Mario Frongia

Mario Frongia

Giornalista - consigliere nazionale e comitato di presidenza Ussi

Giovedì, 25 Aprile 2024 14:26

Cagliari, a Genova senza timore

Ranieri perde Luvumbo e ritrova Nandez. Con i liguri lo scatto decisivo ma guai a prenderli sottogamba. Rialeggia la questione stadio, servono denari. Meglio se della proprietà

Mario Frongia

Il momento di essere uomini o caporali. Il Cagliari che lunedì chiude la trentaquattresima giornata a Marassi con il Genoa, se possibile, deve avere più testa e coscienza di quanto possano valere tutti i punti in palio per l’approdo alla zona salvezza. Domani il Frosinone (28 punti) riceve la Salernitana (15), sabato il Lecce (35) è in casa con il Monza e la Lazio ospita il Verona (31). Domenica l’Udinese (28) va a Bologna, l’Atalanta ospita l’Empoli (31) mentre il Sassuolo (26) gioca a Firenze. Data per quasi spacciata la Salernitana (15) e quasi fuori dalla bagarre salvezza il Lecce, per il resto c’è da essere più pratici e attenti di come si è visto nelle ultime gare. Ad esempio, il primo tempo con la Juve, forse il più tonico e piacevole dell’era dell’allenatore del miracolo risalita in A, per scansare un Genoa che tutto farà meno che regalare il match, potrebbe non bastare. I rossoblù sono a quota 32, i liguri di Gilardino sono salvi da un pezzo. Ma è difficile che, anche se Ranieri e i suoi possono ragionare su quel che è accaduto alle altre, al Ferraris stendano un tappeto rosso. Sarebbe folle solo pensarlo. La partita vale un mattone decisivo per non perdere la categoria. E su questo batte Sir Claudio. A Genova senza Luvumbo, squalificato, ma con Nandez - che difficilmente rimarrà potendo salutare a costo zero e andare dove gli pare (Roma e Napoli?) - in rientro, si deve cercare il risultato un minuto dopo l’altro. Con Petagna che pare possa riaggregarsi al gruppo, Il tecnico di Testaccio sa di non poter sbagliare.

Stadio, come e perché. Dossena e soci alzano l’asticella mentre la proprietà, senza contraddittorio, da Milano pre-Inter ha sventolato il drappo stadio. In settimana i vertici del club dovrebbero incontrare il ministro Abodi per fare il punto sul futuro impianto dedicato a Gigi Riva. Ma pare che il tutto sia capitato per uno strano caso del destino. Capire che senza denari propri sia complicato fare anche uno sgabuzzino è notizia vecchia. Ma stadio o meno, con o senza il business prospettato con l’albergo stellato e i quattromila metri quadri di centro benessere, il ragionamento pare doversi per forza ampliare. Per puro buon senso, regole della trasparenza, del dibattito pubblico e della politica, visione e futuro del capoluogo di regione, coraggio e trasparenza per le decine di migliaia di cagliaritani in zona e per tutti gli sportivi sardi. Senza scordare i residenti che aspettano servizi, decoro, abitazioni. Demagogia? Sì, se chi la chiama in causa ha la schiena al coperto. Dura, vecchia e sofferente realtà per quanti sanno, vivono e conoscono la realtà delll’area che va dal porto a Marina piccola. Tra l’altro, proprio a pochi passi dal futuro impianto, Su Siccu e il quartiere di Sant’Elia, necessitano ben prima della scadenza del 2032 degli Europei all’Italia e alla Turchia, di un poderoso restyling. Una questione di civiltà che viene prima del calcio. Anche perché se è vero che lo stadio - per forza innovativo, polivalente e in grado di autosostenersi per dodici mesi l’anno - è doveroso per Cagliari e l’intera regione, è altrettanto vero che il patron rossoblù, anziché lamentarsi della burocrazia e dei costi dei progetti - pensa un po’ che novità! - può mettere mano al portafogli e procedere. Ma i fatti dicono altro. Nel frattempo, ci sarebbe da capire, come segnalato dal Corpo forestale la scorsa estate, la questione dei 23 milioni di euro di bonifiche per inquinamento da effettuare a Macchiareddu. Ma questa è un’altra pessima storia.

La capitale delle eccellenze, studenti e start up proiettate al domani, il lavoro del Crea di Maria Chiara di Guardo, l'Università e le esigenze del territorio. Il BenchMark day, incubatore di idee e risposte avanzate ed evolute al servizio dei residenti, delle imprese e delle amministrazioni pubbliche e private

Mario Frongia 

 

Dai sensori per le coltivazione degli ulivi alle serre temporizzate per l'ortofrutta. Passando per la logistica e le esigenze delle municipalità, dalla regolazione del traffico alla gestione degli spostamenti, dei team di lavoro, degli asili, delle organizzazioni e del tessuto produttivo, delle scuole. Dire Benchmarch day, a Cagliari, nella cornice creata dal Crea e dall'ateneo, con alcune tra le principali start up, più investitori e professionisti del terzo millennio, significa tanto. Se a ciò si aggiunge una spruzzata di energie nuove e fresche, la dinamicità dei mercati innovativi e la cattura di quelle che sono le opzioni offerte dall'accademia e dai suoi centri di ricerca, si intuisce quanto sia proficuo il lavoro messo su negli anni su scenari nazionali ed esteri da Maria Chiara Di Guardo e dal suo staff. L'evento tenutosi al THotel ha dalla sua quel genere di fascino e postura che piace a chi investe, sfida tempi e e mercati, ha idee che vincono e convincono. E quindi, opzioni per le nuove generazioni. Dai ricercatori ai funzionari della pubblica amministrazione, per poi incrociare le esigenze del mondo agropastorale, industriale e quell'insieme di socioeconomie indispensabile per progettare a accompagnare lo sviluppo. In Sardegna, poi, la miscela è da sempre fondamentale e cerca di recuperare terreno. Il Crea lavora su queste frequenze. Per quanti leggono e interpretano il futuro, prossimo e a più lunga gittata, l'occasione è propizia. La gara è appena agli inizi. "Abbiamo realizzato la Casa delle tecnologie emergenti di Cagliari, il Benchmark day coniuga investitori internazionali, oltre dieci start up, docenti e studenti. Il bersaglio? Creare un ecosistema di eccellenza dedicato alle tecnologie emergenti e alle Smart cieties" precisa la professoressa Di Guardo. Già prorettrice per Innovazione e territorio, direttrice del CLab di Unica e del Centro servizi d'ateneo per Innovazione e imprenditorialità, impegnata su scala nazionale in un percorso connesso a doppia mandata tra formazione di qualità e l'attenzione dell'Università al territorio. "Siamo impegnati in uno scenario che muta e richiede competenze e saperi affinati. Sì, occorre anche buon senso e intuito. I nostri giovani sanno che dalle aule e dai laboratori si può essere protagonisti di un ciclo di crescita che rivela anche importanti occasioni di lavoro" aggiunge la docente. "I settori di più forte impatto nel campo delle Tecnologie emergenti e delle Smart cities si amplia quotidianamente. Noi, al Diee, possiamo supportare, come testimoniano io vari networking affollati e ricchi di proposte nuove e interessanti, l'intero passaggio inerente il Programma di accelerazione" afferma Luigi Atzori, docente al dipartimento di Ingegneria elettrica ed elettronica e responsabile scientifico del BenchMark day. 

