiti tremano. Marcenaro sventola cartellini, Ramadani e Sansone. Ci prova Dossena di testa, Falcone blocca. Gotti leva Dorgu e inserisce Pierotti. Krstovic sbaglia il controllo a tu per tu con Scuffet. La Maginot rossoblù regge. Oudin sfiora il palo al volo. Giallo per Scuffet, che al 20' para due passi incornata di Pierotti. La cronaca è da battaglia. Come quella di Nandez, tra i migliori, con Gallo. Ranieri inserisce Shomurodov per Luvumbo. Scelta discutibile a meno che Zito non l'abbia chiesta. Con l'uomo in meno potrebbe andare peggio. Entrano Almqvist e Rafia per Ramadani e Oudin. Giallo per Baschirotto e Nandez. Il rodeo prosegue. Dossena e Mina vanno giù per i crampi, facile intuire un recupero extralarge. Entra Azzi per Augello. Giallo per Deiola. Al 39' la pareggia Krstovic, solita manovra avvolgente, da un lato all'altro, cross teso di Almqvist: 1-1. A seguire, corner, doppio  palo di Baschirotto e Sansone con Scuffet battuto. Il portiere si supera subito dopo su Almqvist. Marcenaro concede 6' di recupero. Il Cagliari stringe i denti. Finisce in pareggio. Testa al Milan.    

Sabato, 04 Maggio 2024 09:00

Cagliari-Lecce, vietato sbagliare

Claudio Ranieri predica un filo di ottimismo e spera di recuperare Dossena e Mina. Il 3-0 a Genova va archiviato in fretta: domani con i salentini i punti pesano triplo

Mario Frongia

La batosta di Genova, comunque la si rigiri, ha lasciato il segno. E  a poche ore dal Lecce, domani all’ora degli spaghetti, Claudio Ranieri prova un dribbling che sarebbe complicato anche per Messi o Mbappè. “Chiunque giochi darà il massimo. Cosa ho detto ai ragazzi? Quel che dico a voi: ci sta perdere, ora si deve reagire”. Gli alibi non piacciono ma sono stati reali. Aver perso in un colpo solo Mina e Dossena, oltre a Makoumbou, Viola, Jankto, con Nandez a mezzo servizio, e i soliti Pavoletti, Mancosu, più Luvumbo bloccato dal giudice sportivo, ha riportato il Cagliari a due mesi fa. E alle 27 partite tra le ultime tre della A, con uno tra i peggiori cinque attacchi e una difesa tra le ultime tre. Ecco perché il 3-0 di Thorsby e soci ha fatto male e va disinfettato al meglio. Contro la squadra di Gilardino, neopromossa come i rossoblu e salva da cinque turni, la coppia dei centrali “internazionali”, come li ha definiti il patron rossoblù scaricandone la scelta su Ranieri nel dopo Lazio - come se uno che ha allenato John Terry, Mexes, Desailly, Cordoba, Chiellini o Firicano non riconosca uno stopper serio da un bidone! -, hanno confermato una qualità davvero modesta. Lo stesso dicasi dal resto degli undici, da subito in balia della formazione ligure. Ma la musica non cambia. La sensazione è che sir Claudio salvi la squadra e se ne lasci altre due dietro. A patto di non toppare con il Lecce: “Al 90 per cento hanno la serie A in tasca, sono primi per duelli individuali vinti. Sarà una gara molto combattuta e difficile”. IL tutto, senza pensare alle condizioni da funerale del Sassuolo. Con Empoli, Verona, Udinese Frosinone che non mollano, tutto può accadere.

Cagliari-Lecce ha almeno due letture. La prima, determinante, riguarda l’obbligo di vincere e di tenere i pugliesi in corsa: la prossima, ospitano l’Udinese. E non potranno scansarsi. La seconda, passa dal senso di riscossa e di ripartenza, ormai tipico in casa. Un “vento” dovuto a tifoseria e tecnico. Si ripassa da Marassi. “Errori? L’allenatore più bravo è quello che sbaglia meno. Anch’io ne ho commesso. È stata una doccia gelata, il Genoa ci ha mangiato. Forse, dopo tre partite importanti, ci voleva". Si ritorna al Lecce. “Sarà simile a quella del giorno di Pasquetta col Verona, giocano con le due punte e si muovono molto. La difesa a quattro è una soluzione. Ma non l’unica possibile”. In casa Cagliari l’atmosfera è pesante. “Sarà una partita difficilissima, combattuta su tutti i palloni e in ogni centimetro. Il pubblico ci deve dare quello che ha sempre dato: spingere, voglia di lottare per vincere, saper pazientare perché nulla sarà facile”. La temperatura sale. “Non è una questione di pressione, sono gli avversari che giocano molto determinati. Il Lecce con Gotti, che usa il 4-4-2, ha ritrovato tranquillità”. Tra i papabili dal via Makoumbou e Sulemana: “Dovrebbero esserci”. Infine, il consueto mantra: “Dobbiamo pazientare. Ci dovremo conquistare il risultato metro su metro in campo. La salvezza? Per me vorrebbe dire che nei cinque campionati di Cagliari sono riuscito a fare bene. È la cosa più importante, come l’aver riportato tanta gente allo stadio. Sono contento quando vedo la vedo contenta“.

