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Con l’approvazione da parte del Consiglio regionale del capitolo del Collegato alla manovra relativo all’urbanistica riprende il percorso di riqualificazione del patrimonio edilizio esistente e si dà impulso alla pianificazione delle zone costiere. Le norme proposte dalla Giunta si basano su tre direttrici: la limitazione del consumo di suolo, il rispetto dell’ambiente, l’adeguamento dell’offerta turistica ai nuovi standard richiesti. “In un farwest dove, guardando agli ambienti costieri, solo 27 Comuni su quasi 110 hanno adeguato il Puc al Ppr ci siamo posti come obiettivo quello di riqualificare e pianificare per indirizzare meglio le volumetrie con una idea di Sardegna precisa, tarata su uno sviluppo duraturo e sostenibile”, ha detto l’Assessore degli Enti locali, Aldo Salaris in Aula.

RIQUALIFICAZIONE ZONE COSTIERE (ZONE F). I Comuni, nell’adeguamento degli strumenti urbanistici al Piano Paesaggistico Regionale, seguendo l'obiettivo di favorire la riqualificazione degli insediamenti costieri e il rafforzamento e la diversificazione dell’offerta turistica, possono recuperare il 25% della capacità volumetrica a suo tempo “congelata” dalla salvacoste (sempre e solo mediante adeguamento del Puc al Ppr). Queste volumetrie devono essere destinate esclusivamente alla realizzazione di nuovi alberghi a 5 stelle o superiori purché localizzati oltre la fascia dei 300 metri dal mare, ridotta a 150 metri per le isole minori. In sostanza, tutti i Comuni che hanno raggiunto il 50% di volumetrie (come stabilito dalla salvacoste), possono programmare il 25% del restante 50 per cento fino a oggi inutilizzabile. Se un Comune ha già impegnato il 90%, potrà disporre del 25% del solo 10% di volumetrie residue. "A differenza dell’offerta indiscriminata di volumetrie proposte in passato - ha spiegato l’Assessore Salaris - la previsione delle nuove strutture è contestualizzata in quanto subordinata alla dimostrazione del fabbisogno di ulteriori posti letto e alla verifica della compatibilità del carico sostenibile del litorale".

Guardando invece all’esistente, l’incremento del 25% può essere utilizzato per elevare lo standard qualitativo delle strutture ricettive già operative a prescindere dalla loro classificazione, fino a un massimo del 15% del volume realizzato dalla singola struttura in base al titolo abilitativo originario, senza aumento dei posti letto. In questo secondo caso l’intervento è ammissibile a condizione che sia finalizzato alla riqualificazione generale del complesso edilizio esistente e delle relative aree di pertinenza, senza incremento delle superfici impermeabili (adeguamento spazi comuni, spa, piscine, estensione hall e via dicendo); in arretramento rispetto all’edificio preesistente e non verso il mare; nel rispetto del limite fondiario massimo e della dotazione degli spazi pubblici per le zone F. Le disposizioni possono trovare applicazione solo in seguito all’adeguamento del Piano urbanistico comunale al Piano paesaggistico regionale, nel rispetto degli indirizzi applicativi che l’Assessore dell’urbanistica emanerà previa condivisione con il Ministero della Cultura.

RIQUALIFICAZIONE DEL PATRIMONIO EDILIZIO. Previsto il riuso a fini abitativi e il recupero di sottotetti, piani pilotis, seminterrati e locali a piano terra a patto che siano situati in zone non a rischio. Il tutto, commenta l’Assessore Salaris, permette di limitare il consumo di suolo. È consentita la realizzazione di soppalchi e l’ampliamento volumetrico fino a 120 mc per adeguare gli spazi destinati a persone diversamente abili con gravi patologie (non è previsto il cambio di destinazione d’uso). Per allungare la stagione turistica è consentita la chiusura di verande per 240 giorni l’anno per le strutture ricettive. Tutto resta vietato in zone a rischio idrogeologico e dove eventualmente non consentito dal piano paesaggistico regionale. Aumenta inoltre il cofinanziamento regionale dei bandi della Legge regionale 29/1998 in favore dei comuni per la tutela e valorizzazione degli edifici pubblici nei centri storici (la quota passa dal 60 al 90%).