Cagliari digital lab. All'evento del THotel hanno preso parte anche tre giganti di caratura internazionale. Ivo Weevers, partner di Great stuff ventures, investe in start up tecnologiche ed è specializzata in soluzioni mobile, fintech, produttività e Pmi. Feargal Brady, co-founder di venture wave capital. Irlandesi focalizzati su investimenti nel comparto della sostenibilità. Infine, Elisabeth Robinson. Fondatrice di Indaco venture partners, considerato il più importante fondo attivo in Italia, è specializzata nel settore sanitario e farmaceutico. Moderato da Augusto Coppola, docente e responsabile del Programma di accelerazione, il confronto ha aperto visioni e performance di sviluppo di forte interesse. Buone pratiche e comparti in cui inserirsi, come quelli dei trasporti e della logistica, delle produzioni agroalimentari, dei fiori e delle nuove tecnologie, hanno attraversato e offerto spunti di confronto ai partecipanti. "La Casa delle tecnologie emergenti rientra nel Cagliari digital lab. Un format nato anche grazie alla collaborazione con il comune del capoluogo regionale, capofila del progetto, Abinsula, Artes 4.0, Cyber 4.0, Crs4, Greenshare, Tim, Università di Cagliari, WiData e Wind3. Un pool che - rimarca la professoressa Di Guardo - permette  a start up e imprese del territorio di avvalersi di tecnologie d'eccellenza per lo sviluppo delle proprie idee di impresa. Il tutto, grazie all'innovazione, alla contaminazione e al trasferimento tecnologico". In sostanza, la vera partita delle economie della conoscenza. Evolute e trasversali. All'interno, con startupper e stakeholder ai blocchi di partenza, immensi spazi da esplorare e coltivare. La notizia? Cagliari può ambire a diventare centro dedicato alle tecnologie emergenti abilitate dal 5G. Ovvero, IoT, Intelligenza artificiale, Blockchain, Al e Tecnologie quantistiche. L'asticella è alta. Ma sbaglia che pensa sia invalicabile.    

 

 

  

 
 
 
Venerdì, 19 Aprile 2024 23:00

Pareggio amaro ma prezioso

Doppio penalty e il Cagliari vola con Gaetano e Mina. La Juve la riacchiappa con Vlahovic e Dossena, autorete. Rammarico, ma il punto è d'oro nella corsa salvezza

Mario Frongia

Un pareggio che forse fa storcere il naso. Ma è d'oro. In vista del Genoa, a Marassi, il Cagliari chiude 2-2 con la Juve dopo aver dominato per un tempo. Dominato occupando bene il campo, chiudendo gli ospiti, raddoppiando e sgomitando. Giocando da squadra. Con la prova tipica di chi vuole stare in A. Claudio Ranieri può essere contento, Max Allegri meno. Difensivista sì, ma mica tanto il tecnico di Testaccio. Soprattutto se hai di fronte la Juventus, non al top ma sempre abile nel stare coperta e ripartire. Sir Claudio - tre vittorie, due pari e una sconfitta nelle ultime sei, ha messo la quarta. Ne piazza cinque dietro ma in avanti gioca con Gaetano tra le linee, Luvumbo a strappare, Shomurodov a raccogliere quel che capita. Un dettaglio che non lo è: la squadra di Allegri, per struttura, solidità, organico e mentalità non è l'Atalanta, capace di farsi rimontare in casa dal Verona dopo aver dipinto calcio ad Anfield con il Liverpool. Ci prova anche Shomurodov, mancino a lato. Dopo sette minuti il Cagliari va a mille. Il primo squillo è di Luvumbo, alto sulla traversa. Cagliari tonico, arrembante, pressing alto, bianconeri sorpresi e imprecisi nei brandelli di manovra. Nel primo quarto d'ora Nandez segue Chiesa, Makoumbou, aiutato da Shomurodov, filtra Locatelli, Sulemana si muove sulle tracce di Rabiot, Mina e Dossena inceppano Vhahovic. Poi, ci prova Gaetano: ennesima palla persa da Cambiaso, cross di Luvumbo, spizzata a lato del numero 70. Un minuto e la Juve appare in area. Ma il sinistro di Vlahovic viene rimpallato. Frammenti di cronaca con il Cagliari nettamente in vantaggio ai punti. con personalità. Ma si deve stare attenti. Scuffet para su Weah che sfugge ad Augello. Se Allegri urla, Ranieri è una statua. La partita è calda, Piccinini di Forlì cerca la quadra. si accende. Occasionissima rossoblù al 27', girata sporca di Luvumbo da due passi, Szczesny para di piede. Ma il Var richiama l'arbitro: colpo di testa di Dossena, mano di Bremer: rigore. Batte Gaetano, palla a sinistra, portiere dall'altra: 1-0. Il raddoppio passa per il piattone sinistri di Luvumbo, ben servito da Shomurodov. Ma Zito la mette fuori. Cagliari tonico e propositivo. Poi, scappa Luvumbo, imbeccato dal solito Shomurodov, Szczesny lo atterra: batte Mina, rete. Al 2-0 la Domus esplode. Il colombiano abbraccia Ranieri. Juve annichilita. Ma gli juventini ripartono con Chiesa. Segna Vlahovic da due passi ma è in off side. Piccinini annulla dopo il check. Giallo sciocco per Luvumbo, era in diffida salterà la prossima. Il primo tempo che si chiude 2-0, con due rigori, sulla Juve, sì, anche  questa Juve, non è roba di tutti i giorni.

