Mario Frongia

Mario Frongia

Giornalista - consigliere nazionale e comitato di presidenza Ussi

Giovedì, 15 Febbraio 2024 13:13

 “Con tutto il cuore 2023”

 

Per la cardiologia pediatrica dell’Arnas Brotzu 152mila euro frutto della campagna promossa nell’isola e nata dall’intesa solidale tra l’Azienda ospedaliera di piazzale Ricchi e Conad Nord Ovest

Mario Frongia

La generosità dei consumatori sardi. La proficua collaborazione tra l’Azienda ospedaliera Brotzu e Conad nord ovest, principale struttura ospedaliera dell’isola e gruppo primario nella grande distribuzione. Il supporto agli oltre novemila piccoli pazienti che sono seguiti nel reparto di Cardiologia pediatrica della struttura. Un filo verde che lega professionalità, medicina di qualità, impresa e territorio. Con un destinatario che necessita di tecnologia avanzate, assistenza e cure di alto profilo. Con la campagna “Con tutto il cuore 2023” l’Arnas Brotzu e il Conad hanno colto il bersaglio. “La nostra intesa è oramai decennale e ha permesso di raccogliere fondi per circa un milione di euro. Sono molto contenta, innanzitutto per i nostri piccolo pazienti e le loro famiglie. Ma devo essere grata sia alla Conad sia ai tanti cittadini che hanno dato un segno tangibile: gli oltre centocinquantamila euro raccolti lo scorso anno ci permettono di rispondere sempre al meglio per quel che riguarda l’acquisto e la dotazione di attrezzature all’avanguardia” dice la direttrice generale, Agnese Foddis. Soddisfazione anche dalle parole del direttore sanitario, Raimondo Pinna: “L’intesa certifica la possibilità di innalzare gli standard operativi. La cardiologia pediatrica, con le altre specialità con cui è connessa direttamente e indirettamente, è un settore in forte evoluzione. Basti pensare alle patologie congenite, un ambito in cui la ricerca scientifica propone metodologie cliniche e apparecchiature in continua evoluzione”. Insomma, medicina di alto profilo e grande distribuzione hanno fatto breccia nel cuore dei sardi. A confermarlo un decennio di solidarietà dedicato ai pazienti della Cardiologia pediatrica e cardiopatie congenite. Arnas Brotzu e Conad hanno brindato idealmente alle dieci candeline di una collaborazione consolidata.

Un brindisi alla generosità dei sardi. Nella sala Ciccu dell’Azienda ospedaliera è stata rimarcata la donazione di oltre 152 mila euro. “Con tutto il cuore 2023 abbiamo percorso una strada virtuosa frutto di una grande adesione dei consumatori alla campagna natalizia. La Sardegna - precisa Michele Orlandi, direttore Rete regionale di Conad nord ovest - conferma una sensibilità di prim’ordine superiore anche a bacini densamente popolati e con disponibilità economiche superiori”. In definitiva, un brindisi alla generosità che si coniuga con una certezza: i fondi arrivano e vengono spesi con professionalità e perizia nell’acquisto di tecnologi fondamentali per salvare vite umane e dare assistenza ai piccoli malati di cuore. Alla consegna simbolica della donazione - tenutasi nel giorno di San Valentino, in occasione della Giornata mondiale delle cardiopatie congenite - hanno preso parte anche il direttore amministrativo del Brotzu, Ennio Filigheddu, medici, specializzandi e affiliati del gruppo Conad.

Una disciplina in continua evoluzione. “Trent’anni fa solo il 40 per cento dei bambini con problemi cardiaci importanti poteva avere decorsi positivi. Adesso, grazie alle innovazioni tecnologiche e alle professionalità sempre più avanzate, questa percentuale è quasi raddoppiata. La nostra disciplina - sottolinea Roberto Tumbarello, direttore del reparto di Cardiologia pediatrica dell’ospedale di piazzale Ricchi - ha uno sviluppo legato a doppia mandata ai macchinari e alla strumentazioni che necessitano di frequenti aggiornamenti. Proprio l’ambito in cui utilizzeremo i fondi provenienti dalla campagna di solidarietà. Peraltro, si tratta di un modello di cooperazione tra pubblico e privato che anche in altre zone del mondo è la norma: sono stato Clinical fellowship in Cardiologia pediatrica all’Hospital for Sick Children di Toronto, forse la migliore struttura esistente, che ha per sponsor principale una nota marca di birra!". Quel che trapela dai vertici del Brotzu è soddisfazione e gratitudine sul decennio di fattiva collaborazione. “Abbiamo potuto utilizzare una cifra importante che ci ha consentito di potenziare il sistema tecnologico di cui abbisogna il reparto che accoglie e cura i piccoli pazienti. Mi riferisco - rimarca la dottoressa Foddis - all'acquisto di nuove strumentazioni sanitarie”. Un quadro chiaro. Con il dottor Tumbarello che rimarca quanto “la tempestività, nella diagnosi e nella terapia, è cruciale per la cura dei pazienti. Le apparecchiature innovative consentono di eseguire interventi precoci e cure mirate, migliorando significativamente le prospettive di guarigione”.

Domenica, 11 Febbraio 2024 18:04

Cagliari, delirio annunciato

Il patron riappare in sala stampa per autoassolversi e inchiodare Ranieri e la squadra in un festival di dimenticanze e omissioni. Il tecnico si sarebbe dimesso ma i suoi ragazzi l’hanno fatto recedere. La notizia vera? Tommaso Giulini sarebbe disposto a vendere. Non dovrebbe essere così difficile per un club che vanta lo scudetto, un patrimonio immateriale immenso e l’ottava tifoseria della serie A. Per dire, se un gruppo svizzero si è preso il 70 per cento dell’Olbia e un Fondo la Ternana, il Cagliari non è meno appetibile

Mario Frongia

All’andata la Roma passeggia alla Domus (4-1 con Lukaku che entra con la palla in porta). Qualche giorno prima il Corriere dello sport intervista Claudio Ranieri. Il direttore, Ivan Zazzaroni, chiede quale sia il rapporto con Tommaso Giulini. “Gli ho detto, presidente com’è che chiunque incontri mi parla male di lei!”. La risposta del tecnico disegna la semina fatta in questi anni dal patron. E conduce a una drammatica attualità. Quella del penultimo posto, della quarta sconfitta di fila, la quattordicesima in stagione, con media punti, difesa e attacco da retrocessione sparata. Tanto che la trasferta a Udine di domenica prossima, se non è da ultima spiaggia poco ci manca. L’incompetenza, il profitto a tutti i costi e gli yesman non pagano. E alla lunga si va a sbattere. Con quattordici gare da giocare, pur a morsi e gomitate, Ranieri potrebbe lasciarsene dietro tre peggiori. Ma c’è da stare in campana. Anche perché nell’immediato dopo partita, di fronte ai suoi ragazzi, l’allenatore di San Saba avrebbe detto: “Me ne vado”. E solo la veemente e riconoscente reazione dei senatori, con Pavoletti in testa, l’avrebbe fatto desistere. Si vedrà. Intanto, chissà se replicherà alle parole del presidente. Forse, a giugno.