Pentola e coperchio. In vista del Lecce, in conferenza stampa sir Claudio ha giocato al gatto con il topo. “Vedo meglio Oristanio e Dossena, e anche Nandez, nonostante l’influenza”. E Mina? “Ancora non lo vedo: è mancato a Monza e a Genova. E abbiamo perso, per noi è imprescindibile”. Spazio anche ai lungodegenti: “Ho rivisto in campo anche Pavoletti e Mancosu: ha cominciato a correre”. Bollettino medico incoraggiante per Lapadula (“Sta sempre meglio” e Petagna (“Ha fatto un ottimo allenamento”). Di certo, la cerniera anti Retegui e Gudmunsson con l’esperimento quasi “costretto” formato da Hatzidiakos, Di Pardo, Wieteska, Obert, Augello, Deiola e Prati - anche con i subentri di Azzi e Zappa - è andata da subito a fondo. La qualità tecnica è quella che è. E lo si sa da due anni. Poi, con i centrali stranieri la media, se possibile, si è addirittura abbassata. “Più giocatori posso avere, sbaglio ma magari sbaglio poco, perché vedo la partita e se ho la possibilità di cambiare, cambio. Quando non stanno bene si notano di più le discrepanze di squadra e allenatore”. Sul centrocampo di Genova, poche storie: “Ho tirato su la rete e vedere quel che c’era. Sono state scelte tecniche e fisiche, un mix per non affaticare chi non stava tanto bene. Poi, è stato male Oristanio, avrei tenuto a riposo Nandez, aveva la febbre”. Ed ecco la battuta: “I problemi della pentola li sa il coperchio, io faccio uscire meno cose possibile perché non mi piace avvantaggiare gli avversari. Poi, magari mi criticate, fa parte del mio lavoro. Ma ho le spalle belle larghe”. Sul valore della salvezza: “La salvezza per me vorrebbe dire che nei cinque campionati di Cagliari sono riuscito a far bene. E questa per me è la cosa più importante, insieme al fatto di aver riportato tanta gente allo stadio. Mi auguro sempre che i nostri tifosi siano orgogliosi della loro squadra, io sono contento quando vedo i tifosi contenti. L’allenatore bravo è quello che sbaglia di meno, ho le mie colpe, faccio i miei errori come tutti ma spero di farne sempre di meno perché è è quel che conta adesso”.

Lunedì, 29 Aprile 2024 22:48

Cagliari, flop a Marassi

Il Genoa inchioda 3-0 i rossoblù, molli e abulici per un’ora. La tattica attendista non paga, prova opaca che costa un punto in meno dalla zona salvezza. "Complimentiamoci con loro, a noi è riuscito poco. La salvezza? Servono 36, 37 punti" dice Ranieri   

Mario Frongia

 Un 3-0 pesante. Il Genoa demolisce un Cagliari opaco, impreciso, convinto di poterla gestire. Ma la squadra di Gilardino, salva da neopromossa con cinque turni d'anticipo, non è in vena di regali. Dei rossoblù applauditi con Atalanta, Inter e Juve si vede poco. I punti di vantaggio sul terzultimo posto passano da 4 a 3. Nulla di eccezionale: Claudio Ranieri, nonostante una rosa raffazzonata, salverà il club. Ma l’approccio mentale non regala ottimismo in vista del Lecce. Dai primi undici di Marassi, pare di capire che la testa del tecnico sia già sul match di domenica, alle 12.30 alla Domus. Esperto, attento ai dettagli del suo gruppo, il tecnico ha presentato un undici da trincea. Ma i singoli sono stati bocciati troppo spesso dal campo. Persi alla vigilia Mina, Dossena e Viola, oltre a Pavoletti, Mancosu, Jankto e Lapadula (acciaccati), Luvumbo squalificato, con in saccoccia 6 punti nelle ultime quattro gare, la sfida di Marassi ha un grave errore in avvio. Il Genoa è salvo. Ma il Ferraris è sold out e la tifoseria non accetta che Retegui e soci si scansino. Tenuto conto di come siano favorevolmente andati gli incontri delle altre coinvolte nella  corsa salvezza, il discorso potrebbe stare in piedi. Poi, c’è il Genoa. Che gioca a calcio e massacra gli ospiti. "Non siamo riusciti a mettere in gioco la nostra aggressività. Sono stati bravi, gli è riuscito tutto, a noi no. Mina? Ci è mancato, assieme a Dossena. Abbiamo fatto quel che abbiamo potuto, non molto onestamente. "La quota salvezza? Difficile dire quanti punti, credo - ha detto l'allenatore di Testaccio - ne servano 36, 37. Ma dobbiamo stare svegli, ci aspetta il Lecce. Andiamo avanti passo dopo passo". 

Inesistenti dietro e in mezzo. Si parte con i difensori “internazionali”, astutamente declamati dal presidente. Ma mostrano difficoltà a stoppare il pallone; da un corner regalato nasce con De Winter la prima vera occasione del Genoa, Delude anche il resto del comparto, che pare inadatto alla serie A, Di Pardo e Obert non regalano emozioni. Anche Augello e Deiola paiono confusi. Sensazioni almeno normali da Gaetano, Prati e Oristanio. Primo quarto d’ora di nulla, con il Genoa che gestisce, corricchia e mette su il 72 per cento di possesso palla. Al 17’ l’1-0: Thorsby beffa Hatzidiakos e insacca di testa su cross di Sabelli. Gilardino scuote i suoi. Ranieri? Una sfinge. I padroni di casa alzano i giri. Il Cagliari mette il bus di fronte alla porta di Scuffet. Ma non basta. Al 28’. Al termine di un’azione corale, fatta di tecnica e pazienza, Frendrup firma il 2-0 con un piattone al sette. La difesa? Di cartongesso. La squadra riparte poco e male, è fragile, per nulla compatta, rimbalza nel fare pressing su un Genoa che non dà riferimenti. In mezzo si balla. Oristanio sale un tantino, ma pare destinato a rientrare all’Inter. Shomurodov è molle. Badelj, viceversa, pare Iniesta. Del primo tempo con la Juve, del pari con l'Inter o della vittoria con l’Atalanta, come spirito di gruppo e veemenza, non c’è traccia. Ranieri passa al 4-4-2. Deiola la spizza di testa, a lato. Tè per tutti.

Rivoluzione che non basta. Fuori Hatzidiakos, Oristanio e Di Pardo, dentro Lapadula, Nandez e Zappa. Ranieri ha fiutato il pericolo: da rinunciatari e attendisti è facile perdere. La ripresa si apre con un piglio diverso. Ma dura poco. Il Genoa sfiora il 3-0 Con Thorsby, bravo Scuffet, e De Winter. La rete arriva su azione manovrata, con pallone recuperato, conclusa da Gudmunsson, palo, rete. Pare tardi per giocarsela a viso aperto. Il Cagliari ci prova con Shomurodov, rilevato da Azzi al 27’, e Obert. Proprio Azzi ha l’occasione per accorciare ma la palla va sul fondo. È rabbia e orgoglio più che manovra, gestione pulita della palla, idee di gioco. Ma se si è rimasti per 27 giornate tra le ultime tre in classifica, la sintesi di Marassi non può essere una notizia. La ragnatela dei liguri affoga i tentativi di Nandez e compagni. Ranieri inserisce Mutandwa (terzo gettone in A) per Augello, ammonito. Il Genoa riparte, Vitinha spara alto dal limite. Dionisi fischia tre volte.       