Si riparte. Ranieri richiama Sulemana e inserisce Prati. Allegri richiama Alcaraz per Yildiz. Subito pericoloso Luvumbo a un passo dalla deviazione sotto porta. Atteggiamento identico ai primi 49'. Il Cagliari ha smpre fame, corre e combatte. La Juve? Soffre. I 32 punti di differenza della vigilia non si vedono. Prati impegna dal limite Szczesny. Il pallino è rossoblù, i sedicimila soffiano alle spalle di nandez e soci. I bianconeri sono nervosi, non azzeccano tre passaggi di fila. Capitan Danilo, titolare nel Brasile, sbaglia l'impossibile. Bremer e Locatelli pure. Ma pian piano il Cagliari arretra e si avverte la reazione ospite. Ci sta. Al 18' Vlahovic, tredicesimo gol in campionato, accorcia su punizione, con Makoumbou che in barriera non si muove al meglio. Partita aperta. La rete del 2-1 accende gli ospiti. Il Cagliari prova a ripartire. Allegri leva Weah e inserisce McKennie. Ranieri richiama Gaetano per Deiola. Nandez mostra le unghie, un leone. Che, pagato 18 milioni di euro, tra 40 giorni andrà via a costo zero. Milik per Locatelli, Allegri cerca peso e imprevedibilità in avanti. Shomorudov, crampi, lascia per Viola, Nandez, tra gli applausi, per Zappa. La Juve pressa. Ci prova Vlahovic in sforbiciata, alta. Iling Junior per Cambiaso. A 4' più recupero la Juve pareggia, autorete di Dossena su cross di Yildiz: 2-2. Risponde il Cagliari con Viola, calcio d'angolo. Si chiude in sofferenza (Juve 490 passaggi, Cagliari 128, 74 e 26 per cento possesso palla), con Scuffet che para su Yildiz. Altra prova robusta, di cuore e testa. Ottima per la corsa salvezza.  

Notarelle

Doppio rigore. Qualche annetto fa, il 22 gennaio 1995, il Cagliari di Tabarez batte 3-0 la Juve di Lippi. Dal dischetto prima Oliveira, poi Muzzi. Dely Valdes firma il tris alla Vecchia Signora con Ferrara, i due falli da rigore sono suoi, Vialli, Del Piero e Ravanelli. Bella, la storia.   

Mercoledì, 17 Aprile 2024 15:14

"Juve sei tosta, ma ci servono punti"

Claudio Ranieri lancia la sfida ai bianconeri. "Sotto i 35, 36 si rischia. Dobbiamo stare concentrati e dare il massimo. Come a Milano con l'Inter"

Mario Frongia

Di formazione non se ne parla, dell'alternanza accennata a San Siro tra Mina e Dossena, neppure. Ma c'è spazio, in coda alla conferenza stampa, per una barzelletta. In romanesco su Dio e un fedele che gli chiede aiuto per vincere all'Enalotto. Claudio Ranieri, a 48 ore dalla Juve, è sereno. E se la ride. Il passaggio dal pareggio contro l'Inter è l'incipit. Un punto d'oro, anche perché solo tre squadre hanno portato via punti al Meazza alla squadra di Inzaghi. "Sì, è andata bene. Ma chissà quante me ne avrete detto, ma guarda sto pazzo, questo vecchio rimbambito". Altre risate. Sir Claudio accelera: "Grande soddisfazione, per un punto importante. A mente fredda sono contento perché le scelte sono andate bene. Sanno che decido la sera prima, l'avevo detto solo. a Di Pardo, tieniti pronto, ma non ti prometto nulla. E ha fatto una grande partita". Si passa dal 2-2 di Viola su tocco di braccio di Lapadula: "Tre anni fa sarebbe stato annullato. Poi, le cose sono cambiate. Lui non ha visto la palla che gli è andata sul braccio, se avesse segnato andava annullato. Ma ha tirato Viola e anche se l'avesse preso un loro difensore non avrebbero fischiato". Palla al centro. La filosofia è nota. "Con le grandi: quando le cose vanno male o molli o non ci stai. Ai miei ho chiesto, anche quando si perdeva, di volere fortemente cambiar il senso delle cose. Loro non ci stanno. Poi, si perde ma devono dare tutto quello che hanno. Fortuna e sfortuna esistono, ma se uno non si arrende tutto può accadere".

Tattica e Juventus. "Prati con la mediana a tre? Ho un terzo centrocampista che filtra le mezze ali che fanno le mezze ali. ma quel che conta è avere tutti a disposizione. Ormai i ragazzi conoscono più sistemi di gioco". Si torna sulla mentalità. "Si può giocare anche male ma devi essere consapevole che hai dato tutto, così non hai rimpianti. Da giocatore ero normale, e sapevo quel che era il mio e davo tutto". Venerdì alle 20.45 alla Domus arriva la Juventus, terzo match del trittico da incubo. Il tecnico del Cagliari spiega: "So dove gioca la Juve, dove ci saranno i pericoli e provo a metterci quelli che mi potranno dare le risposte positive. Troviamo la squadra più difficile da affrontare: allenatore e squadra che sanno cosa fare. molto difficile, sa difendere come nessuna in Europa, in area fa entrare meno di tutti. E sono micidiali quando ripartono, stramicidiali sulle palle inattive. Servirà una partita di grande attenzione, concentrazione e voglia di lottar su ogni pallone". La squadra dell'ex Allegri e il Cagliari che regge. A partire da Mina: "Dà sicurezza alla squadra, ha avuto poco tempo per il recupero e a San Siro ha voluto giocare a tutti i costi. Venerdì lo metto in campo, non solo così autolesionista da tenerlo fuori!". Sui singoli, poche storie. "Shomurodov ha fatto benissimo al Genoa, e l'avrei voluto alla Sampdoria. Poi, Roma e Spezia, dove è andato a malincuore. Qui pian piano ha capito che non guardo in faccia nessuno, deve darmi il cento per cento non puoi cambiar il chip. Quando l'ha cambiato si è fatto male. Ma ha visione, qualità, trova la porta, è tornato al suo rendimento. Jankto? Ci ho parlato, non l'ho tolto perché giocava male, ero contento di come attaccava ma non rientrava per proteggere a sinistra. Se vedo una cosa che non mi quadra e non la faccio, smetto di allenare". Ranieri paventa Oristanio in panca ("Si sta riprendendo"), Pavoletti ("Non in gruppo"), Petagna ("In differenziato con una discreta parte con noi". Out Mancosu mentre Gaetano "ha ripreso normalmente". Nota a parte per Luvumbo. "Gli ho fatto i complimenti, abbiamo rivisto cosa ha fatto bene e cosa meno bene. Crea squilibrio, è temuto, un pericolo costante per gli avversari".

