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Un confronto a tutto tondo quello che si è svolto in videoconferenza, tra il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, gli Assessori Regionali competenti e Associazioni di pesca. L’assessore dell’Agricoltura, Valeria Satta ha fatto presente che servono strumenti finanziari dedicati per fronteggiare lo stato di calamità, dovuto proprio alla massiccia diffusione del granchio blu nelle nostre aree lagunari. “ Il settore della piccola pesca costiera - ha sottolineato l’Assessore Satta - con particolare riferimento alle Cooperative e ai Consorzi titolari di concessione demaniale marittima a fini di pesca nelle aree lagunari della Sardegna, sta subendo a causa della presenza massiccia di esemplari di granchio blu, notevoli danni economici legati al calo delle produzioni da pesca, nonché di quelle della molluschicoltura e al danneggiamento delle attrezzature di pesca. Questa specie aliena invasiva, originaria delle coste Atlantiche dell'America, è stata segnalata per la prima volta in Sardegna nel 2017 (a S'Ena Arrubia area lagunare dell'oristanese) dai ricercatori dell'agenzia regionale Agris che stanno  continuando a fare sopralluoghi e monitoraggi scientifici in numerose aree lagunari, a seguito delle segnalazioni ricevute dai pescatori, per valutare la diffusione della specie e fornire un primo supporto tecnico-scientifico agli operatori della pesca. Alla luce delle prime indagini, ha detto ancora la Satta, emerge una situazione allarmante. Negli ultimi due anni la specie si è diffusa in modo esponenziale e capillare nelle aree costiere, colonizzando in maniera elettiva quasi tutti gli ambienti lagunari gestiti da Consorzi e non. “

“Crediamo fortemente di essere una delle Regioni maggiormente toccate da questo problema che sta davvero danneggiando i nostri pescatori. Va bene il tavolo tecnico ma chiedo anche la presenza politica in quanto poi i pescatori, che chiedono risposte, li vediamo noi Assessori tutti i giorni. Dobbiamo dare spiegazioni agli operatori del mare. Abbiamo 27 compendi ittici distribuiti in tutte le coste della Sardegna.  Per fortuna ancora oggi dal punto di vista economico c’è un prezzo interessante offerto ai nostri pescatori ma questo tenderà a scendere velocemente finita l’estate. Il problema è l’autorizzazione all’utilizzo di attrezzi idonei alla cattura di questa specie e lo smaltimento degli esemplari non ritenuti utili alla vendita. “

Il granchio blu si sta diffondendo soprattutto nella costa orientale, tra San Teodoro e Orosei. Nelle lagune oristanesi e del Sulcis e ora, stanno dilagando anche nelle lagune del cagliaritano, attaccando specialmente gli allevamenti di ostriche e cozze. I danni che i pescatori stanno rilevando maggiormente sono quelli alle attrezzature. Questa specie distrugge infatti le reti e le nasse di piccole dimensioni.

Per il Ministro Lollobrigida ci possono essere utilizzi in termini commerciali dell’animale, dalla mangimistica al consumo umano. Il granchio blu potrebbe essere una grande risorsa. Trasformare una criticità in una opportunità.

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I pescatori diventano protagonisti attivi e in qualche modo ambasciatori di un mare pulito e di un pescato sostenibile. Grazie al progetto “FLAGS – la rete che libera il mare”, le imbarcazioni di piccolo e grande cabotaggio hanno raccolto in sei mesi oltre due tonnellate di spazzatura dai fondali intorno all’isola, dando avvio a un’attività che potrebbe essere messa a sistema accanto al normale esercizio della pesca.

L’iniziativa è frutto di un partenariato che coinvolge il Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente dell’Università degli Studi di Cagliari (in qualità di capofila), e i quattro FLAG presenti in Sardegna (Orientale, Nord, Sud Occidentale e Pescando), attraverso un finanziamento erogato da Argea per la Misura 1.40 del Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca (FEAMP).

Gli esiti del progetto sono stati presentati (venerdì 16 giugno) nel corso di una conferenza stampa coordinata da Alessandro Cau, ricercatore e responsabile del progetto per conto dell’ateneo cagliaritano.

FLAGS è un gioco di parole tra la sigla dei quattro Gruppi d’azione locale attinenti a pesca e acquacoltura e l’acronimo di “Fishing Litter and Abandoned Gears in Sardinia”, cioè rifiuti da pesca e attrezzi abbandonati in Sardegna, alla cui rimozione è rivolto il progetto.

STRUMENTI E OBIETTIVI. L’attività sperimentale si è concentrata in particolar modo sulle plastiche e non di meno sugli attrezzi da pesca dispersi e abbandonati. Sono state coinvolte imbarcazioni di diverso genere e stazza, dotandole di contenitori e attrezzature per la raccolta e lo stoccaggio a bordo. Ogni natante ha fornito un contributo a seconda del conferimento minimo: venti chili per il piccolo cabotaggio, cinquanta per il piccolo strascico e cento per i grandi strascichi.

GRANDE PARTECIPAZIONE. Il budget all’inizio ha previsto il coinvolgimento di quattro soggetti per ognuno dei Flag, ma la volontà di adesione è stata sorprendente, suffragata da un gran numero di richieste. Quindi i soggetti sono diventati dodici cooperative in rappresentanza di venti imbarcazioni, dalla piccola pesca artigianale e pescaturismo fino ai pescherecci in acciaio da trentacinque metri per la pesca d’altura, capaci di stare fuori dal porto anche per cinque giorni a settimana.

RISULTATI. Dal novembre 2022 (quando l’appalto per il ritiro e lo smaltimento dei rifiuti è stato affidato alla ditta Ecogemma di Assemini) le imbarcazioni sono riuscite a rimuovere dal mare oltre due tonnellate di spazzatura di ogni genere. Nello specifico, in 156 pescate che vanno dai dieci agli ottocento metri di profondità sono stati raccolti 1700 oggetti provenienti da ogni zona del Mediterraneo, per una massa complessiva di 2400 chili di rifiuti, con un massimo di 318 chili in una singola pescata su un fondale di 400 metri. È emerso che la tipologia di rifiuti più diffusa per singoli pezzi è senza dubbio la plastica monouso (dominante a livello numerico), seguita dai contenitori in alluminio e dalle bottiglie di vetro.

Da un punto di vista della massa invece, i rifiuti più incisivi si sono rivelati gli attrezzi da pesca abbandonati. Stiamo parlando in buona misura delle reti perdute sul fondo, che ora possono essere recuperate più agevolmente attraverso l’azione delle reti in attività.

NUOVA LEGISLAZIONE. Fino all’approvazione della Legge Salvamare del maggio 2022, i pescatori che rimuovevano la spazzatura in mare venivano sanzionati, in quanto era considerata rifiuto speciale. Il cambio di rotta ha permesso un intervento diretto della categoria, oltre una notevole riduzione dei costi di smaltimento.

PROSPETTIVE. I pescatori hanno svolto un monitoraggio sistematico zona per zona, fornendo dati utili alla produzione di strumenti normativi adeguati. L’ipotesi è quella di riconoscere una premialità per questo tipo di servizio, dato che i pescherecci da fondale sono gli unici in grado di prelevare rifiuti a centinaia di metri di profondità. Grazie anche alla nuova legislazione, questo servizio potrà trovare continuità in maniera sistematica e permanente nel normale corso delle attività di pesca.

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