Notarelle

Resettare. Il Cagliari non perdeva dal 16 marzo, 1-0 a Monza. Con 8 punti conquistati in sedici trasferte e terzo peggior attacco del torneo, la sconfitta - assenti o meno - non può essere un caso. Adesso, si deve resettare a fondo. Con il Lecce ("Sono quasi salvi, noi siamo stati otto mesi sottacqua, abbiamo sollevato la testa ma dobbiamo fare punti" ha detto Ranieri) le scorie non sono ammesse.     

Tino Demuro, già assessore negli anni '90, famiglia imprenditoriale leader in Gallura, patron di Sardares e Vigne Surrau, chiede rapidità e visione: "I segnali che provengono dai mercati sono chiari, politica e amministrazione pubblica devono fare in fretta"

Mario Frongia

Il recente ViniItaly ne ha riconfermato potenzialità, intuito, strategie vitivinicole e commerciali vincenti nei cinque continenti. Ma, soprattutto, la forza di quel genere di nettari prelibati,  frutto di una tradizione e di un garbo sul territorio e sulle metodiche di vinificazione. Frequenze che fanno la differenza. Vigne Surrau accelera. Da Verona, tra premi, riconoscimenti e punteggi da prima della classe in un panorama isolano e continentale sempre più agguerrito, porta a casa applausi e consenso per il Cannonau di Sardegna doc riserva Pentima 2021, seguito dai superbi vermentini di Gallura docg superiore Sciala 2023 e docg Branu 2023. Un tripudio. Che comprende anche il fiore dei bianchi della casa, il Vermentino di Gallura docg Montidimola 2022. Insomma, ci sarebbe da brindare a lungo. E Tino Demuro, patron delle cantine di Arzachena, l'ha anche fatto. Ma il saper navigare nei mercati, cogliendo opzioni, mettendo a frutto esperienze nella coltivazione e nelle scelte dei vitigni, così come nei terreni da adibire a vigneto, non permette facili equazioni. "I segnali provenienti da mezzo mondo dicono che nel nostro settore è indispensabile mettere a terra innovazione e tradizione. Dobbiamo tutelare sempre più la qualità, le caratteristiche morfologiche della nostra Gallura, quel filo che unisce genuinità e amore per un prodotto, il vino, che va protetto e promosso adeguatamente". Amministratore delegato di Vigne Surrau, già assessore regionale all'Agricoltura negli anni Novanta, la solida passione per il costruire certezze economiche e di sviluppo nel sangue. Con la famiglia da decenni, di padre in figlio, è autore di un percorso di crescita nei settori dell'edilizia, del termo-condizionamento, delle costruzione e dell'immobiliare. Di pari passo, l'imprenditore che a un chilometro da Arzachena sulla strada per Porto Cervo ha varato una Wine boutique senza eguali, è attento ai settori della transizione energetica e alla fonti rinnovabili e alternative. Terra, passione, mestiere. Punto e a capo: Tino Demuro racconta di una regione che ha urgente bisogno di essere rivisitata. "E non mi riferisco solo al comparto agricolo, tantomeno a quello vitivinicolo. I mercati dicono che c'è da riprogrammare da cima a fondo. Si deve gestire e scegliere il da farsi. Occorre coinvolgere e condividere idee e sviluppo con cittadini, imprese, enti pubblici e privati, forze politiche e sindacali, associazioni di categoria. Il tutto con il giusto tempismo".

La Giunta guidata da Alessandra Todde è in grado di ridare slancio alla Regione?

Sì. La presidente ha le idee chiare, non è condizionabile, vanta esperienze di management internazionale che le torneranno molto utili. Adesso, la campagna elettorale è finita, c'è da amministrare, da studiare e decidere. Ha costruito una buona squadra, sono fiducioso.

Stiamo all'agricoltura. Ha già sentito l'assessore Gianfranco Satta?

Sì, ci ho parlato di recente, anche in occasione del Vinitaly. Conosce le tematiche, le stesse che ho affrontato, anche se sommariamente, con la presidente. Certo, dovremo rivederci. Ma, ripeto, mi pare che questo esecutivo possa dare nuovi impulsi all'economia sarda.

La luna di miele della Giunta con l'isola giunge normalmente al capolinea. Qual è il suggerimento per la presidente Todde?

Abbia il buon senso, la propositività e il coraggio del ruolo. Si faccia consigliare al meglio sulle specificità, agisca con fermezza, non tema di urtare la suscettibilità di chicchessia. Comunque faccia, qualcuno con il ditino per aria ci sarà sempre.

Torniamo al settore dei vini. Quali sono le sensazioni?

Intanto, si registra, anche su scale diverse, un'accresciuta competitività. La Sardegna è terra di vini speciali, vitigni e colture da accompagnare. Adesso, si deve programmare in che modo, dove, chi e quando. Questo è quel che emerge dagli operatori e dalle fiere. Una scelta intelligente darà opportunità diffuse e remunerative. Indispensabili per supportare la crescita, l'esportazione e la promozione dei nostri prodotti.

Sulla stagione turistica ormai alle porte, come la vede?

Ne ho viste tante ma sono ottimista. La Sardegna è meta privilegiata e prediletta assieme, sia dai nostri connazionali, sia dagli stranieri. Facciamoci trovare pronti e penso ai trasporti così come all'accoglienza, alla ricettività alberghiera e all'enogastronomia. Anche qui, una guida sicura, sul pezzo, competente, motivata e preparata, è buona parte della risposta.

Tino Demuro, da Gianfranco Satta a Franco Cuccureddu, neo assessore regionale turismo. Qual è l'impressione?

Parliamo di ragazzi che politicamente sono nati con noi. Hanno carpito il dna di una politica del fare, vicina alle persone, rispettosa delle peculiarità locali, determinata nel mettere a terra progetti e opportunità di intrapresa, lavoro e sviluppo. C'è da lavorare e recuperare il tanto, troppo, terreno perduto. Loro possono farcela.

Se dà uno sguardo al sistema Italia, c'é qualcosa che la preoccupa?