La zona salvezza. "Sotto i 35, 36 punti si rischia. Dobbiamo spingere, nelle ultime dieci partite nessuno lascia nulla. Quando ho visto il Verona pareggiare a Bergamo, ho spento. Ma sono fiducioso". Il tecnico di Testaccio chiude: "Dei ragazzi so cosa mi danno quando stanno in forma o meno. Cosa che non sapete voi o i tifosi. Li conosco bene per sapere cosa mi possono dare. Ma è importante che loro conoscano bene me. Sanno che non ho preferenze. Poi, vedo gli avversari e cerco di capire come posso abbinarli per cercare di fare bene". Sir Claudio, esperienza e acume. "Il messaggio pre Juve? Nulla di nuovo, ne abbiamo parlato dopo l'Inter. I ragazzi stanno facendo bene, sono concentrati. Ma le insidie sono dietro l'angolo, si deve avere il giusto equilibrio, dall'euforia allo sconforto il passo è breve".

Dal 26 al 28 aprile la terza edizione dell’evento con scenari unici che sposano sport, cultura ed ecosostenibilità. “Ottimo step. Ma come settore puntiamo a crescere e migliorare come redditività” le prime parole pubbliche di Franco Cuccureddu. Anche Gianfranco Zola al via

Mario Frongia

Dimenticate frenesie e ansia da prestazione. Lasciate a casa preoccupazioni e quotidianità. Godetevi brezza di mare, sole, quell’aria a metà tra magia e paradiso. Puntaldia e San Teodoro vi attendono. Con amici e conoscenti, per farvi catturare dalle suggestioni di luoghi che in Sardegna da sempre regalano emozioni. Forti e a colori. Il Golf Link Invitational compie tre anni. Brinda e spegne le candeline da venerdì 26 a domenica 28 aprile. Le location per i golfisti e per i loro ospiti sono da urlo. Nel merito, sulle due giornate si gioca su 18 buche al giorno 9/9. Sport e territori immacolati. Ma non solo. “Alle prossime fiere di Dubai e Francoforte contiamo di proporre una Sardegna che accolga tutti, dai campeggiatori a quanti scelgono hotel pluristellati o magari ci raggiungono con i panfili. La nostra regione è talmente bella da avere pochi eguali ma con il comparto turistico sviluppa solo l’8 per cento del prodotto interno lordo. Meno del 12 medio che si registra su scala nazionale e più o meno quello dell’Abruzzo. Sì, c’è da lavorare e ci faremo trovare pronti”. Franco Cuccureddu, neo assessore regionale al Turismo, è bello carico. E lancia progetti e visione oltre gli ostacoli: “Il golf è uno splendido attrattore, così come tante altre iniziative sportive e no che accomunano i nostri territori, le comunità locali, le imprese. La manifestazione di San Teodoro ha ottime caratteristiche e permette di crescere all’intero contesto. La grande capacità di spesa dei golfisti? Sì, ma dobbiamo pensare a chiunque venga da noi in vacanza. Dire che si sono registrati aumenti stagionali dei visitatori, non basta se questi non generano ricadute socioeconomiche”.

L’evento. Ideato da Roberto Pompei, Head professional del Golf club Puntaldia e direttore sportivo della Asd Golfaldia, il torneo ha la collaborazione e il patrocinio del Comune di San Teodoro. “Siamo orgogliosi di essere al fianco di questa prestigiosa manifestazione che mi fa piacere sottolineare sia anche ecocompatibile: i nostri campi da golf li irrighiamo con le acque reflue” rilancia la sindaca, Rita Deretta. Insomma, intesa che fila. Il Golf Links Invitational presentato all’assessorato regionale del Turismo, Artigianato e Commercio, è una piccola grande perla del bouquet curato dalla Federazione. “Un appuntamento molto importante per la disciplina, gli atleti, il fascino di luogo di fantastica bellezza” racconta al telefono il presidente Stefano Arrica, rappresentato alla conferenza dal vice, Roberto Doglio. Con il video che scorre in loop, l’atmosfera è perfetta. Le spiagge candide, la pineta, le acque cristalline. Tutto perfetto. “La partenza è prevista dal Golf Club Puntaldia e terminerà, in entrambi i giorni, sulla spiaggia della Cinta a San Teodoro. Terminate le prime nove buche i giocatori si trasferiranno, via shuttle, in spiaggia, per terminare il percorso a San Teodoro.” segnala Roberto Pompei. La manifestazione si fregia del patrocinio della Regione e del supporto del Consorzio e del Golf Club Puntaldia. Il semaforo verde si apre con l’allestimento e la prova campo sulla spiaggia de La Cinta. In chiusura delle giornate, cena e musica. Al Golf link sono attesi oltre sessanta player, tra questi anche Gianfranco Zola. Il baronetto, prima con la palla, i piedi e la testa, per informazioni chiedere a Buffon, adesso con i ferri, disegna colpi da maestro. Un altro buon motivo per non perdersi la manifestazione con gli organizzatori che stimano oltre cinquecento presenze  alla tre giorni. Le premiazione? In spiaggia, a La Cinta. Sì, questa Sardegna è davvero unica.

Domenica, 14 Aprile 2024 22:58

Cagliari, luci a San Siro

I rossoblù, 17 reti in rimonta, vanno sotto, pareggiano e ribattono colpo su colpo e con equilibrio alle manovre nerazzurre. Shomurodov e Viola firmano il pareggio. Ranieri azzecca la strategia e la salvezza si avvicina. Ranieri: "Il segreto? La forza del gruppo!"