Memoria obbligata. La premessa è d’obbligo: ieri Giulini ha detto di essere rimasto in silenzio dal dopo Venezia. In effetti, ha evitato il contradditorio con i cronisti ma le occasioni in cui ha parlato comodamente senza domande sono state più d’una e quasi sempre legate ad attività promozionali, di marketing e tese a catturare i consensi della tifoseria. Dall’inaugurazione di una tribunetta ad Asseminello, alle pressioni per avere i denari dalla regione, ai Giganti di Mont’e prama a Firenze. Ieri, per l’unico quesito puntuale sul mercato deificitario, ha alzato i toni. Pazienza. In questi casi, umiltà, trasparenza e gioco di squadra sarebbero una delle possibili medicine. Il presidente è apparso in sala stampa nel dopo Lazio, resuscitata e padrona del campo. Ha citato la vergognosa retrocessione di Venezia, quasi passasse per caso. Ma quell’anno ha cacciato Semplici dopo tre turni, preso Mazzarri a cifre stratosferiche, con una coda in tribunale e l’esonero a tre partite dalla fine. Ha poi chiamato Agostini, creato il corto circuito inimmaginabile tra quest’ultimo, fatto fuori anche dalla Primavera, e Conti. Ci sarebbero anche le perfomance legate agli acquisti di Godin e Caceres, fatti cacciare dal diesse Capozucca - allontanato a sua volta con il direttore Passetti e con Liverani - dopo averli presentati come fossero reduci dal Pallone d’oro. Ieri ha citato Fabio Caressa, al quale aveva dato dell’infame (!) in diretta tv: un orribile messaggio per chi vuol fare e fa questo mestiere. Tra l’altro, l’insulto al direttore di Sky era nato per aver dato una notizia verificata e plausibile: la trattativa di cessione del club. Su questo fronte, Giulini ha detto di essere pronto a farsi da parte: “Se si vuole una proprietà multimilionaria che faccia grandi acquisti, quello non sono io”. Se, per stare ad alcuni recenti passaggi, ci sono club - che, con rispetto, non sono il Real Madrid o il Man City - come l’Olbia, per il 70 per cento nelle mani di un gruppo svizzero e la Ternana, comprata da un Fondo, per il Cagliari dello scudetto, dell’ottava tifoseria, club di un’intera regione, con un patrimonio anche immateriale con pochi eguali, non dovrebbe essere così complicato avere estimatori che non promettano la Champions e lo stadio “per il Centenario”. E, a proposito di insulti, il patron  ha detto di non curarsi degli attacchi dei leoni da tastiera sui social. Che su siti e blog hanno risposto compatti: "Abbiamo pagato l'abbonamento anche noi!"

Le bastonate sul gruppo squadra. “Con la Lazio li ho visti intimoriti, ma la paura devono averla in settimana. Non possono scendere in campo con il timore di dover retrocedere, devono essere uomini veri, determinati e cattivi per le prossime quattordici battaglie. Devono lavorare duro, senza permessi supplementari, i viaggetti con le fidanzate di due giorni o per portare i figli a scuola o altro. Alcuni stanno rendendo al di sotto delle aspettative ma Ranieri ha avuto quel che chiedeva, dai difensori internazionali agli attaccanti. E abbiamo lavorato anche sul futuro con Prati e Oristanio (che difficilmente rimarrà, ndr), tenendo d’occhio l’aspetto patrimoniale perché il Cagliari deve esserci anche fra tre o dieci anni” la sintesi del pensiero giuliniano. E ancora. “In ritiro? Deciderà il mister e se vogliono un premio salvezza, ma non credo sia questo l’intento dei capitani (Deiola, Pavoletti e Nandez, che non ha ancora rinnovato e, pagato 18 milioni di euro con ingaggio monstre, può andar via a zero a giugno: una delle perle gestionali del patron!). Comunque, lo chiedano a Bonato (direttore sportivo, ndr) e vedremo”. Sul mercato estivo, e di gennaio, la fake è bestiale: ci sono sul web immagini e frasi di Ranieri che nel dopo Bari dice di volere “due difensori centrali esperti della A e una punta che vada in doppia cifra”. Gli hanno preso due stranieri che la A l’avevano vista solo in tv. E attaccanti che lo scorso anno hanno segnato sei reti in due. Fatti e non propaganda. Che infanga il mister, reo però di aver avvalorato questa tesi. Ma non è tutto. “Ranieri è l’unico che può salvarci e non è e non sarà, anche se perdiamo a Udine, in discussione. Neanche se dovessimo retrocedere! E non lo dico per riconoscenza legata alla promozione dello scorso anno”. Il messaggio è chiaro: Ranieri non si tocca. Intanto, perché con questa rosa forse sarebbe dura, anche per Guardiola, Klopp e Ancelotti assieme. Poi, perché il tecnico di Testaccio e il suo staff costano. E non gli abbuonerebbero neanche un euro.

Popolo sardo. Il presidente del Cagliari cita spesso unione e unità d’intenti dei sardi: “L’ho detto anche per il funerale di Gigi Riva!”. Ma sarebbe opportuno lasciar riposare in pace Riva. E, soprattutto, come può parlare chi ha dato una mazzata alla carriera di Gianfranco Zola, sardo vero, stimato e apprezzato come uomo e campione in tutta Europa. Preso al posto di Zeman con promessa di rinforzi (Brkic, Diakite, Husbauer, Mpoku, Gonzalez… atleti usurati, infortunati e inesperti) e cacciato senza un ba. Per poi, dopo la recente partita vinta in casa con il Bologna, osannarlo per averlo in tribuna con il ragazzo che ai tempi del Parma pensava di sequestrarlo. Nel post ha ricordato che “Zola, con noi un anno fa, è tornato”. È vero che dodici mesi prima Magic box era stato alla Domus. Ma solo perché c’era il Como e l’aveva invitato Dennis Wise, suo capitano al Chelsea e neo dirigente dei lariani. E anche perché doveva salutare Ranieri, suo allenatore al Napoli e con i Blues, al suo primo match sulla panca del Cagliari. Ecco, il solito dire e non dire. Ma adesso, testa all’Udinese.

Sabato, 10 Febbraio 2024 17:11

Cagliari, orribile tonfo casalingo

Cagliari, orribile tonfo casalingo

Alla Domus la Lazio la chiude 3-1. Rossoblù disordinati e imprecisi. la tecnica ospite decide la gara. Claudio Ranieri inerme, la qualità fa la differenza. Gol della bandiera di Gaetano. La prossima si va a Udine

Mario Frongia

Altre tre pappine sul groppone e potevano essere altrettante se la supponenza ospite non avesse avuto la meglio. La Lazio vince 3-1 alla Domus e del Cagliari non c'è traccia o quasi. Quarta sconfitta di fila, penultimo posto dopo il successo dell'Empoli a Salerno in attesa dei risultati di Udinese e Verona, innanzi tutto. L'atteggiamento, specie nel primo tempo, ha condizionato una perfomance insufficiente. Molli, imprecisi, confusionari, senza idee se non  quelle di vecchia data: palla lunga e chissà che non si arrivi nei piedi di Lapadula, di suo abbastanza spento e fotocopia sbiadita del bomber della B. La differenza, anche nella seconda frazione si è visto qualche sprazzo di reazione, l'ha fatta la qualità tecnica di squadra e individuale. Una rosa con deficit di vecchia data, costruita male, rinforzata peggio in estate e con due acquisti invernali che non possono risolvere i mali di una gestione societaria mediocre. I miracoli difficilmente accadono per più di una volta. La prossima si va a Udine, faccia a faccia salvezza.