Sì, il dilagante affarismo che mi sembra sia centrale e dirimente nella politica attuale. Spero di sbagliarmi. 

Giovedì, 25 Aprile 2024 14:26

Cagliari, a Genova senza timore

Ranieri perde Luvumbo e ritrova Nandez. Con i liguri lo scatto decisivo ma guai a prenderli sottogamba. Rialeggia la questione stadio, servono denari. Meglio se della proprietà

Mario Frongia

Il momento di essere uomini o caporali. Il Cagliari che lunedì chiude la trentaquattresima giornata a Marassi con il Genoa, se possibile, deve avere più testa e coscienza di quanto possano valere tutti i punti in palio per l’approdo alla zona salvezza. Domani il Frosinone (28 punti) riceve la Salernitana (15), sabato il Lecce (35) è in casa con il Monza e la Lazio ospita il Verona (31). Domenica l’Udinese (28) va a Bologna, l’Atalanta ospita l’Empoli (31) mentre il Sassuolo (26) gioca a Firenze. Data per quasi spacciata la Salernitana (15) e quasi fuori dalla bagarre salvezza il Lecce, per il resto c’è da essere più pratici e attenti di come si è visto nelle ultime gare. Ad esempio, il primo tempo con la Juve, forse il più tonico e piacevole dell’era dell’allenatore del miracolo risalita in A, per scansare un Genoa che tutto farà meno che regalare il match, potrebbe non bastare. I rossoblù sono a quota 32, i liguri di Gilardino sono salvi da un pezzo. Ma è difficile che, anche se Ranieri e i suoi possono ragionare su quel che è accaduto alle altre, al Ferraris stendano un tappeto rosso. Sarebbe folle solo pensarlo. La partita vale un mattone decisivo per non perdere la categoria. E su questo batte Sir Claudio. A Genova senza Luvumbo, squalificato, ma con Nandez - che difficilmente rimarrà potendo salutare a costo zero e andare dove gli pare (Roma e Napoli?) - in rientro, si deve cercare il risultato un minuto dopo l’altro. Con Petagna che pare possa riaggregarsi al gruppo, Il tecnico di Testaccio sa di non poter sbagliare.

Stadio, come e perché. Dossena e soci alzano l’asticella mentre la proprietà, senza contraddittorio, da Milano pre-Inter ha sventolato il drappo stadio. In settimana i vertici del club dovrebbero incontrare il ministro Abodi per fare il punto sul futuro impianto dedicato a Gigi Riva. Ma pare che il tutto sia capitato per uno strano caso del destino. Capire che senza denari propri sia complicato fare anche uno sgabuzzino è notizia vecchia. Ma stadio o meno, con o senza il business prospettato con l’albergo stellato e i quattromila metri quadri di centro benessere, il ragionamento pare doversi per forza ampliare. Per puro buon senso, regole della trasparenza, del dibattito pubblico e della politica, visione e futuro del capoluogo di regione, coraggio e trasparenza per le decine di migliaia di cagliaritani in zona e per tutti gli sportivi sardi. Senza scordare i residenti che aspettano servizi, decoro, abitazioni. Demagogia? Sì, se chi la chiama in causa ha la schiena al coperto. Dura, vecchia e sofferente realtà per quanti sanno, vivono e conoscono la realtà delll’area che va dal porto a Marina piccola. Tra l’altro, proprio a pochi passi dal futuro impianto, Su Siccu e il quartiere di Sant’Elia, necessitano ben prima della scadenza del 2032 degli Europei all’Italia e alla Turchia, di un poderoso restyling. Una questione di civiltà che viene prima del calcio. Anche perché se è vero che lo stadio - per forza innovativo, polivalente e in grado di autosostenersi per dodici mesi l’anno - è doveroso per Cagliari e l’intera regione, è altrettanto vero che il patron rossoblù, anziché lamentarsi della burocrazia e dei costi dei progetti - pensa un po’ che novità! - può mettere mano al portafogli e procedere. Ma i fatti dicono altro. Nel frattempo, ci sarebbe da capire, come segnalato dal Corpo forestale la scorsa estate, la questione dei 23 milioni di euro di bonifiche per inquinamento da effettuare a Macchiareddu. Ma questa è un’altra pessima storia.

La capitale delle eccellenze, studenti e start up proiettate al domani, il lavoro del Crea di Maria Chiara di Guardo, l'Università e le esigenze del territorio. Il BenchMark day, incubatore di idee e risposte avanzate ed evolute al servizio dei residenti, delle imprese e delle amministrazioni pubbliche e private

Mario Frongia 

 

Dai sensori per le coltivazione degli ulivi alle serre temporizzate per l'ortofrutta. Passando per la logistica e le esigenze delle municipalità, dalla regolazione del traffico alla gestione degli spostamenti, dei team di lavoro, degli asili, delle organizzazioni e del tessuto produttivo, delle scuole. Dire Benchmarch day, a Cagliari, nella cornice creata dal Crea e dall'ateneo, con alcune tra le principali start up, più investitori e professionisti del terzo millennio, significa tanto. Se a ciò si aggiunge una spruzzata di energie nuove e fresche, la dinamicità dei mercati innovativi e la cattura di quelle che sono le opzioni offerte dall'accademia e dai suoi centri di ricerca, si intuisce quanto sia proficuo il lavoro messo su negli anni su scenari nazionali ed esteri da Maria Chiara Di Guardo e dal suo staff. L'evento tenutosi al THotel ha dalla sua quel genere di fascino e postura che piace a chi investe, sfida tempi e e mercati, ha idee che vincono e convincono. E quindi, opzioni per le nuove generazioni. Dai ricercatori ai funzionari della pubblica amministrazione, per poi incrociare le esigenze del mondo agropastorale, industriale e quell'insieme di socioeconomie indispensabile per progettare a accompagnare lo sviluppo. In Sardegna, poi, la miscela è da sempre fondamentale e cerca di recuperare terreno. Il Crea lavora su queste frequenze. Per quanti leggono e interpretano il futuro, prossimo e a più lunga gittata, l'occasione è propizia. La gara è appena agli inizi. "Abbiamo realizzato la Casa delle tecnologie emergenti di Cagliari, il Benchmark day coniuga investitori internazionali, oltre dieci start up, docenti e studenti. Il bersaglio? Creare un ecosistema di eccellenza dedicato alle tecnologie emergenti e alle Smart cieties" precisa la professoressa Di Guardo. Già prorettrice per Innovazione e territorio, direttrice del CLab di Unica e del Centro servizi d'ateneo per Innovazione e imprenditorialità, impegnata su scala nazionale in un percorso connesso a doppia mandata tra formazione di qualità e l'attenzione dell'Università al territorio. "Siamo impegnati in uno scenario che muta e richiede competenze e saperi affinati. Sì, occorre anche buon senso e intuito. I nostri giovani sanno che dalle aule e dai laboratori si può essere protagonisti di un ciclo di crescita che rivela anche importanti occasioni di lavoro" aggiunge la docente. "I settori di più forte impatto nel campo delle Tecnologie emergenti e delle Smart cities si amplia quotidianamente. Noi, al Diee, possiamo supportare, come testimoniano io vari networking affollati e ricchi di proposte nuove e interessanti, l'intero passaggio inerente il Programma di accelerazione" afferma Luigi Atzori, docente al dipartimento di Ingegneria elettrica ed elettronica e responsabile scientifico del BenchMark day. 