Mario Frongia

All’Inter che puntava di battere il record di punti e di andare al derby del 22 aprile con la certezza di potersi prendere scudetto e stella, il Cagliari va di traverso. La formazione di Ranieri, che mette la colla agli uomini di Inzaghi, legge la partita. E non sbaglia. Difesa, attesa e ripartenza. Come un tempo, ma funziona ancora. In più, cuore e concentrazione. Adesso, con 17 punti presi in rimonta - meglio in A ha fatto solo il Napoli - testa alla Juventus. I 13 punti - e sono 13 anche le reti segnate da subentranti - nelle ultime otto gare sono la patente che porta a meritare la A. Frutto dell’ennesimo miracolo, anche se non è finita, di sir Claudio. Che a fine gara dice: "Il merito è del gruppo. Questi ragazzi non mollano mai". L’Inter passa dopo 13’, crea diverse occasioni pulite (Di Marco, Barella, Thuram). Ma il Cagliari tiene botta e con Luvumbo e Shomurodov, occasione ciabattata tra le braccia di Sommer, impensierisce i futuri campioni d’Italia. Il primo tempo, con la sostituzione di Jankto - che esce infastidito e va negli spogliatoi senza aspettare la fine del tempo - per Prati, è grosso modo questo. Con il Cagliari che riparte bene in contropiede e l’Inter che annoda palloni e manovra. Quella che porta all’1-0 (Thuram, tredicesimo in stagione, su assist perfetto di Sanchez) è da manuale. Ma c’è da chiedersi quali rovelli abbia dovuto sciogliere il maestro della pretattica. Claudio Ranieri parte con Hatzidiakos, Obert e Di Pardo. Ovvero, eccetto Mina e Augello, difesa e  mediana rivoluzionata. Cinque difensori per fare massa critica, più Sulemana e Makoumnou con Jankto e Luvumbo alle spalle di Shomurodov. Un pullman che non basta. E la dice lunga sull’atteggiamento. L’Inter va a mille, unici in leggera ombra Bastoni, Mkhitaryan e Calhanoglu. Segna anche Barella, gran gol di testa, ma è in offside. Poi, Di Marco grazia Scuffet da due passi. Ci sta. Però, anche se la mossa difensivista piace poco, paga: il Cagliari prende il gol, balla ma rimane in partita, non si disunisce e quando riparte fa correre qualche brivido a Inzaghi e ai settantamila di San Siro. In attesa della Juventus - 20.45 venerdì 19 alla Domus -, con le avversarie che rallentano e la quota salvezza che si abbassa, il binario per mantenere la categoria si sta delineando. Ma è meglio stare in campana. Intanto, Sir Claudio senza gli squalificati Nandez e Deiola, tiene in panca Zappa, Gaetano, Dossena ("Era in diffida, Mina, che ha sempre qualche acciacco, mi ha detto che se la sentiva. E ho scelto lui"), Viola e Lapadula. E impedisce all’Inter di dilagare: meglio non scordare che tra le due formazioni ci sono 55 punti di distacco!   

Nella ripresa la musica non cambia. L’Inter, a tratti un po’ leziosa e inconsciamente certa di potersi prendere i 3 punti, gestisce tempi di gioco e intensità. La ragnatela fa ballare i rossoblù, a cinque dietro. Sulemana e Makoumbou macinano chilometri tra raddoppi e filtraggi. Ma il possesso dei padroni di casa (73mila spettatori, milletrecento con il cuore rossoblù) è stordente. Ma Scuffet non rischia. Ed è questo l’obiettivo di sir Claudio: lasciare la palla ai nerazzurri e provare a ripartire. Il tiro di Obert, Sommer blocca, spiega la strategia.  Se Barella e soci accelerano la pressione rossoblù non basta. Luvumbo sale al centro, Shomurodov ne esce. Scuffet dice no alla botta su punizione di Calhanoglu. Inzaghi inserisce Frattesi per Mkhitaryan. Un attimo dopo il Cagliari pareggia al 20’ con un destro di Shomurodov, su sponda esatta di Luvumbo. Inter sorpresa. Ci prova Sanchez, a lato. Ranieri gongola, i suoi mostrano personalità ed equilibrio. La trincea regge. Poi, Fourneau fischia il rigore per mano di Mina su gurata di Frattesi. Batte Calhanoglu, 2-1. Inzaghi toglie Di Marco, Sanchez e Darmian per Arnautovic, Carlos Alberto e Dumfries. Ranieri risponde con Zappa, Viola e Lapadula per Luvumbo, Shomurodov e Di Pardo. Totalmente ribaltato l’assetto offensivo, dalla velocità dei primi alla tecnica e al ragionamento dei subentranti. Altra mossa che produce risultati. Anche perché c’è Viola. Dopo averla risolta con l’Atalanta, ecco il gol del 2-2, sinistro e quinta rete su rimpallo di Lapadula. Due  minuti dopo la mezzala sfiora il palo. L’Inter subisce il colpo. E sempre Viola ha la palla del 3-2 con incornata centrale che Sommer blocca: "Peccato, sarebbe bastato schiacciarla. Ma va bene così" aggiunge Ranieri. Il frutto dell'ennesima ripartenza di qualità. Tre vittorie, due pareggi, una sconfitta: un ruolino incoraggiante. Anche perché aver ripreso la partita in casa dei primi in classifica non è da tutti. "Dopo Atalanta e Inter ci saremmo potuti ritrovare a secco: è invece - gioisce Ranieri - è andata diversamente. Il merito? Non è mio ma dei ragazzi. Sì, abbiamo preso un punto pesante".       

Notarelle

Nicolò, complimenti! Centododici partite e sette reti in rossoblù, nel 2014 debutto in Coppa Italia ad opera di Gianfranco Zola, in A per mano di Gianluca Festa, tre anni dopo capitano più giovane nella storia del club. Nicolò Barella, fascia al braccio contro la sua ex squadra, nel frattempo è tra le mezzali più forti al mondo.

Domenica, 14 Aprile 2024 19:56

Luna Rossa, buon vento da Cagliari!