Novità e poco più. Mina e Gaetano in campo, con Viola a rimorchio di Lapadula, Petagna in panca. Dietro c'è Obert. Ma la sorpresa tra i primi undici è l'assenza di Dossena e l'ingresso di Deiola. A pensarci bene, non dev'essere stata una settimana facile per Claudio Ranieri. Il tecnico - reduce dall'orribile poker della Roma, terza sconfitta di fila - l'ha preparata quasi non avesse un domani. E per non sbagliare affida Luis Alberto a Makoumbou, Nandez va su Felipe Anderson e Deiola segue Guendouzi. Di Bello apre le sanze. Occasione Azzi, Provedel para, ma era in offside. Scuffet rischia sul primo angolo ospite, rimpallo velenoso di Gaetano dopo 5'. La Lazio è disordinata ma il Cagliari spazza e non costruisce. Male. La palla è nelle mani di Isaksen e soci. Nandez dà la carica ma non basta. Cataldi sbaglia l'appoggio, Lapadula scappa via imbeccato da Gaetano. Si intravede un brandello di palla manovrata, ma i passaggi sbagliati (Obert, Viola, Deiola, Azzi, Nandez), anche senza pressione, sono troppi. La Lazio pare giocare al gatto con il topo. Fraseggi lenti, manovra prevedibile, poche verticalizzazioni, tiri imprecisi. Il Cagliari regge. Viola al 18' impegna, centrale, Provedel. Primo tiro, fiacco, di Immobile. La squadra di Sarri controlla ma pericoli veri non ne crea. Poi, l'accelerata. Il disastro difensivo è multiplo: Isakesen crossa rasoterra, Azzi liscia la palla che sbatte su Deiola, Lazio in vantaggio al 26'. Immobile chiama Scuffet, ma è in fuori gioco. Dietro si balla, e non è una novità. Zappa e anche Mina nei disimpegni sono inguardabili. La reazione è blanda, timorosa: l'esatto contrario di quel che ha predicato Ranieri in settimana. La palla troppo spesso va all'indietro. Il pubblico fischia. Luis Alberto (stop e tiro alto) e compagni alzano i ritmi e giocano a un tocco pur sotto il diluvio. Eppure, il Cagliari ha la palla dell'1-1 nel minuto di extratime: punizione di Viola, spizzata di Lapadula sul filo del fuorigioco, Provedel si salva di piede. Si chiude con i laziali in vantaggio con il 62 per cento di possesso, 310 passaggi contro 177, 4 angoli contro uno.

Ennesimo tonfo. Ranieri lascia negli spogliatoi Azzi e inserisce Dossena. Luvumbo prende il posto di Viola, evanescente e ad autonomia limitata. La partenza rossoblù è veemente. Ci prova Luvumbo, crossano Nandez e Gaetano, Gila e soci ribattono. Poi, la ripartenza con il 2-0 di Immobile (200 reti in A) che al 4' firma il tap in su smanacciata di Scuffet sul sinistro di Isakssen. Un minuto e Gaetano la mette a giro all'incrocio: 2-1, prima rete con la maglia del Cagliari dell'ex Napoli, partita riaperta. Il match sale di tono. Immobile cicca davanti a Scuffet ma il passo dei rossoblù è diverso. Luis Alberto sfiora il 3-1 con sassata a fil di palo. Lazio sempre molto pericolosa. Risponde Makoumbou, Provedel respinge e fa il bis su Gaetano. La Domus soffia, Sarri replica: dentro Vecino e Castellanos per Luis Alberto e Immobile. Ranieri richiama Obert e inserisce Augello. Il Cagliari ha il pallino. Ma in contropiede al 20' la Lazio passa: Felipe Anderson, aiutato da una deviazione di Zappa, beffa Scuffet: 1-3. Tentativo Luvumbo da 25 metri, Provedel respinge. Ultime chance con Pavoletti per Lapadula e di Wieteska per Mina. Ci prova Augello, alto. Al 32' entra Kamada per Cataldi. la Lazio addormenta la gara e mostra un calcio a tratti molto incisivo. Ranieri incita i suoi. Sarri schiera Pedro per Isaksen. Gli ospiti giganteggiano, slalom in area e palo di Kamada al 41'. Si va quasi a senso unico. Il Cagliari boccheggia la Lazio maramaldeggia e spreca un'infinità di occasioni per dilagare. La sensazione, da uno sguardo alla classifica alla prossima a Udine, è da incubo.    

Giovedì, 08 Febbraio 2024 17:04

“Per salvarci dobbiamo raspare il campo!”

Claudio Ranieri alla vigilia del match di sabato con la Lazio con un Cagliari terzultimo e reduce dalla scoppola di Roma. “Retrocedere sarebbe orribile per l’intera Sardegna”

Mario Frongia

La consapevolezza del momento iper-complicato è il minimo. Il voler cambiare registro, pure. Poi, ci sono i fatti e il campo. La determinazione e lo spirito indispensabile per fare la differenza, specie si ci si trascina criticità societarie, dalla programmazione agli acquyisti, di vecchia data. Qualità tecnica, manovra, impostazione e terzultimo posto ne sono la diretta conseguenza. In breve, al Cagliari che sabato riceve la Lazio, attesa dal Bayern in Champions e con squadra e Sarri contestati dai tifosi dopo la sconfitta (3-1) a Bergamo con l’Atalanta, c’è da augurare un gran bene. Claudio Ranieri in conferenza stampa parte da lontano. “Siamo consapevoli di vivere una situazione difficile, per salvarci c’è da raspare il campo. Accetto la sconfitta quando si lotta sino alla fine ed ecco perché non mi è piaciuta la reazione con la Roma. Contro il Torino abbiamo perso ma lottato. La Roma ha giocato bene, non voglio scusare i ragazzi ma quando prendi due gol così è difficile”. La tattica? “Volevamo  prenderli alti, per questo ho detto la prestazione fisica c’è stata, però sono più bravi loro e non potevamo stare tutti dietro”. Pausa. “Dovevamo cercare il gol, non ci siamo riusciti. All’intervallo, sotto 2-0, ci siamo detti di provarci ed arrivato il terzo gol. Mi secca averne presi da calcio d’angolo”. Sir Claudio soffre e si vede. Esperienza e carisma non bastano a ribaltare la squadra. “Come stanno i ragazzi? Li avevo visti bene anche prima della Roma, il primo gol subito ha scioccato me e loro. In contropiede abbiamo preso il secondo. A uomo o a zona? Ci sono giocatori che non sono in grado di marcare e facciamo la zona. Quella mista non ha funzionato, ma la palla sul primo palo non sarebbe dovuta passare (pasticcio di Petagna, ndr). Però, non scordo che la Roma aveva due campioni del mondo in campo e tanti nazionali. Ma concordo: è stata una delle prove peggiori, dobbiamo cambiare registro”.

Dalla Roma alla Lazio. “Riparte consapevoli di aver fatto prova tecnica, di concentrazione e di determinazione. Con la Lazio sarà una partita delicata, è una grande squadra. Servono umiltà e le nostre armi: voglia e grinta: Dobbiamo morire per ogni pallone, questo è il messaggio”. Il tecnico rossoblù sfodera serenità. Ma la verità sullo stato d’animo di Ranieri non è quella che luccica. “Devo trovare soluzioni e giocatori giusti. In un gruppo hai giocatori con un carattere volitivo e altri che pensano di averlo. Posso stimolare i primi per avere il 100 per cento, con gli altri faccio lo stesso ma non arriveranno a quel livello. Sì, siamo compatti, lo spogliatoio è fantastico”. Il ritornello è quello solito: “Lotteremo fino all’ultimo secondo e lo vedo da come i ragazzi si allenano. Penso sempre positivo e non voglio fare il menagramo ma stare in A è troppo importante per l’intera Sardegna. In B sarebbe dura risalire”. Si ripassa dal match della Domus. “La  Lazio gioca con un solo play, un 4-3-3 con gli esterni che si accentrano. Somiglia a Napoli e Bologna. Hanno ottime combinazioni, si trovano a memoria, giocano in verticale: dobbiamo essere concentrati su ogni azione perché sono veramente bravi”. Si ripassa dall’andata. “Come contro la Juventus, contro la Lazio la gara è stata buona. Pur con la distrazione di Hatzidiakos, giocando un’ora in dieci e con l’occasione di Pavoletti nel finale. Serve la partita perfetta per non soccombere. Poi, con un briciolo di fortuna si può anche vincere. Ma non possiamo perderla come è successo con tutte le grandi”. Infine, la chiosa: “Se la mettiamo sotto l’aspetto qualitativo loro sono più bravi, non possiamo competere sotto l’aspetto tecnico. Gli undici visti a Roma? Se li riconfermassi sarei scemo. Ma questo si può dire con il senno di poi”. (ride)