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Sono volati stracci in Consiglio regionale dopo l’approvazione della proposta di legge sull’interpretazione autentica del piano paesaggistico regionale. Un braccio di ferro durato settimane, più di cinque, 43 giorni, ha accumulato quasi duemila emendamenti. Alla fine la vittoria l’ha portata a casa la maggioranza con 31 voti favorevoli, 20 contrari e uno astenuto. Dall'opposizione non sono rimasti zitti, hanno accusato i loro colleghi che siedono dall’altra parte dei banchi, di essere “cementificatori”, “vergognatevi”.

Il numero uno dell’Urbanistica, il sardista Quirico Sanna, rispedisce le accuse al mittente. “È una falsità grave, tendenziosa, è lo schifo: ho detto che volevo uno sviluppo armonico, non possiamo rimanere in un’isola prigioniera”. Sanna cerca di fare chiarezza, soprattutto perché i consiglieri del centrosinistra puntano il dito contro il lavoro della maggioranza: “Utilizzano la scusa della quattro corsie della Sassari Olbia per poter avere il via libera e partire con la cementificazione dell’Isola”, era l'accusa. 

“Abbiamo solo chiarito la norma e abbiamo risposto a una richiesta fatta dal Mibact, una legge che già esiste, non abbiamo aggiunto nulla a ciò che già c’è”. Quirico Sanna non parla solo di un via libera che arriva per la quattro corsie (sulla quale è intervenuta anche la ministra Paola De Micheli), ma d’ora in poi la Regione avrebbe anche un nulla osta per procedere con i lavori senza una preconsulatazione con lo Stato.

“La mentalità colonialistica di alcuni ci porta ad essere sotto tutela dello Stato italiano, per me questa è una vittoria nel senso che è un passo in più verso il cammino della regione autonomista: abbiamo difeso l'autonomia della Sardegna”. Si dice in qualche modo addio alla copianificazione. “Un elemento che servirà per snellire le procedure ed evitare lungaggini che si protraggono nel tempo e portano a uno scompenso economico grave, l’eccesso di burocrazia è un deterrente che  scappare gli imprenditori dalla Sardegna”.

Battaglie a parte, la Regione procede anche il suo lavoro per la riqualificazione dell’ex deposito carburanti dell'Aeronautica a Monte Urpinu, Cagliari. Un’area destinata a diventare un grande polmone verde della città. Si contano circa otto ettari, e anche la casa di Forestas.  Nascerà un Polo Ambientale. Sono passati 13 lunghi anni di silenzio. O meglio, le proposte ci sono state, ma nessuno era mai riuscito a mettere mano al compendio che conta in totale 15 ettari se si considerano le ex strutture, caseggiati e servizi. Oggi sono in corso le operazioni di pulizia di tutta l’area.

“Un progetto fortemente voluto dal presidente Christian Solinas, io sono solo la macchina operativa”, ammette Sanna, “gli operai lavorano tutti i giorni, attendiamo la fine dell’estate per fare un bilancio e dare una data, poi tornerà fruibile per i sardi e i turisti”.

Il capitolo servitù militari è aperto. Il dialogo della Regione con le forze armate prosegue su più fronti, non solo per la riqualificazione dell’ex deposito. C’è anche una collaborazione in corso che porterà alla conversione di alcuni siti dimessi e inutilizzati. Diventeranno civili, non più militari. E l’idea della Regione è quella di destinarli al settore turistico, in particolare quelli che si trovano nell’area costiera della Sardegna.

“Il dialogo del Governo è costante, forte, presente”, dice Sanna, “c’è una collaborazione fattiva con le forze armate, oggi le forze armate sono proiettate verso la ricerca e l’aerospazio, quindi si tratta di un nuovo concetto di difesa. Noi stiamo valutando insieme al ministero della Difesa la fruibilità di alcuni siti in modo da poterli sfruttare nel settore civile e quindi convertirli al turismo. Siamo consapevoli dell’aggravio che abbiamo sulla nostra terra”. Qualche passo si è mosso a Nuoro, dove nei giorni scorsi i militari hanno consegnato alcuni immobili al Comune. Ma l’assessore all’Urbanistica tiene anche a ricordare anche l’aspetto legato alle spiagge . “Alcune, prima interdette, oggi possono essere già frequentate dai turisti, sarà un percorso graduale perché bisogna contemperare le varie esigenze, anche quelle delle forze armate per esercitarsi”.

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