Varata l’avveniristica imbarcazione che gareggerà a Barcellona per l’America’s cup. Elegante, potente, nata per lasciare il segno. L'entusiasmo di Max Sirena, Patrizio Bertelli, Miuccia Prada e Marco Tronchetti Provera. "Va creato e strutturato un comparto turistico e sportivo" dice Alessandra Todde 

Mario Frongia

Il sole, la brezza, i sorrisi di una giornata difficile da scordare. L’AC75 varato sabato scorso nelle acque del molo Ichnusa andrà in Spagna per cercare di portare in Italia il trofeo sportivo più antico del mondo, l’America’s cup. La benedizione dell’arcivescovo Giuseppe Baturi, la bottiglia di Maximum Blanc de blancs Ferrari infranta dalla signora della moda e madrina dell’imbarcazione, Miuccia Prada, l’emozione del patron Patrizio Bertelli e del co-title sponsor, Marco Tronchetti Provera. Quindi, le parole di rito: “Io ti battezzo Luna Rossa”. Lo “squalo” color argento, linea avveniristica, le “ali” gialle, ha baciato il mare. Scocca affusolata, estetica, design e innovazione tecnologica senza confini e con pochi precedenti. A fine agosto, a Barcellona sarà l’ora giusta per la sfida delle sfide.  “Non esagero ma è come la nascita di un bambino. Ogni dettaglio è stato curato al massimo. Adesso, come mi ripete spesso Patrizio Bertelli, dobbiamo andare per mare. Dobbiamo cambiare passo, questo è un sogno importante per tutti noi. Grazie anche a Cagliari” ammette Max Sirena, skipper e team manager. La presidente Alessandra Todde giunge al quartiere generale di Luna Rossa poco prima di mezzogiorno: “La loro è una presenza importante. L’occasione per impostare una nuova stagione di programmazione per un impatto che può avere riflessi positivi per tutto il territorio sardo. Vogliamo porci non in modo tattico, sfruttando lo spot di un grande evento, ma lavorare e programmare questa presenza per far sì che ci possano essere in futuro non soltanto grandi eventi di questo genere, ma che si crei un contesto strutturale per lo sport e per il turismo di quest'Isola”. È trascorso un quarto di secolo dal varo della prima Luna Rossa. La storia degli uomini, del mare, della tecnica. Il mix dell’AC75 foiling che andrà alla 37esima Coppa America del prossimo agosto.

Griffata Prada Pirelli, battezzata alle 13.20, esaltata dall’un’audace livrea metallica “Metal K”, lascia trasparire l’enorme sforzo progettuale che incorpora soluzioni progettuali, novità tecnologiche e materiali sperimentali testati negli ultimi due anni sul prototipo LEQ12”. Dietro Luna Rossa - costruita nei cantieri Persico Marine di Nembro - hanno “ballato coi lupi” i quaranta addetti del pool impegnati tra disegno e sviluppo. Un “ballo” di oltre 70mila ore di lavoro da parte di 35 boat builder (tra i tecnici del team e quelli del cantiere). Per la costruzione dello scafo e dei componenti in composito sono stati impiegati circa 3.500 mq di fibra di carbonio pre-impregnato. L’AC75 monta un albero alare, costruito nella base cagliaritana, di 26,5 metri con soft wing composta da due rande gemelle, più una vela di prua (fiocco), per una superficie velica totale di circa 220 metri quadri. Le vele? In Carbonio e Dyneema con tecnologia 3D North Sails. L’equipaggio è composto da due timonieri, due trimmer e quattro ciclisti. “ Luna Rossa è la più alta espressione dell’innovazione tecnologica applicata alla nautica. Grazie a tutte le aziende leader - italiane ed estere - che hanno scelto di affiancarla nella sfida alla 37^ Coppa America” spiegano dal team. Test e allenamento in mare inizieranno a breve nel golfo degli Angeli. A seguire la barca sarà trasferita a Barcellona. Nelle acque iberiche proseguirà la fase di training in vista delle regate di America’s Cup.  

Novità e metodologie più avanzate sono la norma. Oltre mille persone accreditate, con gli inviati delle principali testate giornalistiche, hanno applaudito. Il varo, tra trombette da stadio, urla di giubilo, qualche lacrima, bimbi e fidanzate del gruppo guidato da Max Sirena (“Li ringrazio con affetto uno per uno. Abbiamo avuto coraggio nelle scelte riguardanti tutti gli ambiti della barca e nel metterci in gioco. È la mis sesta sfida, questa barca lascerà il segno!”), i commenti intensi dei “genitori”. Da Patrizio Bertelli “Mettiamo in acqua oggi il decimo scafo di Coppa America battezzato Luna Rossa. Una barca bella e radicale, che segna un passo in avanti dal punto di vista progettuale e tecnologico, frutto di un incredibile sforzo collettivo. Mi congratulo con il team a tutti i livelli. In questi 25 anni ho raggiunto il traguardo di formare un team di tecnici e velisti straordinari in grado di plasmare il futuro dello sport nel nostro Paese e di lasciare un'impronta per le generazioni future. Con questa Luna Rossa, spero di raggiungere anche il mio obiettivo sportivo: vincere l’America’s Cup”. Per Marco Tronchetti Provera, vice presidente esecutivo di Pirelli, “Luna Rossa è sinonimo di eccellenza tecnologica, competizione e italianità. Per noi è un onore affiancare il nome di Pirelli a un grande progetto che nasce dalla passione per la vela e per l’America’s Cup, trofeo che coniuga sfida sportiva e innovazione. L’imbarcazione e l’equipaggio hanno il potenziale per farci emozionare e per competere per la Coppa. Buon vento!”.

Venerdì, 12 Aprile 2024 15:10

“Pensiamo a lottare fino in fondo”

Claudio Ranieri e la sfida all’Inter. “Loro sono quasi campioni d’Italia. Dobbiamo mostrare voglia e concentrazione anche al sold out di San Siro”

Mario Frongia

Sir Claudio mette le mani avanti. Segnala gli ovvi pericoli tecnici da mitigare in casa dei quasi campioni d’Italia. Mette nel mirino atteggiamento e concentrazione. C’è spazio anche per Riva e il 12 aprile 1970. “Intanto, dobbiamo stare con i piedi per terra. Non parlatemi di attributi, abbiamo giocato sempre con la volontà giusta. Non era strano che dicessi di essere contento della prestazione, ma eravamo smaniosi e distratti tatticamente. Adesso tutti si muovono bene e questo è meglio tatticamente per la squadra, facciamo quello di cui la squadra ha bisogno”. Claudio Ranieri a due giorni dall’Inter è sereno. Come sempre, d’altronde. “Serviva la scossa” dice sorridendo. Voglio la mentalità giusta, al di là del risultato. Alla squadra ho chiesto di lottare  al di là dell’avversario. Solo così manterremo il focus sulla gara. L’Inter? Servirà una grandissima partita, al di là dei sistemi di gioco e di chi giocherà. Una gara perfetta sperando che loro non la facciano. Non offendo i miei se dico che i giocatori loro presi uno per uno sono più forti. Dobbiamo superarci e aiutarci l’uno con l’altro”. Ed ecco la forza del gruppo. “Non faccio nomi ma tutti mi mettono in imbarazzo. Si allenano con volontà e voglia di prendersi la maglia da titolare. Sono fortunato, ho una rosa di giocatori che mi permette di cambiare la faccia alla squadra. Con cinque cambi tutte le squadre si sono abituate e noi possiamo trovare la via del gol che ci ha portato a 30 punti. Ma il traguardo non è centrato, ci sarà ancora da soffrire”. Dall’infermeria poche news: Petagna e Pavoletti sono in personalizzato. “Devo valutare alcune situazioni che non vi dico. Lapadula gioca, si allena e si cura”.