I singoli. Sul giostra dei primi undici, Claudio Ranieri spiega: “Non è un handicap. Anche in B ho schierato diverse formazioni e siamo arrivati in A. Ma quando le cose vanno male si può dire che non c’è un punto di riferimento. Come sempre tiro le somme la sera prima”. Per la Lazio sono in dubbio Sulemana e Hatzidiakos con i lungodegenti Oristanio, Mancosu, Rog e Shomurodov. Arruolabile Luvumbo: “Sta bene, è uno dei papabili. Gaetano?  Ama giocare nella metà campo offensiva, dà una mano in difesa, ha un’ottima visione di gioco”. Probabile che l’ex Napoli parta dal via. Incertezze su Lapadula: “Non ha svolto la preparazione e ha avuto dei problemi. Più gioca e più cresce di condizione”. L’allenatore di Testaccio alza lo sguardo: “Dobbiamo cercare di portare a casa con queste grandi perché sono punti pesanti e alla fine te li ritrovi. La differenza con le altre squadre? Difficile dirlo. Abbiamo fatto buone partite ma non siamo riusciti a portare la barca in porto per demerito nostro”

Lunedì, 05 Febbraio 2024 22:50

Roma-Cagliari, poker imbarazzante

I Ranieri boys affondano malamente all’Olimpico. Male approccio, personalità, gioco e spirito di sacrificio. Dybala, doppietta, e soci dilagano. Bene Mina. Sabato la Lazio alla Domus

Mario Frongia

Terza sconfitta di fila con un passivo da incubo. La Roma che inchioda 4-0 il Cagliari all’Olimpico è una foto da brivido. E non si tratta di modulo o posizione dei singoli. E neanche di tempismo con i cambi da parte di Claudio Ranieri. A rincuorare il tecnico non può bastare lo striscione d'affetto esposto dalla curva Sud. Primo e secondo tempo registrano i gol dei padroni di casa appena si parte. Altra velocità, verticalizzazioni, presenza negli spazi senza palla. Le reti prese subito, più che un’attenuante pare un’aggravante. La squadra paga qualità tecniche ed esperienze inferiori alle attese. Una programmazione fallimentare, oltre a criticità di vecchia data. Inutile girarci attorno, all’Olimpico sfida quasi impari. Con Dossena e soci molli, poco reattivi, mai in partita. Tre vittorie di fila per Daniele De Rossi con vista sulla zona Champions, altrettante sconfitte per i rossoblù, piantati tra le peggiori tre del torneo. E sabato arriva la Lazio alla Domus. Ranieri parte con Scuffet; Dossena, Mina, Obert; Zappa, Makoumbou, Prati, Nandez, Azzi; Petagna e Lapadula. La sorpresa? Forse, il neoacquisto Gaetano e Viola in panca. La sfida ai giallorossi si mette subito in salita, zampata di Pellegrini a pochi passi da Scuffet con la difesa che dorme. A seguire, palo di Cristante su palla lunga di Angelino. Quindi il 2-0 di Dybala, velo di Lukaku. Ci provano ancora Pellegrini, Dybala ed El Sharawy. Il Cagliari si fa vivo con una mezza girata di testa di Petagna, molto impreciso nel tenere alta la squadra e cercare i compagni. Si registra un tiro insidioso di Lapadula, Rui Patricio para. C’è poco altro. L’arbitro Marcenaro assegna il rigore ai rossoblù per fallo di Llorente su Lapadula. Il Var lo chiama e annulla giustamente il penalty: il pestone è del centravanti sul difensore. Il 2-0 nei primi 45’ conduce a un’analisi è impietosa: la Roma domina e sovrasta. Ha il pallino, mostra un passo diverso, trova troppo facilmente sponde e palleggio, inquadra la trequarti e quando accelera si soffre. Una questione di qualità e temperamento. L’approccio è modesto. E qui, pur con l’attenuante del gol a freddo dopo una manciata di secondi, c’è da capire in che modo la squadra sappia capire come e in che modo piazzarsi. Se brilla Mina, Zappa e Azzi sono sovrastati sulle fasce da El Sharawy e Karsdorp. Anche i piedi, le sgommate e la velocità di Nandez sbattono su una manovra che è sempre a metà, intermittente e prevedibile. Il Cagliari mostra poche idee di gioco e finisce per perdersi nel fraseggio avversario. Mancano all’appello, oltre agli esterni, Petagna, Obert e Prati, insolitamente poco preciso. Un filo meglio Makoumbou, ma non può bastare. La buona nuova? Mina. Il centrale colombiano mostra personalità e imbavaglia Lukaku. La speranza dei tifosi è che sia sufficiente per stare in A.

Tracollo rossoblù. Il Cagliari prova a partire spedito, Nandez mette sul secondo palo ma Dossena arriva tardi. La Roma risponde con una sassata di Cristante, dopo un numero di Dybala. Poi, su corner, Cristante gira di testa e centra la mano di Petagna. Dybala dal dischetto non sbaglia: 3-0 e otto reti in campionato dopo 2’. Neanche un’ora e la squadra di Daniele De Rossi, cala il poker con il 2005 Huijsen. Il neo entrato segna di testa dal centro area, dove praticamente salta da solo. Sir Claudio inserisce  Viola, Gaetano e Luvumbo (rientrato dalla Coppa  d’Africa con i capelli biondi) per Azzi, Dossena e Prati. Scelte offensive per provarci ed evitare l’imbarcata. La sensazione è che sia troppo tardi. La partita si scalda, cartellini per Nandez e Paredes.  Esce Mina, debutto individuale positivo un po’ meno l’intesa di reparto, per Wieteska. Con Hatzidiakos, Jankto, Shomurodov, gli stessi Petagna e Augello, gli acquisti della scorsa estate che dopo 23 gare paiono poco riusciti. Intanto, Luvumbo impegna Rui Patricio.  Ci prova Viola da 30 metri, pretenzioso. Mentre Zalewsky ubriaca mezza difesa e Lukaku gira al volo, alto. La partita vive di rapidi capovolgimenti di fronte. La Roma è sazia, il Cagliari vorrebbe accorciare. Esce Nandez per Di Pardo. Il match diventa confuso, i giallorossi macinano calcio. La reazione di Scuffet (che si oppone bene al sinistro di Lukaku) e compagni è blanda e insipida. Marcenaro annulla la cinquina a Bove per offside. Si chiude con 20 tiri a 10 per la Roma. Uno strapotere da capogiro. Mala tempora.

Lunedì, 05 Febbraio 2024 13:30

Confagricoltura, cuore di Sardegna

 

In ballo oltre 49mila imprese di un settore strategico, inclusivo e fondamentale per l’economia isolana e non solo. Filiere, nuovi mercati, ricambio generazionale, politiche e formazione tra i capitoli chiave di una convention affollata e proficua

Mario Frongia

Quando le parole hanno dietro fatti concreti. E le risposte non sono più derogabili. A venti giorni dalle elezioni regionali il comparto agricolo bussa con forza alle porte dei candidati e delle coalizioni che li sostengono. Propone strade da percorrere e riassestare. Suggerisce percorsi indispensabili per essere al passo con i tempi. Indica soluzioni basate sull’esperienza e sulle dinamiche di un settore che ha un’anima antica ma è pronto ad accelerare. Con gambe e idee moderne e all’altezza dei tempi e dei mercati nazionali ed esteri. Temi delicati, con decine di argomenti subordinati che hanno alla base 47mila imprese legate alla produzione primaria e quasi duemila impegnate nella trasformazione e nella commercializzazione. Numeri con dietro centinaia di migliaia di operatori. Famiglie che chiedono innanzitutto attenzione e rispetto. E garanzie. D’altronde, se si produce poco meno del 6 per cento del Pil isolano, si deve avere spazio e voce per tutelare e difendere al meglio i propri diritti. E quelli delle comunità circostanti, oggi e domani. Dunque, relazioni garbate e dure al tempo stesso quelle tenute da Paolo Mele, Massimiliano Giansanti e Giambattista Monne, presidenti regionale, nazionale e  direttore di Confagricoltura Sardegna.