Cagliari digital lab. All'evento del THotel hanno preso parte anche tre giganti di caratura internazionale. Ivo Weevers, partner di Great stuff ventures, investe in start up tecnologiche ed è specializzata in soluzioni mobile, fintech, produttività e Pmi. Feargal Brady, co-founder di venture wave capital. Irlandesi focalizzati su investimenti nel comparto della sostenibilità. Infine, Elisabeth Robinson. Fondatrice di Indaco venture partners, considerato il più importante fondo attivo in Italia, è specializzata nel settore sanitario e farmaceutico. Moderato da Augusto Coppola, docente e responsabile del Programma di accelerazione, il confronto ha aperto visioni e performance di sviluppo di forte interesse. Buone pratiche e comparti in cui inserirsi, come quelli dei trasporti e della logistica, delle produzioni agroalimentari, dei fiori e delle nuove tecnologie, hanno attraversato e offerto spunti di confronto ai partecipanti. "La Casa delle tecnologie emergenti rientra nel Cagliari digital lab. Un format nato anche grazie alla collaborazione con il comune del capoluogo regionale, capofila del progetto, Abinsula, Artes 4.0, Cyber 4.0, Crs4, Greenshare, Tim, Università di Cagliari, WiData e Wind3. Un pool che - rimarca la professoressa Di Guardo - permette  a start up e imprese del territorio di avvalersi di tecnologie d'eccellenza per lo sviluppo delle proprie idee di impresa. Il tutto, grazie all'innovazione, alla contaminazione e al trasferimento tecnologico". In sostanza, la vera partita delle economie della conoscenza. Evolute e trasversali. All'interno, con startupper e stakeholder ai blocchi di partenza, immensi spazi da esplorare e coltivare. La notizia? Cagliari può ambire a diventare centro dedicato alle tecnologie emergenti abilitate dal 5G. Ovvero, IoT, Intelligenza artificiale, Blockchain, Al e Tecnologie quantistiche. L'asticella è alta. Ma sbaglia che pensa sia invalicabile.    

 

 

  

 
 
 
Venerdì, 19 Aprile 2024 23:00

Pareggio amaro ma prezioso

Doppio penalty e il Cagliari vola con Gaetano e Mina. La Juve la riacchiappa con Vlahovic e Dossena, autorete. Rammarico, ma il punto è d'oro nella corsa salvezza

Mario Frongia

Un pareggio che forse fa storcere il naso. Ma è d'oro. In vista del Genoa, a Marassi, il Cagliari chiude 2-2 con la Juve dopo aver dominato per un tempo. Dominato occupando bene il campo, chiudendo gli ospiti, raddoppiando e sgomitando. Giocando da squadra. Con la prova tipica di chi vuole stare in A. Claudio Ranieri può essere contento, Max Allegri meno. Difensivista sì, ma mica tanto il tecnico di Testaccio. Soprattutto se hai di fronte la Juventus, non al top ma sempre abile nel stare coperta e ripartire. Sir Claudio - tre vittorie, due pari e una sconfitta nelle ultime sei, ha messo la quarta. Ne piazza cinque dietro ma in avanti gioca con Gaetano tra le linee, Luvumbo a strappare, Shomurodov a raccogliere quel che capita. Un dettaglio che non lo è: la squadra di Allegri, per struttura, solidità, organico e mentalità non è l'Atalanta, capace di farsi rimontare in casa dal Verona dopo aver dipinto calcio ad Anfield con il Liverpool. Ci prova anche Shomurodov, mancino a lato. Dopo sette minuti il Cagliari va a mille. Il primo squillo è di Luvumbo, alto sulla traversa. Cagliari tonico, arrembante, pressing alto, bianconeri sorpresi e imprecisi nei brandelli di manovra. Nel primo quarto d'ora Nandez segue Chiesa, Makoumbou, aiutato da Shomurodov, filtra Locatelli, Sulemana si muove sulle tracce di Rabiot, Mina e Dossena inceppano Vhahovic. Poi, ci prova Gaetano: ennesima palla persa da Cambiaso, cross di Luvumbo, spizzata a lato del numero 70. Un minuto e la Juve appare in area. Ma il sinistro di Vlahovic viene rimpallato. Frammenti di cronaca con il Cagliari nettamente in vantaggio ai punti. con personalità. Ma si deve stare attenti. Scuffet para su Weah che sfugge ad Augello. Se Allegri urla, Ranieri è una statua. La partita è calda, Piccinini di Forlì cerca la quadra. si accende. Occasionissima rossoblù al 27', girata sporca di Luvumbo da due passi, Szczesny para di piede. Ma il Var richiama l'arbitro: colpo di testa di Dossena, mano di Bremer: rigore. Batte Gaetano, palla a sinistra, portiere dall'altra: 1-0. Il raddoppio passa per il piattone sinistri di Luvumbo, ben servito da Shomurodov. Ma Zito la mette fuori. Cagliari tonico e propositivo. Poi, scappa Luvumbo, imbeccato dal solito Shomurodov, Szczesny lo atterra: batte Mina, rete. Al 2-0 la Domus esplode. Il colombiano abbraccia Ranieri. Juve annichilita. Ma gli juventini ripartono con Chiesa. Segna Vlahovic da due passi ma è in off side. Piccinini annulla dopo il check. Giallo sciocco per Luvumbo, era in diffida salterà la prossima. Il primo tempo che si chiude 2-0, con due rigori, sulla Juve, sì, anche  questa Juve, non è roba di tutti i giorni.