Tra passato e presente. “L’Atalanta? Ho fatto un tifo sfrenato per loro, sapevo sarebbe stata dura. Hanno sofferto i primi quindici minuti, nonostante l’occasione di Pasalic. Poi c’è stata solo una squadra. Davvero bravi. Da italiano sono contento perché una squadra ha vinto 3-0 ad Anfield, sono soltanto quattro i club europei che ci sono riusciti”. Averla battuta non è un dettaglio. “L’euforia? Kipling dice che sconfitta e vittoria sono due impostori: l’uomo giusto deve restare nel mezzo. Mi auguro che la squadra abbia il miglior equilibrio. Con i probabili campioni d’Italia potremmo passare dalle stelle alle stalle in sette giorni. La settimana l’ho lasciata scorrere serenamente e probabilmente dovrò far scorrere serenamente anche la prossima”. Dalla Dea ai nerazzurri. “Le loro debolezze? Sono una macchina perfetta, settantacinque gol fatti, tredici subiti, usciti dalla Champions per degli episodi. Dobbiamo fare la nostra partita, consci - rimarca Claudio Ranieri - di chi affronteremo. Voglio la voglia di far bene davanti al soldout di San Siro”. Infine, spazio a Gigi Riva e al Cagliari dello scudetto. “Sono arrivato e sono tornato che era presidente onorario. Per onorarlo ci vuole la salvezza di questo Cagliari. Possiamo fargli questo regalo. Lo scudetto? La mia ultima partita con la Roma fu all’Olimpico contro il Cagliari. Vincemmo 2-0, marcavo Bobo Gori. Giocavano con Cera che veniva avanti, uno dei primi liberi moderni che non stava dietro e portava superiorità a centrocampo. C’erano Domenghini e Nené. Era una squadra che sapeva il fatto suo. Hanno vinto il titolo cinquantaquattro anni fa è stata una cosa meravigliosa per l’Isola. Tutti si sono sentiti coinvolti. Grazie ancora a tutti quei campioni che hanno portato fratellanza e gioia sull’Isola”

Venerdì, 12 Aprile 2024 14:20

Gigi Riva, campione, amico e mito

Umberto Oppus e Mario Fadda presentano il volume su Rombo di tuono nel giorno della vittoria matematica dello scudetto del 1970. Ricordi in bianco e nero, emozioni a colori

Mario Frongia

L’obbligo morale e sportivo. Il suo essere più sardo di tanti sardi. Taciturno, tutto d’un pezzo, leale. Ricordare Gigi Riva, a neanche due mesi dalla scomparsa, Rombo di tuono se ne è andato il 22 gennaio, è semplice e complesso assieme. Umberto Oppus e Mario Fadda, con l’editore Carlo Delfino, l’hanno fatto. Con quel misto di garbo e rispetto che si deve agli immortali. Ma anche con una visione differente della nota epopea sportiva del più forte mancino di tutti i tempi. C’è il Cagliari del 1970, ma anche quello precedente e successivo. C’è una terra martoriata. Ci sono i tifosi, i pareri, gli umori che avvinghiano e non fanno prigionieri. Non mancano i compagni di squadra, gli avversari, quelli che l'hanno conosciuto da dirigente. Morale, sport e quotidianità, tecnica ed energie. Il leggiunese classe '44, era questo e altro. “Gigi Riva - Il campione, l’amico, il mito”, duecentotrenta pagine da deglutire in apnea. Con una storia di numeri che piace: presentata oggi, 12 aprile, la stessa data di una domenica indimenticabile che cucì matematicamente il tricolore sulle maglie dei Quattro mori. Ci sono le settanta interviste doc, in riferimento a quel 1970 che fece rimbalzare Cagliari e la Sardegna nel resto d’Italia e d’Europa. Forse, come dicono storici e sociologici, e grandi cronisti, da Gianni Brera a Giovanni Arpino, l’impresa che davvero sdoganò l’isola, nota per i sequestri, la pastorizia e, forse, il porchetto arrosto. “In quegli anni ci mandavano per punizione i militari e i dipendenti pubblici riottosi” è stata una delle frasi coniate proprio da Riva. Insomma, storia, luoghi e persone. Di pregio e qualità. Il duo Oppus-Fadda - da anni impegnato con rigore sulla narrazione degli sportivi sardi, tra successi e oblio, come nel caso del terzo bomber di sempre in seria A, Renato Raccis, mandarese doc - ha messo in fila settanta interviste. Con prefazione di Giancarlo Abete, si vola leggeri.

Un calcio d’altri tempi. Un contesto in bianco e nero. Ma le emozioni erano e sono a colori. Come quelle di Gianni Cadoni e Beppe Tomasini. Il presidente della Federcalcio sarda ha mostrato con orgoglio le foto del bomber nella sala conferenze: “La nostra è stata una stima nata negli anni. Riva rimane modello comportamentale per i tanti nostri piccoli calciatori”. Per il capitano dello scudetto, una considerazione chiave: “Ci siamo conosciuti a Grado. Facevamo le sabbiature. Il Brescia doveva vendermi, Gigi mi disse viene a Cagliari. Abbiamo vissuto assieme sei anni. La foresteria era la nostra università. Lui, prima ti studiava, poi si lasciava avvicinare”. Con la chiusura di Renzo Persico, il volume accoglie i ricordi di Albertosi  e Altafini, Baggio e Zola, Lippi e De Sisti, Brugnera e Chiarugi, Graziani e Cera, Mazzola e Pulici, Baresi e Nesta, Gentile e Tardelli, Antognoni e Sacchi. Tra i cronisti, voce anche a Gianfranco Coppola, Guido Vaciago, Bruno Pizzul. In sala, applausi dai ragazzi dello scudetto, Reginato, Tomasini, Greatti e Brugnera. Al loro fianco, tra i tanti rossoblù, Riccardo Dessì, Gianluca Festa, Gianfranco Matteoli, Pino Bellini, Renato Copparoni, Lele Gattelli, Roberto Quagliozzi. Foto di gruppo che scomoda tante storie nella storia. Spogliatoi, trasferte, infortuni, vittorie e cadute. “Gigi Riva, il Campione, l’Amico, il Mito” arriva puntuale per il 54° anniversario della vittoria del titolo. “Umberto e Mario l’hanno chiuso in meno di due mesi, vi garantisco che non è usuale!” dice compiaciuto Carlo Delfino.