Un ottimistico filo verde. La sala, gremita all’inverosimile, ha ascoltato e annuito ad auspici, indicazioni, nodi storici e programmi da rilanciare. Gli operatori, dal Campidano alla Gallura, sono legati da un filo verde che annoda tradizioni ed economie di scala, innovazione e mercati, concorrenza e ricambio generazionale, trasporti e servizi. “Coltiviamo il futuro della Sardegna” è stata l’azzeccata cornice dell’incontro curato dalla Confagricoltura regionale all’Hotel Caesars a Cagliari. “Occorre un Piano strategico per il futuro del sistema agroalimentare. Con l’allargamento dell’Unione Europea a 26 membri (arriva l’Ucraina, ndr) l’impatto sui mercati agricoli sarà incisivo. Logistica, integrazione delle filiere, valorizzazione della qualità e del legame dei prodotti con il territorio, presenze rafforzate sui poli internazionali, devono far parte di un procedere condiviso a livello nazionale con strumenti e iniziative definite localmente sulla base delle caratteristiche sociali ed economiche” ha sottolineato Massimiliano Giansanti. Alla lista della spesa vanno aggiunti sostenibilità, ambiente, transizione ecologica ed energetica, mondo rurale e relative attività di sostegno. Uno scenario che ha per sfondo “il giusto equilibrio tra uomo e natura, attività produttive agricole e fauna selvatica. Noi vogliamo ampliare anche gli ambiti di collaborazione con le istituzioni, gli enti e le comunità di governo del territorio, valorizzando sui diversi patrimoni rurali e migliorando le buone pratiche” rimarcano i vertici della Confagricoltura con applausi a seguire..

Formazione, capitale umano e ricambio generazionale. Si diceva della visione e delle prospettive. Dalla cucina di Confagricoltura le ricette non mancano. Ad esempio, il programma “Padri e figli” è uno degli obiettivi utili a curare e supportare il passaggio di conoscenze tra vecchie e nuove generazioni. Le esperienze vanno valorizzate anche con premialità previste nei bandi di sviluppo rurale. O magari, possono crearsi gli “Erasmus agricoli”, dedicati ai giovani laureati e al confronto con i sistemi agricoli stranieri. “Terra ai giovani” è un altro progetto avviato dall’associazione in collaborazione con le Agenzie Laore e Agris. E non manca una bozza che riguarda i più piccoli. Nella brochure dei lavori viene battezzata CampAgri, è prevista nel periodo delle vacanze estive  e si riferisce ai bambini delle primarie e al complice coinvolgimento attivo dei genitori nella familiarizzazione con le campagne. Insomma, un “rilancio che si ottiene anche con investimenti immateriali, migliorando le competenze e immettendone di nuove. Con un accesso spedito e fluido del capitale umano ai percorsi formativi che migliorino e innovino competenze, attitudini relazionali e di collaborazione. Lo spirito di filiera e il supermento del nanismo delle imprese - segnalano -  si supera anche con percorsi di learning by doing in altre regioni d’Italia. Mentre il ricambio generazionale va affrontato con politiche capaci di motivare i giovani alla cura e gestione delle campagne”. Un perimetro che richiama a un forte impegno le forze politiche regionali: per chiudere il cerchio occorrono risorse sufficienti a colmare il gap, dare certezze socioeconomiche e produttive. Di agricoltura si vive, senza si è destinati a sparire.   

Domenica, 04 Febbraio 2024 11:11

Roma-Cagliari, Monday night particolare

"Loro sono forti ma ci servono punti”. Claudio Ranieri alla vigila sfodera amarcord, positività e apprezza l’arrivo di Mina e Gaetano.

Mario Frongia

“Non sarà una serata come le altre”. L’Olimpico, la città eterna, con uno dei suo allievi prediletti dall’altra parte. Roma-Cagliari per Claudio Ranieri non è e non potrà mai essere solo una delle trentotto partite della serie A. Non potrà mai essere né facile, né difficile. Tantomeno un passaggio dei tanti su una piazza che lo ha visto debuttare in A, allenare i colori giallorossi, sostituire i giganti Totti e De Rossi dopo 45’, e andarsi a prendere un derby che perdeva 1-0 e ha poi ribaltato. Dunque, un posticipo, quello di domani alle 20.45 - su Sky e Dazn - dai toni speciali. “Affrontiamo una grande squadra con grandi giocatori. Sì, vorranno vincere”  dice in conferenza stampa l’allenatore rossoblù. Che spiega: ”La Roma ama ottime qualità e ama il possesso palla. Noi dobbiamo fare tesoro di quel 30, 40 per cento che ci lasceranno. Ma dobbiamo giocare e fare il nostro gioco”. Pausa. “Possiamo perdere con le big, ci sta. Ad esempio, il Lecce ha meritato la vittoria contro una cosiddetta grande (la Fiorentina, ndr) e gli facciamo i complimenti. Noi finora non ci siamo riusciti, ma ci riusciremo. Comunque sia, non dobbiamo mai perdere in serenità”. Ranieri riannoda presente e passato. “Certo, Roma per me è speciale. Posso dire che provo la stessa sensazione di quando sono tornato a Cagliari da avversario. Un qualcosa che ti dà di più. Però, prima, durante e dopo dovremo essere lì a martellare perché abbiamo bisogno di punti. Li cerchiamo da un po’ e ci siamo andati molto vicini”. Un filo di prezioso ottimismo è quello che trapela dal tecnico di Testaccio. Si ripassa da De Rossi. “Daniele già da giocatore era un allenatore”.

Bilancio con il segno più. Ranieri si dichiara “soddisfatto del nostro mercato. Avevamo bisogno di un difensore dopo la partenza di Goldaniga, e di un centrocampista offensivo, con Mancosu che si è operato. Sono arrivati giocatori con ottime referenze. La società si è mossa come meglio non si poteva. Mina lo volevamo in estate, ha un bagaglio internazionale importante che mi permette di avere più soluzioni tattiche. Gaetano lo avevamo nel mirino e colgo occasione per ringraziare Spalletti per le belle parole espresse sul ragazzo. Sì, siamo molto contenti, entrambi sono pronti. Vedremo cosa fare a Roma”. Che si abbia urgente bisogno di una punta che sappia andare in doppia cifra, attesa dalla tifoseria, non si parla. Per il resto, si ha conferma che Sulemana non recupera, ma ci saranno  Prati e Viola. Si passa a Jankto. “Non è quello che mi aspettavo e gliel’ho detto. Ci sono giocatori che non sai come rispondono. Per me è stato molto importante (alla Samp, ndr), dispiace più a me che a lui”. Claudio Ranieri inquadra Obert: “Gli mangerei la testa perché è fortissimo e si sta perdendo tante partite. È da livelli alti ma deve dimostrarcelo”. Un passaggio riguarda anche gli acciaccati Shomurodov e Oristanio: “Ci vorrà un mesetto, non possiamo rischiarli. Ma ho una buona squadra e sono positivo. Con la Roma sarà dura, ma sono convinto che ce la faremo”. Intanto, riappare Luvumbo, rientrato dopo l’eliminazione dell’Angola in Coppa d’Africa: “Voli permettendo, speriamo di averlo con noi. PavolettiLapadula? Pavoletti già stava in una buona condizione e anche Lapadula. Al momento idoneo giocheranno insieme”.