Si riparte. Ranieri richiama Sulemana e inserisce Prati. Allegri richiama Alcaraz per Yildiz. Subito pericoloso Luvumbo a un passo dalla deviazione sotto porta. Atteggiamento identico ai primi 49'. Il Cagliari ha smpre fame, corre e combatte. La Juve? Soffre. I 32 punti di differenza della vigilia non si vedono. Prati impegna dal limite Szczesny. Il pallino è rossoblù, i sedicimila soffiano alle spalle di nandez e soci. I bianconeri sono nervosi, non azzeccano tre passaggi di fila. Capitan Danilo, titolare nel Brasile, sbaglia l'impossibile. Bremer e Locatelli pure. Ma pian piano il Cagliari arretra e si avverte la reazione ospite. Ci sta. Al 18' Vlahovic, tredicesimo gol in campionato, accorcia su punizione, con Makoumbou che in barriera non si muove al meglio. Partita aperta. La rete del 2-1 accende gli ospiti. Il Cagliari prova a ripartire. Allegri leva Weah e inserisce McKennie. Ranieri richiama Gaetano per Deiola. Nandez mostra le unghie, un leone. Che, pagato 18 milioni di euro, tra 40 giorni andrà via a costo zero. Milik per Locatelli, Allegri cerca peso e imprevedibilità in avanti. Shomorudov, crampi, lascia per Viola, Nandez, tra gli applausi, per Zappa. La Juve pressa. Ci prova Vlahovic in sforbiciata, alta. Iling Junior per Cambiaso. A 4' più recupero la Juve pareggia, autorete di Dossena su cross di Yildiz: 2-2. Risponde il Cagliari con Viola, calcio d'angolo. Si chiude in sofferenza (Juve 490 passaggi, Cagliari 128, 74 e 26 per cento possesso palla), con Scuffet che para su Yildiz. Altra prova robusta, di cuore e testa. Ottima per la corsa salvezza.  

Notarelle

Doppio rigore. Qualche annetto fa, il 22 gennaio 1995, il Cagliari di Tabarez batte 3-0 la Juve di Lippi. Dal dischetto prima Oliveira, poi Muzzi. Dely Valdes firma il tris alla Vecchia Signora con Ferrara, i due falli da rigore sono suoi, Vialli, Del Piero e Ravanelli. Bella, la storia.   

Mercoledì, 17 Aprile 2024 15:14

"Juve sei tosta, ma ci servono punti"

Claudio Ranieri lancia la sfida ai bianconeri. "Sotto i 35, 36 si rischia. Dobbiamo stare concentrati e dare il massimo. Come a Milano con l'Inter"

Mario Frongia

Di formazione non se ne parla, dell'alternanza accennata a San Siro tra Mina e Dossena, neppure. Ma c'è spazio, in coda alla conferenza stampa, per una barzelletta. In romanesco su Dio e un fedele che gli chiede aiuto per vincere all'Enalotto. Claudio Ranieri, a 48 ore dalla Juve, è sereno. E se la ride. Il passaggio dal pareggio contro l'Inter è l'incipit. Un punto d'oro, anche perché solo tre squadre hanno portato via punti al Meazza alla squadra di Inzaghi. "Sì, è andata bene. Ma chissà quante me ne avrete detto, ma guarda sto pazzo, questo vecchio rimbambito". Altre risate. Sir Claudio accelera: "Grande soddisfazione, per un punto importante. A mente fredda sono contento perché le scelte sono andate bene. Sanno che decido la sera prima, l'avevo detto solo. a Di Pardo, tieniti pronto, ma non ti prometto nulla. E ha fatto una grande partita". Si passa dal 2-2 di Viola su tocco di braccio di Lapadula: "Tre anni fa sarebbe stato annullato. Poi, le cose sono cambiate. Lui non ha visto la palla che gli è andata sul braccio, se avesse segnato andava annullato. Ma ha tirato Viola e anche se l'avesse preso un loro difensore non avrebbero fischiato". Palla al centro. La filosofia è nota. "Con le grandi: quando le cose vanno male o molli o non ci stai. Ai miei ho chiesto, anche quando si perdeva, di volere fortemente cambiar il senso delle cose. Loro non ci stanno. Poi, si perde ma devono dare tutto quello che hanno. Fortuna e sfortuna esistono, ma se uno non si arrende tutto può accadere".

Tattica e Juventus. "Prati con la mediana a tre? Ho un terzo centrocampista che filtra le mezze ali che fanno le mezze ali. ma quel che conta è avere tutti a disposizione. Ormai i ragazzi conoscono più sistemi di gioco". Si torna sulla mentalità. "Si può giocare anche male ma devi essere consapevole che hai dato tutto, così non hai rimpianti. Da giocatore ero normale, e sapevo quel che era il mio e davo tutto". Venerdì alle 20.45 alla Domus arriva la Juventus, terzo match del trittico da incubo. Il tecnico del Cagliari spiega: "So dove gioca la Juve, dove ci saranno i pericoli e provo a metterci quelli che mi potranno dare le risposte positive. Troviamo la squadra più difficile da affrontare: allenatore e squadra che sanno cosa fare. molto difficile, sa difendere come nessuna in Europa, in area fa entrare meno di tutti. E sono micidiali quando ripartono, stramicidiali sulle palle inattive. Servirà una partita di grande attenzione, concentrazione e voglia di lottar su ogni pallone". La squadra dell'ex Allegri e il Cagliari che regge. A partire da Mina: "Dà sicurezza alla squadra, ha avuto poco tempo per il recupero e a San Siro ha voluto giocare a tutti i costi. Venerdì lo metto in campo, non solo così autolesionista da tenerlo fuori!". Sui singoli, poche storie. "Shomurodov ha fatto benissimo al Genoa, e l'avrei voluto alla Sampdoria. Poi, Roma e Spezia, dove è andato a malincuore. Qui pian piano ha capito che non guardo in faccia nessuno, deve darmi il cento per cento non puoi cambiar il chip. Quando l'ha cambiato si è fatto male. Ma ha visione, qualità, trova la porta, è tornato al suo rendimento. Jankto? Ci ho parlato, non l'ho tolto perché giocava male, ero contento di come attaccava ma non rientrava per proteggere a sinistra. Se vedo una cosa che non mi quadra e non la faccio, smetto di allenare". Ranieri paventa Oristanio in panca ("Si sta riprendendo"), Pavoletti ("Non in gruppo"), Petagna ("In differenziato con una discreta parte con noi". Out Mancosu mentre Gaetano "ha ripreso normalmente". Nota a parte per Luvumbo. "Gli ho fatto i complimenti, abbiamo rivisto cosa ha fatto bene e cosa meno bene. Crea squilibrio, è temuto, un pericolo costante per gli avversari".