“Dal sogno al mito” ripetono gli autori. A ben vedere, è così. Riva “rappresenterà per sempre l’anima, lo spirito e il cuore non solo di una squadra, ma di un’intera isola”. Giusto per non dimenticare, Rombo di tuono aveva 79 anni. Al Cagliari ha giocato dal 1963-64 al 1975-76. Ha esordito in serie A, il 13 settembre 1964, in Roma-Cagliari, 2-1. Ha segnato 156 reti in 289 partite. Con l’Italia ha vinto gli Europei 1968 ed è stato vice Campione del mondo a Messico ‘70. Tuttora è recordmen di reti in azzurro, 35 in 42 gare. Numeri che scuotono. Il calcio che non perdona e va oltre le chiacchiere, dopo mezzo secolo dal ritiro agonistico del mancino più temuto al monto: "Guardatelo negli occhi quando parte palla al piede, mette paura" le parole di Pelè su Giggirriva, come si dice da Olbia a Pula. Buona letteura e finalista solidaristiche: parte del ricavato della vendita del libro sarà devoluto alla Missione Cattolica di Pawaga, fondata dai Missionari della Consolata nella Diocesi di Iringa (Tanzania, Africa). Volontari impegnati nel dare assistenza e servizi nei settori didattico-sco- lastico, medico-sanitario, ricreativo-sportivo. Sì, a Gigi sarebbe piaciuto. 

Lunedì, 08 Aprile 2024 18:46

Zola&Urgu, binomio vincente

Gianfranco e Benito assieme. Al Conservatorio di Cagliari la rimpatriata del cabarettista e l’abbraccio con il campione. Icone di una Sardegna talentuosa, pulita, schietta, umile

Mario Frongia

Il campione e l’artista, cornice che accomuna entrambi. Da Oliena a Oristano, profumo di una Sardegna che piace e conquista. La terra di Gianfranco Zola e Benito Urgu. Un concentrato di talento, fantasia, umiltà. E tenacia. Anche nei momenti meno facili, dello sport e della tv. All’ultimo spettacolo del superman della battuta e della scena, Magic box non è voluto mancare. Ed è stato un abbraccio caldo e affettuoso. All’auditorium del conservatorio Pierluigi da Palestrina di Cagliari, lo showman ottantacinquenne ha rispolverato le icone più applaudite di sessant’anni di carriera: “Ho iniziato a diciotto anni, giravo con un circo. È stata la mia università”. In sala, sold out le due serate e biglietti introvabili da tempo, si ride senza sosta. L’ex capitano del Cagliari, in compagnia della moglie Franca e di una coppia di amici, ha gli occhi lucidi: “Benito è unico. E rimane irresistibile!”. Insomma, nottata speciale. Dopo il bullo di Pirri e la mitica signora Desolina, con gag e baffoni, il comico si presenta. La sala applaude senza sosta. “Ieri ho avuto Claudio Ranieri, oggi sono con noi Nicola Riva e Gianfranco Zola”. Boato. Benito Urgu li cerca tra il pubblico. Il saluto degli spettatori è fragoroso. Per l’ex capitano del Cagliari, manco avesse smesso di giocare ieri, ci saranno gli straordinari per decine di selfie, foto, autografi. Per il cabarettista, compositore, di oltre seicento canzoni, e attore - indimenticabili le partecipazioni ai film “L’arbitro” e “L’uomo che voleva comprare la luna” - va più o meno allo stesso modo. Un piccolo grande delirio. Quello che accomuna i grandi. Sardi d’eccellenza, capaci di rialzarsi, di lavorare sodo senza scorciatoie né comodi piagnistei. Tra palco e realtà, canta Ligabue. Stessa filosofia se si parla di campo e spettacolo. I due a fine show sorrideranno a lungo. Nelle quasi due ore di spettacolo passa anche la clip dei Barritas con “Gambale twist” a RaiUno. Siamo nel 1964. Una gemma tra le gemme di Benito. Immagini in bianco e nero, emozioni a colori. Il balletto, che anticipa di mezzo secolo le mossette dance di Michael Jackson, è un azzeccato sguardo al futuro. Zola e signora se la ridono. E magari ricordano la spettacolare intervista-doppia, che ancora spopola sul web, che fece registrare visualizzazioni imponenti. Benito e Gianfranco, assieme. Sardi che conquistano. Con sincerità, abitudini, vezzi e atteggiamenti che avvicinano. “Grazie per le risate che ci hai dato” scrive Gianfranco su Instagram. Benito, che ha poi stregato gli spettatori al nuovo Teatro comunale di Sassari, gli ha risposto: “Mi hai fatto divertire, cosa non hai fatto con quel pallone!”. L’amicizia tra i due è solida e profonda. Tanto che, a proposito di pallone, hanno giocato assieme a calcio nel Sulcis in un match per beneficienza che ha coinvolto, nel 2007, anche giornalisti e autorità. L’olianese in regia, l’oristanese centravanti, in campo con lo scialle e la gonna della stra-amata Desolina. Per cinquemila spettatori, pomeriggio da cornice. Anche in galleria e platea dell’auditorium è febbre collettiva. Il medley delle hit dei Beatles e “Ti ritiri di lì!” è un filo di una colonna sonora che riporta con piacere indietro nel tempo. La barzelletta, tra le tante, della coppia cagliaritana a New York che a ristorante chiede “una bi-ste-cca cun to-ma-tiga affi-tta-ra fi-ni”per farsi capire dal cameriere inglese che dirà poi di essere di Quartu, è da urlo. Così come i video da Villa Pomodoro, campagna di Marrubiu e residenza del maestro della comicità isolana. Sì, proprio due belle persone. Delle quali essere fieri. Come cittadini e come sardi.  

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