Ambizioni e obiettivi. Il Cagliari, attualmente nel terzetto di coda a quota 18 alla pari di Empoli (pareggio alla Domus) e Verona, si gode la frenata casalinga dei toscani (0-0 contro il Genoa) e attende i risultati di Salernitana (ultima con 12 punti), a Torino con i granata, e Verona a Napoli. I rossoblù sono a caccia di punti salvezza dopo la sconfitta interna con il Toro. La Roma - che ha confermato di no alla Superlega - è reduce dalle vittorie con Verona e Salernitana. Il Cagliari dovrebbe partire con Mina. Mentre per Gaetano ci sarebbe la panchina. Le probabili formazioni vanno sul 4-3-1-2 rossoblù con Scuffet; Zappa, Dossena, Mina, Augello; Makoumbou, Prati, Nandez; Viola, Lapadula e Petagna. Il 4-3-3 dei padroni di casa con Rui Patricio; Karsdorp, Mancini, Llorente, Angelino; Cristante, Bove, Pellegrini; Dybala, Lukaku ed El Shaarawy.

“Vivrò da vicino la città e il territorio per capirne al meglio esigenze e criticità”. Torinese, 58 anni, arriva da Rimini. “La Sardegna è da sempre nel mio cuore”

Mario Frongia

Ha per riferimento l’“Elogio della mitezza” di Norberto Bobbio. Non scorda il docente di filosofia che rimarcava l’intelligenza solo nelle persone che sanno cambiare idea. Ama il mare e la nostra terra: già questo basta e avanza per intuire che Rosanna Lavezzaro è un bel colpo per i cittadini e per il territorio. Diretta, empatica, toni cordiali, la super poliziotta ha lasciato Rimini ed è da ieri sulla poltrona più alta della Questura di Cagliari. L'incontro con i cronisti sa di buono. Torinese, 58 anni, sposata, due figli, preferisce essere chiamata questore: “In punta di diritto, come ha detto l’Accademia della crusca, andrebbe meglio questora o questrice. Ma preferisco la preminenza della carica, anche per la mia sensibilità e per la visione delle cose”. Il curriculum è sontuoso: è stata alla direzione centrale per gli Affari generali e le politiche del personale della Polizia, ha guidato le questure di Novara, Vercelli e Rimini, ha operato a Torino alla Digos, all’ufficio Immigrazione e da capo di Gabinetto. E nel 2001 si è occupata, per il G8 di Genova, di tenere i contatti con i rappresentanti delle forze di polizia estere. A seguire ha coordinato l’ordine pubblico ai Giochi olimpici invernali di Torino 2006 e del 35esimo vertice del G8 tenutosi nel 2009 a L’Aquila. In città subentra a Paolo Rossi, che lascia con un bilancio lusinghiero di lavoro, buon senso e vicinanza e va in pensione dopo tre anni e mezzo di permanenza in via Amat. A Cagliari è la prima donna di una ventina di questori donne sparse per l’Italia: “Nel 2016 eravamo in sette o otto. E sono stata la prima a dirigere le questure di Novara, Vercelli e Rimini. È utile rimarcare che sul rispetto e la visione delle tematiche di genere, la Polizia è stata tra le prime forze dell’ordine in Italia con la legge dell’81. Abbiamo una parità assoluta di diritti e doveri”.

Qual è il suo pensiero nel dettaglio?

Penso che ci siano caratteristiche più femminili e altre più maschili. Ma il vero discrimine è la qualità della persona. L’approccio della donna e dell’uomo è quasi identico. Quel che varia è il modo. Noi siamo magari più tese a coinvolgere gli altri. Ma la vera differenza alla lunga la fa la persona.

Cosa significa per lei l’approdo a Cagliari?

Con questa promozione il ministro degli Interni, Matteo Piantedosi, e il capo della Polizia, Vittorio Pisani, mi hanno gratificato molto. È una promozione inattesa, sono giovane e a Rimini ci sono stata per poco. Posso pensare che il ministero abbia voluto investire sulla mia figura. Non farò promesse, conoscendo la buona memoria dei sardi, ma sappiate che proprio per questo, il mio impegno sarà massimo.

Dottoressa Lavezzaro, cosa le ha lasciato in eredità il suo predecessore?

Con Paolo Rossi ci siamo sentiti a Roma in due incontri. E il 31 sono venuta dal pomeriggio a Cagliari proprio per poterci parlare di persona. Siamo andati a cena, ci tenevo a salutarlo. È andato via con una grande malinconia e so che ha fatto molto bene. Era amato sia qui in questura, sia all’esterno.

Ci sarà un filo comune?

Sì. Continuerò nella sua linea operativa e di condotta. In fondo, siamo due persone abbastanza simili. Ci siamo trovati a dire le cose nello stesso modo, nel declinarle e interpretarle tenendo a mente le linee guida dell’istituzione che rappresentiamo. Credo che ciascuno di noi si porti un po’ di quello che è in quello che fa. Direi che con Paolo sono quasi sovrapponibile.

Invece, lei cosa porta alla Questura di Cagliari?

Garbo, elasticità, educazione, dedizione e gentilezza, fattori alla base di qualsiasi convivenza sociale. Elementi di straordinaria importanza in una professione come la nostra, quotidianamente a che fare con soggetti in difficoltà e in quei momenti particolarmente esposti.

Quali sono i rischi?

I pregiudizi e le ricette preconfezionate: essere qui mostra l’attenzione dello Stato per Cagliari. Il tutto in piena campagna elettorale, con il porto presidiato, le turbolenze per la questione palestinese, la mala movida,.

Tema, che venendo da Rimini, conosce molto bene.

Sì e parliamo di una realtà che per otto mesi conta centocinquantamila abitanti che diventano un milione e mezzo negli altri quattro. Qui, ho visto con piacere una buona strategia che prevede il presidio delle aree nel quadrante serale. Ovviamente, la sola presenza non è sufficiente, bisogna valutare le dinamiche, entrare nel merito dei problemi, identificare le persone. Ma dobbiamo lavorare da subito con un certo ritmo, l’estate è lontana ma mai abbastanza. E si rischia che la questione diventi più imponente. Constato che si è già fatto parecchio, con un preciso processo di attenzione e  dei vari servizi.

Qual è la strada più rapida e feconda per entrare nelle corde dei cittadini?

La comunicazione leale e trasparente. Mi piace ascoltare la gente e mi sforzo di guardare, senza posizioni preconcette, la posizione degli interlocutori. Nel nostro lavoro serve equilibrio: lo dico sempre ai ragazzi, non lesinate e sforzatevi in ogni circostanza di trovare il miglior equilibrio. C’è sempre ma richiede uno sforzo in più. Dobbiamo scegliere la strada giusta e non quella più semplice e comoda.

Ha già incrociato la sua squadra?

Sì. Mi sono vista con i colleghi delle varie specialità. Ci siamo stretti la mano e ci siamo guardati negli occhi, dalla prossima settimana avvierò colloqui più approfonditi. Ma, ripeto, l’impressione è stata molto positiva. Si vede che è una questura di una città capoluogo di regione.

C’è qualcosa che la preoccupa?

No. Nasco al lavoro nell’ordine pubblico, dal G8 di Genova, ai servizi per la Tav in Piemonte, ai tanti cortei dei Centri sociali fino alle partite di Champions della Juventus. Anche a Cagliari il controllo del territorio sarà decisivo. Ecco un’altra buona ragione che da sempre mi porta a vivere la città. Non voglio arroccarmi ma avere cognizioni che posso verificare con mano. Ho avuto sensazioni e un impatto ottimo all’incontro con i ragazzi, ho trovato una buona organizzazione. Ma voglio vedere le cose di persona.

Il frutto di una scelta precisa?