La zona salvezza. "Sotto i 35, 36 punti si rischia. Dobbiamo spingere, nelle ultime dieci partite nessuno lascia nulla. Quando ho visto il Verona pareggiare a Bergamo, ho spento. Ma sono fiducioso". Il tecnico di Testaccio chiude: "Dei ragazzi so cosa mi danno quando stanno in forma o meno. Cosa che non sapete voi o i tifosi. Li conosco bene per sapere cosa mi possono dare. Ma è importante che loro conoscano bene me. Sanno che non ho preferenze. Poi, vedo gli avversari e cerco di capire come posso abbinarli per cercare di fare bene". Sir Claudio, esperienza e acume. "Il messaggio pre Juve? Nulla di nuovo, ne abbiamo parlato dopo l'Inter. I ragazzi stanno facendo bene, sono concentrati. Ma le insidie sono dietro l'angolo, si deve avere il giusto equilibrio, dall'euforia allo sconforto il passo è breve".

Dal 26 al 28 aprile la terza edizione dell’evento con scenari unici che sposano sport, cultura ed ecosostenibilità. “Ottimo step. Ma come settore puntiamo a crescere e migliorare come redditività” le prime parole pubbliche di Franco Cuccureddu. Anche Gianfranco Zola al via

Mario Frongia

Dimenticate frenesie e ansia da prestazione. Lasciate a casa preoccupazioni e quotidianità. Godetevi brezza di mare, sole, quell’aria a metà tra magia e paradiso. Puntaldia e San Teodoro vi attendono. Con amici e conoscenti, per farvi catturare dalle suggestioni di luoghi che in Sardegna da sempre regalano emozioni. Forti e a colori. Il Golf Link Invitational compie tre anni. Brinda e spegne le candeline da venerdì 26 a domenica 28 aprile. Le location per i golfisti e per i loro ospiti sono da urlo. Nel merito, sulle due giornate si gioca su 18 buche al giorno 9/9. Sport e territori immacolati. Ma non solo. “Alle prossime fiere di Dubai e Francoforte contiamo di proporre una Sardegna che accolga tutti, dai campeggiatori a quanti scelgono hotel pluristellati o magari ci raggiungono con i panfili. La nostra regione è talmente bella da avere pochi eguali ma con il comparto turistico sviluppa solo l’8 per cento del prodotto interno lordo. Meno del 12 medio che si registra su scala nazionale e più o meno quello dell’Abruzzo. Sì, c’è da lavorare e ci faremo trovare pronti”. Franco Cuccureddu, neo assessore regionale al Turismo, è bello carico. E lancia progetti e visione oltre gli ostacoli: “Il golf è uno splendido attrattore, così come tante altre iniziative sportive e no che accomunano i nostri territori, le comunità locali, le imprese. La manifestazione di San Teodoro ha ottime caratteristiche e permette di crescere all’intero contesto. La grande capacità di spesa dei golfisti? Sì, ma dobbiamo pensare a chiunque venga da noi in vacanza. Dire che si sono registrati aumenti stagionali dei visitatori, non basta se questi non generano ricadute socioeconomiche”.

L’evento. Ideato da Roberto Pompei, Head professional del Golf club Puntaldia e direttore sportivo della Asd Golfaldia, il torneo ha la collaborazione e il patrocinio del Comune di San Teodoro. “Siamo orgogliosi di essere al fianco di questa prestigiosa manifestazione che mi fa piacere sottolineare sia anche ecocompatibile: i nostri campi da golf li irrighiamo con le acque reflue” rilancia la sindaca, Rita Deretta. Insomma, intesa che fila. Il Golf Links Invitational presentato all’assessorato regionale del Turismo, Artigianato e Commercio, è una piccola grande perla del bouquet curato dalla Federazione. “Un appuntamento molto importante per la disciplina, gli atleti, il fascino di luogo di fantastica bellezza” racconta al telefono il presidente Stefano Arrica, rappresentato alla conferenza dal vice, Roberto Doglio. Con il video che scorre in loop, l’atmosfera è perfetta. Le spiagge candide, la pineta, le acque cristalline. Tutto perfetto. “La partenza è prevista dal Golf Club Puntaldia e terminerà, in entrambi i giorni, sulla spiaggia della Cinta a San Teodoro. Terminate le prime nove buche i giocatori si trasferiranno, via shuttle, in spiaggia, per terminare il percorso a San Teodoro.” segnala Roberto Pompei. La manifestazione si fregia del patrocinio della Regione e del supporto del Consorzio e del Golf Club Puntaldia. Il semaforo verde si apre con l’allestimento e la prova campo sulla spiaggia de La Cinta. In chiusura delle giornate, cena e musica. Al Golf link sono attesi oltre sessanta player, tra questi anche Gianfranco Zola. Il baronetto, prima con la palla, i piedi e la testa, per informazioni chiedere a Buffon, adesso con i ferri, disegna colpi da maestro. Un altro buon motivo per non perdersi la manifestazione con gli organizzatori che stimano oltre cinquecento presenze  alla tre giorni. Le premiazione? In spiaggia, a La Cinta. Sì, questa Sardegna è davvero unica.