Sì, mi sono sempre legata molto alle città dove sono stata. Ho sempre cercato di essere un questore presente, di riferimento per i cittadini. Anche per questo ho sempre preso casa dove ho lavorato, anche quando sono stata a un’ora d’auto dalla mia famiglia. E mi inorgoglisce ricordare che le prime chiamate di congratulazioni per la nomina a dirigente generale le ho ricevute dai sindaci di Novara e Vercelli.

Qual è il messaggio per noi giornalisti?

Sono molto leale e trasparente, chiedo lo stesso a voi. Ci sarà il pezzo scomodo, rientra nel vostro ruolo e non ci creerà problemi. Ma auspico un’ottica di rispetto e correttezza. E sappiamo bene che la comunicazione dei dati sensibili delle persone esige rispetto. Quella sugli arrestati è diventata molto stringente: in questo tema non siamo parti contrapposte ma alleate e anche un po’ lese. Sono convinta che lavoreremo bene.

Ha incontrato i sindacati?

Sì, ho detto loro che sono fondamentali a patto che ci sia onestà intellettuale. Serve lealtà e correttezza nell’interpretazione del ruolo. I risultati saranno ottimi perché non va scordato che si lavora tutti verso la stessa direzione.

E le istituzioni?

Lunedì vedo il sindaco e ho già visto il prefetto De Matteis: la nostra conoscenza risale ai tempi in cui è  stato questore di Torino. Ne apprezzo equilibrio, competenza e buon senso. Ho incontrato anche il vescovo Baturi, i comandanti provinciali dei Carabinieri, della Guardia di finanza e dei Vigili urbani. Pian piano entrerò nelle cose di questa città bellissima dai bastioni, ai quartieri storici, al porto.

La si racconta tifosa del Torino, passato di recente sul Cagliari alla Domus. Pensa di andare allo stadio?

Sì, ci verrò. Voglio rendermi conto dei problemi legati alla provvisorietà dell’impianto.

Ha citato Bobbio…

I suoi scritti sono sempre attuali e illuminanti. Credo nell’empatia, nel confronto e nella condivisione. E a questo proposito non sono una che si sente lesa se si cambia parere. Se prendo una decisione che mi pare la migliore, ma poi succede qualcosa o mi viene fatto notare un aspetto che mi fa ritenere che quella stessa decisione può essere migliorata, mi adeguo. Non sposo cause a prescindere, specie se mi accorgo che su un’altra strada si può fare meglio.

Torniamo alla Sardegna. Come la conosce?

Da turista l’ho girata per bene da nord a sud, specie in ultimi anni. Amo il mare, con mio marito abbiamo avuto una barca a vela tenuta per un po’ di anni a Marina di Capitana, a La Maddalena e dalle parti di Costa Rei e Villasimius. Vivete in una terra meravigliosa. Non mi ritengo predestinata ma il legame con la vostra regione è sempre stato speciale.

Venerdì, 02 Febbraio 2024 09:26

Cagliari, calciomercato insufficiente

Terzultimo in classifica, trova Mina e Gaetano. E hanno salutato Asseminello Pereiro, Goldaniga e Desogus. Sessione deficitaria, come quella estiva. Per Ranieri un altro Everest da scalare. A partire da lunedì all’Olimpico contro la Roma

Mario Frongia

Poco da sorridere. Un Cagliari che, fin dal posticipo di lunedì notte a Roma con i giallorossi, potrà dare indicazioni su come è stato o meno rinforzato. Ma l’idea, come passa dai commenti della totalità dei tifosi, in piazza e sul web, è di piena insufficienza. L’auspicio è che ci sia un apporto preciso e rapido dei nuovi. Ma se sei terzultimo, hai poco da sperare. Al campo la risposta. Dato Pereiro alla Ternana, lasciato partire Goldaniga (Como), il solo con esperienza consolidata in A - stoppato proprio prima del match perso con il Torino in casa -, inviato Desogus in C (Gubbio), il quadro è quello già visto dalla tifoseria da nove anni. Hanno poi raggiunto Asseminello - e non se la prenda a male il diesse Bonato se tutti sanno che decide solo quello che ha già deciso il padrone - il difensore Yerry Mina (colombiano, classe ‘94, arriva dalla Fiorentina) e il jolly per centrocampo e attacco è il classe 2000 ed ex Napoli, Gianluca Gaetano. Sui social i tifosi ironizzano: per Sanremo, con Ranieri (Massimo), Zappa (Frank, il chitarrista), Mina e Gaetano (Rino), siamo a posto. Ma il sorriso scema presto. Dopo le ennesime acquisizioni rivelatesi fallimentari del mercato estivo, nonostante le precise direttive tecniche post promozione di Claudio Ranieri - se si hanno difesa e attacco con numeri che relegano la squadra tra le peggiori quattro del campionato  - i supporter rossoblù devono augurarsi che ce ne siano almeno tre peggiori. Con la Salernitana in forte affanno, l’Empoli e il Verona a corrente alternata, Scuffet e soci potrebbero riuscire a stare a galla. Più per demeriti altrui che farina propria. Insomma, si va a caccia dell’ennesimo miracolo. Come sempre, con poca programmazione: gli acquisti degli under Prati, Oristanio e Sulemana, la conferma di Luvumbo sono con il segno più. Ma per il resto si fa tanta fatica, come conferma il campo con gioco e risultati opachi, ad avere prospettive meno crudeli. Un eccesso di prestiti, acciacchi ed età media alta, vari top player con il contratto in scadenza a giugno, ad esempio Pavoletti e Nandez (che a giugno andrà via gratis). Ma quel che preoccupa è l’Indice di liquidità, cifra di un club in perenne affanno pur con il sold out perpetuo alla Domus e una buona raccolta promo pubblicitaria.

Scelte sottotono rispetto alle necessità. Il mercato di gennaio non si chiama di riparazione a caso. Qualcuno scomoda il fare cassa del club, quasi alla Woody Allen di “Prendi i soldi e scappa”, che pare sia stato l’imperativo. Sfumate, o troppo lontane, new entries e soliti noti (Ferrari, Palomino, Cistana, Defrel, Touré, Verde, Barak, Kumbulla, Ndour eccetera), Ranieri si dovrà arrangiare con quel che passa il convento. In attesa di recuperare Oristanio e Lapadula, riavere Luvumbo, impegnato nella Coppa d’Africa. Con la sfida dell’Olimpico che rimane da brivido. E non solo perché De Rossi è reduce da una vittoria sporca e maledetta che ha ricompattato il gruppo dopo gli eccessi mouriniani. Il Cagliari visto a Frosinone e in casa con il Toro ha lasciato un’impressione difficile da digerire. A Roma sarà battaglia. Prima di scoprire se il tecnico ha avuto a disposizione due cartucce all’altezza dopo 31 giorni di mercato, c’è da chiedersi quale sia stata la strategia per blindare la salvezza. Da quel che traspare, senza investimenti dalla casa madre o eprsonali del patron, c’è un picco insormontabile tra il dire di amare i colori rossoblù in qualsiasi occasione, addio di Riva incluso, e un fare adeguato al bisogno di un gruppo che è tra i peggiori tre della A. Dicono bene i supporter che evidenziano un vivere alla giornata sperando che sia il maestrale a far sbattere sugli scogli le altre.

Deficit in attacco. Per stare al campo, e al posticipo contro Lukaku e soci, il debutto di Mina (al posto di uno dei due stranieri assieme a Dossena) e Gaetano (a sinistra, con Jankto che con il Toro ha mostrato un po’ di verve sotto porta ma poco altro), potrebbe essere nelle cose. Ma se l’ex Napoli è in condizione, si sa meno del colombiano. Dopo 22 partite, 21 gol segnati e 38 subiti, sarebbe stato opportuno dare al tecnico di Testaccio elementi, pronti, esperti, di buona qualità. E magari, visti i problemi fisici di Lapadula, Oristanio, Mancosu, Shomurodov (tuttora infortunato e in rosa nonostante i tentativi di cederlo), la scarsa vena di Petagna e il minutaggio ridotto di Pavoletti, una punta capace di finalizzare e andare a rete con continuità avrebbe dato un senso preciso alle volontà societarie. Ed è facile ipotizzare che se le cose non dovessero funzionare, tireranno le pietre, faccia bene o male, su sir Claudio. Si vedrà.  

Venerdì, 26 Gennaio 2024 23:15

Cagliari, il Torino passa alla Domus

In affanno ma reattivi contro i granata che segnano con Zapata e Ricci. Viola accorcia con un eurogol. Il forcing finale non dà il 2-2 alla squadra di Ranieri: solo dal mercato si potrà invertire la rotta. Lo splendido addio, peccato per le strumentalizzazioni, a sua maestà Gigi Riva. La prossima all'Olimpico con la Roma di De Rossi

Mario Frongia

Cade anche il fortino. La Domus cade in una sera che ricorda Gigi Riva. Cade e lascia oscuri presagi su una squadra che necessita di urgenti rinforzi. Il Torino di Juric vince 2-1. Il Cagliari prova nel finale, rilanciato da una rete da dieci e lode di Viola. Ma non basta. La situazione è pesante, la classifica pure. Sarebbe il caso di agire. Ma i dubbi restano. E alla prossima si va in trasferta in casa Roma. I rintocchi sono chiari ma pare che il presidente non ci senta. Si parte. Aggressivi, pressing alto sul trio difensivo granata Tameze-Buongiorno-Rodriguez, i rossoblù contro il Toro provano a fare la partita. Ma dalla modestia e padronanza globale del gioco emerge la differenza. Ranieri urla "sali!". Il Toro ha riferimenti certi, fa girare la palla, costruisce trame che premiano i movimenti di Sanabria e Zapata. Il pallino è degli ospiti. Vlasic pare Messi. Hatzidiakos, Wieteska e Dossena soffrono. Imprecisi nelle ripartenze Nandez e Zappa nei primi 20' neanche un'idea di azione manovrata. Il Cagliari improvvisa, il Toro costruisce ma non conclude. Poi, al 22' si accende l'ex Bellanova che fulmina Azzi e mezza difesa, piazza il piattone al centro e Zapata arriva puntuale a inchiodare Scuffet. 1-0. Il Cagliari, sospinto dai sedicimila della Domus, prova a reagire. Palla interessante sciupata da Jankto e un tiro senza pretese di Prati, subentrato a Sulemana. E per fortuna c'è Scuffet, miracoloso su Sanabria che gia da due passi. Serataccia. I granata mostrano palleggio, manovra e organizzazione. I padroni di casa spazzano anche con i migliori per qualità, Nandez e Prati. La fiammata rossoblu arriva al 33': Jankto, prima  di testa, salva Linetty, poi col piattone impegna Milinkovic-Savic. Piccolo ma interessante segnale. Cresce Makoumbou, dà segnali di vita Petagna. Ma non basta. "Vinci per Gigi" cantano gli ultras. Scuffet ancora da urlo a tu per tu con Zapata e due volte sullo stesso Wieteska. Il Torino accelera, a tratti dilaga. Ma la gara rimane aperta. Ancora Scuffet superlativo in mischia smanaccia da due passi. Ripartenza, ma è un caso isolato, con Jankto, Milinkovic-Savic respinge di pugno. La solidità in mezzo, le distanze tra reparti, i tre dietro sempre in affanno anche per la scarsa attitudine al filtro in mediana, la difficoltà a concludere efficacemente sono le croci del Cagliari. La finalizzazione è modesta anche per la poca qualità tecnica. E sir Claudio lo sa. L'apnea difensiva, il rincorrere spesso senza costrutto e l'arrivare secondi troppo spesso sulle seconde palle, vedono Vlasic e soci prevalere quasi sempre. Nei 3' di recupero Ricci trafigge, tunnel su Wieteska, Scuffet: 0-2. Dossena e compagni escono tra i fischi. Il Toro chiude con il 59 per cento di possesso palla 194 passaggi contro 117, 8 tiri contro 6.

Un po' meglio ma non basta. Si riparte con Zapata, incontenibile, che impegna Scuffet. Ranieri inserisce Pavoletti per Jankto e Viola per Hatzidiakos. Dietro ci si mette a quattro. Ci provano Zappa e Pavoletti di testa. Petagna si divora l'occasione migliore, piattone addosso al portiere ospite. Male. Si nota comunque una ritrovata energia dei padroni di casa. Il Toro sfiora il tris in contropiede, Scuffet narcotizza Tameze dopo che Sanabria cicca un rigore in movimento. Ranieri inserisce Lapadula per Nandez, la pressione rossoblù cresce. Azzi, occasione di testa, esce per Augello. Ranieri non molla. In ripartenza Zapata calcia alto, e Ginetis spara alto su punizione. Ma il Cagliari c'è. Combatte e lotta: il miracolo Ranieri, per motivazioni e spirito di sacrificio paga sempre. Si sta in area, Pavoletti e Viola salgono di tono. Ed è proprio il numero 10 a scoccare la freccia dell'1-2, sinistro a giro di eccellente bellezza. Juric corre ai ripari con Sazonov (perfetto nel ribattere su Lapadula e Wieteska) per Sanabria.  Colombo fischia la fine, dopo aver annullato un gol a Pellegri, ammonito Juric e concesso 7' di recupero. Gigi Riva avrebbe meritato ben altro. Ma si raccoglie quel che è stato costruito la scorsa estate dopo la miracolosa risalita in A.

Braccio di ferro. Con i due centrali stranieri - pagati poco meno di dieci milioni di euro!, e Jankto in campo dal via Ranieri potrebbe aver alzato la posta. Dopo aver visto partire Goldaniga (impacchettato e venduto senza se e senza ma!), Pereiro e Capradossi, senza nessun rinforzo a una manciata di giorni dalla chiusura del mercato (alle 20 del 31 gennaio) il messaggio alla proprietà, immobile e assente, pare nitido. Bloccato dall'Indice di liquidità, con nessuna intenzione di mettere mano al portafoglio, i presagi sono pessimi. Al di là delle infinite mosse cattura tifosi e del marketing, il campo manda segnali feroci. Ed è facile trovare il responsabile. Piuttosto, sarebbe insolito, strano e ingiusto se Claudio Ranieri, dopo aver dato precise indicazioni a giugno, continuasse a coprire ciò che non si può. Se gli ostacoli, anche finanziari, sono insuperabili, sarebbe più dignitoso pensare di passare seriamente la mano. 

Ciao, grande Gigi. Ma sarebbe stato meglio senza strumentalizzazioni. Le maglie vintage durante il riscaldamento, la patch sul davanti con il numero 11. Coreografia spettacolare, dalle curve ai Distinti. Per colonna sonora Bob Dylan, Mina, Beatles e Fabrizio De Andrè. Gigi Riva, i gol più belli nel maxi schermo, il suggestivo brano di Piero Marras e le migliaia di cartoncini colorati, con i bandieroni e gli striscioni. Nello stadio che avrà il suo nome, appare, complimenti!, anche quello dei tifosi del Toro: "Ciao, Gigi Riva". Il minuto di raccoglimento, la frase di Riva ("Oggi so che era un destino - so che stavo andando a casa mia"), lo striscione "Come te nessuno mai". Al minuto 11, come una maglia che non si potrà mai scordare, l'applauso del pubblico e il coretto su Rombo di tuono. La sciarpata è commovente. Quel che dispiace alla tifoseria, agli sportivi e a tutti i sardi, è che il Mito venga usato.  

Pagina 6 di 15