Domenica, 14 Aprile 2024 22:58

Cagliari, luci a San Siro

I rossoblù, 17 reti in rimonta, vanno sotto, pareggiano e ribattono colpo su colpo e con equilibrio alle manovre nerazzurre. Shomurodov e Viola firmano il pareggio. Ranieri azzecca la strategia e la salvezza si avvicina. Ranieri: "Il segreto? La forza del gruppo!"

Mario Frongia

All’Inter che puntava di battere il record di punti e di andare al derby del 22 aprile con la certezza di potersi prendere scudetto e stella, il Cagliari va di traverso. La formazione di Ranieri, che mette la colla agli uomini di Inzaghi, legge la partita. E non sbaglia. Difesa, attesa e ripartenza. Come un tempo, ma funziona ancora. In più, cuore e concentrazione. Adesso, con 17 punti presi in rimonta - meglio in A ha fatto solo il Napoli - testa alla Juventus. I 13 punti - e sono 13 anche le reti segnate da subentranti - nelle ultime otto gare sono la patente che porta a meritare la A. Frutto dell’ennesimo miracolo, anche se non è finita, di sir Claudio. Che a fine gara dice: "Il merito è del gruppo. Questi ragazzi non mollano mai". L’Inter passa dopo 13’, crea diverse occasioni pulite (Di Marco, Barella, Thuram). Ma il Cagliari tiene botta e con Luvumbo e Shomurodov, occasione ciabattata tra le braccia di Sommer, impensierisce i futuri campioni d’Italia. Il primo tempo, con la sostituzione di Jankto - che esce infastidito e va negli spogliatoi senza aspettare la fine del tempo - per Prati, è grosso modo questo. Con il Cagliari che riparte bene in contropiede e l’Inter che annoda palloni e manovra. Quella che porta all’1-0 (Thuram, tredicesimo in stagione, su assist perfetto di Sanchez) è da manuale. Ma c’è da chiedersi quali rovelli abbia dovuto sciogliere il maestro della pretattica. Claudio Ranieri parte con Hatzidiakos, Obert e Di Pardo. Ovvero, eccetto Mina e Augello, difesa e  mediana rivoluzionata. Cinque difensori per fare massa critica, più Sulemana e Makoumnou con Jankto e Luvumbo alle spalle di Shomurodov. Un pullman che non basta. E la dice lunga sull’atteggiamento. L’Inter va a mille, unici in leggera ombra Bastoni, Mkhitaryan e Calhanoglu. Segna anche Barella, gran gol di testa, ma è in offside. Poi, Di Marco grazia Scuffet da due passi. Ci sta. Però, anche se la mossa difensivista piace poco, paga: il Cagliari prende il gol, balla ma rimane in partita, non si disunisce e quando riparte fa correre qualche brivido a Inzaghi e ai settantamila di San Siro. In attesa della Juventus - 20.45 venerdì 19 alla Domus -, con le avversarie che rallentano e la quota salvezza che si abbassa, il binario per mantenere la categoria si sta delineando. Ma è meglio stare in campana. Intanto, Sir Claudio senza gli squalificati Nandez e Deiola, tiene in panca Zappa, Gaetano, Dossena ("Era in diffida, Mina, che ha sempre qualche acciacco, mi ha detto che se la sentiva. E ho scelto lui"), Viola e Lapadula. E impedisce all’Inter di dilagare: meglio non scordare che tra le due formazioni ci sono 55 punti di distacco!   

Nella ripresa la musica non cambia. L’Inter, a tratti un po’ leziosa e inconsciamente certa di potersi prendere i 3 punti, gestisce tempi di gioco e intensità. La ragnatela fa ballare i rossoblù, a cinque dietro. Sulemana e Makoumbou macinano chilometri tra raddoppi e filtraggi. Ma il possesso dei padroni di casa (73mila spettatori, milletrecento con il cuore rossoblù) è stordente. Ma Scuffet non rischia. Ed è questo l’obiettivo di sir Claudio: lasciare la palla ai nerazzurri e provare a ripartire. Il tiro di Obert, Sommer blocca, spiega la strategia.  Se Barella e soci accelerano la pressione rossoblù non basta. Luvumbo sale al centro, Shomurodov ne esce. Scuffet dice no alla botta su punizione di Calhanoglu. Inzaghi inserisce Frattesi per Mkhitaryan. Un attimo dopo il Cagliari pareggia al 20’ con un destro di Shomurodov, su sponda esatta di Luvumbo. Inter sorpresa. Ci prova Sanchez, a lato. Ranieri gongola, i suoi mostrano personalità ed equilibrio. La trincea regge. Poi, Fourneau fischia il rigore per mano di Mina su gurata di Frattesi. Batte Calhanoglu, 2-1. Inzaghi toglie Di Marco, Sanchez e Darmian per Arnautovic, Carlos Alberto e Dumfries. Ranieri risponde con Zappa, Viola e Lapadula per Luvumbo, Shomurodov e Di Pardo. Totalmente ribaltato l’assetto offensivo, dalla velocità dei primi alla tecnica e al ragionamento dei subentranti. Altra mossa che produce risultati. Anche perché c’è Viola. Dopo averla risolta con l’Atalanta, ecco il gol del 2-2, sinistro e quinta rete su rimpallo di Lapadula. Due  minuti dopo la mezzala sfiora il palo. L’Inter subisce il colpo. E sempre Viola ha la palla del 3-2 con incornata centrale che Sommer blocca: "Peccato, sarebbe bastato schiacciarla. Ma va bene così" aggiunge Ranieri. Il frutto dell'ennesima ripartenza di qualità. Tre vittorie, due pareggi, una sconfitta: un ruolino incoraggiante. Anche perché aver ripreso la partita in casa dei primi in classifica non è da tutti. "Dopo Atalanta e Inter ci saremmo potuti ritrovare a secco: è invece - gioisce Ranieri - è andata diversamente. Il merito? Non è mio ma dei ragazzi. Sì, abbiamo preso un punto pesante".       

Notarelle

Nicolò, complimenti! Centododici partite e sette reti in rossoblù, nel 2014 debutto in Coppa Italia ad opera di Gianfranco Zola, in A per mano di Gianluca Festa, tre anni dopo capitano più giovane nella storia del club. Nicolò Barella, fascia al braccio contro la sua ex squadra, nel frattempo è tra le mezzali più forti al mondo.

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