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Dal San Nicola all'Olimpico Grande Torino. Sono passati poco più di due mesi dal gol di Pavoletti sotto il diluvio di Bari, due mesi di festa dopo un anno nel purgatorio della B. Ora, però, il tempo dei bagordi è finito, si torna a fare sul serio in quella che è la massima espressione del calcio italiano, la serie A. Il Cagliari ci arriva in punta di piedi, consapevole che per guadagnarsi la salvezza dovrà sudare e fare più di quanto fatto pochi mesi fa per conquistare la promozione. Inizierà a farlo lunedì alle 18.30 sul campo del Torino di Ivan Juric, squadra ben collaudata e che lo scorso anno ha chiuso la stagione al decimo posto salvandosi con largo anticipo.

 

Calendario difficile

La squadra di Claudio Ranieri ha già assaporato l'aria dei match ufficiali, in coppa Italia, andando a vincere all'ultimo respiro dei supplementari contro il Palermo. Alti e bassi in quella partita, come è giusto che sia in una calda serata di metà agosto quando le gambe sono ancora imballate e il peso della preparazione affatica più la mente che il corpo. Partire bene, però, è fondamentale anche perché il calendario del Cagliari, da qui alla prima settimana di ottobre non è dei migliori. Inter, Atalanta, Milan, Fiorentina, Roma le più ostiche, Torino, Bologna e Udinese le più abbordabili. Si fa per dire, perché parliamo di squadre solide che vivono il palcoscenico della serie A da anni.

 

"Ho già dimenticato la promozione"

A Torino la squadra deve entrare in campo con grande umiltà, consapevole della forza della formazione granata, ma anche della propria, eliminando dalla mente i ricordi della cavalcata trionfale in B. Ranieri conosce benissimo le trappole dei successi. Sa quanto la testa possa far funzionare male le gambe. Lo ha già vissuto sulla panchina del Leicester dopo lo storico successo in Premier League, esonerato poi un anno dopo con la squadra in piena lotta per non retrocessione. "Siamo saliti in A e l'ho già dimenticato, ora dobbiamo rimboccarci le maniche e lottare in ogni partita, centimetro su centimetro - le parole del tecnico nella consueta conferenza stampa pre-partita -. I granata vogliono l'Europa e hanno speso tanto. Hanno un allenatore bravo che conosce a memoria i calciatori, con automatismi perfetti. Li rispettiamo, ma così come ci metteranno in difficoltà dovremo farlo noi".

 

"Alleno la nazionale dei 4 mori"

L'ultima di Claudio Ranieri allenatore del Cagliari in Serie A risale a oltre 32 anni fa, 26 maggio 1991: 1-1 al Sant'Elia col Bari e grande festa per la salvezza ottenuta una settimana prima a Bologna, al termine di un triennio eccezionale partito in C1. "Sarò emozionato - ammette pensando al suo ritorno nella massima serie con i colori rossoblu -. Ma me lo terrò dentro". E poco male se Gravina non ha chiamato lui per la panchina della Nazionale: "Alleno la 'Nazionale dei 4 Mori', sono contento e soddisfatto". Intanto si attendono due difensori, di cui uno dovrebbe essere il greco Pantelis Hatzidiakos dall'AZ Alkmaar, e un attaccante che difficilmente sarà Lorenzo Colombo del Milan. "Stiamo lavorando bene, tutti gli obiettivi stanno arrivando e così sarà anche per difensori e attaccante. Non capisco perché si inizi col mercato aperto, non solo qui in Italia: gli affari si fanno l'ultima settimana, se non l'ultimo secondo". E sull'ultimo arrivato, Matteo Prati: "Era fra i primi che volevamo e l'avevo segnalato subito dopo la gara giocata contro la Spal a gennaio, parlandone anche con De Rossi. Ha un'ottima visione di gioco ed è molto intelligente". Ora bisogna far parlare il campo. Partire bene è fondamentale.

 

Antonio Farinola

Pubblicato in Gol Rossoblu

Finalmente si riparte. Si ricomincia con un torneo che non avrà soluzione di continuità e che celebrerà in campo le festività natalizie e di inizio anno nuovo. Un torneo ancora connotato dalla presenza massiccia di calciatori stranieri, valutati in misura pari ai due terzi del totale complessivo e ritenuti da più parti (per ultimo il Ministro Abodi qualche giorno fa) motivo di riflessione in ottica di riorganizzazione del nostro movimento calcistico. Mai come questa estate l’attesa per la ripartenza della massima serie calcistica nazionale si è fatta sentire. E, se possibile, ancor più per chi ha vissuto e gioito la coda dei playoff per l’ammissione della ventesima squadra alla serie A.

 

Al via col mercato apertissimo

Si parte con ancora aperta la finestra mercato per altre due settimane, per tenere accese le speranze di chi ha ancora organici da completare e col disappunto degli allenatori ai quali piacerebbe partire per il ritiro di preparazione estiva con l’organico già definito. Sono lontani i tempi di San Marcello Pistoiese e di Asiago dove, oltre al calore di qualche tifoso in vacanza, al più, poteva presentarsi in albergo o a bordo campo qualche giornalista o qualche piccolo produttore di scarpette da gioco artigianali con l’aspirazione di vedere il proprio prodotto ai piedi di qualche campione. La nazione che ha portato ben tre squadre alle finali delle massime competizioni continentali ha quanto meno l’onere di fare il possibile per confermare la bontà delle proprie compagini, della loro mentalità agonistica e della maturità da loro acquisita, a dispetto delle sirene che suonano dall’Arabia e dal campionato inglese, che resta anche per quest’anno la massima vetrina europea. La prima giornata del campionato inglese, partito in anticipo di una settimana sul nostro, oltre alla finale di Supercoppa europea hanno già messo in evidenza la cifra tecnica e tattica del torneo d’oltre Manica.

 

Estate bollente

In Italia siamo riusciti a racchiudere questa estate tra due metaforiche parentesi a inizio e in chiusura: all’inizio, il caso Maldini - Massara che hanno pagato i trentacinque milioni del fallimento De Ketelaere oltre forse a qualche non affinità di vedute con la proprietà americana e la rinuncia di Spalletti alla panchina del Napoli neo scudettato, prima ancora che in piazza si celebrasse lo scudetto. Mentre è roba di questi ultimi giorni la rinuncia di Mancini alla panchina azzurra, a pochi giorni dai delicati incontri per la qualificazione all’europeo imminente, a cui si è aggiunto il caso Spalletti che, evidentemente, deve aver trovato in vacanza un anti stress formidabile se è riuscito a trasformare quell’uomo defilato, dimesso e affaticato dello scorso giugno, bisognoso di un anno sabbatico, nel condottiero di una nazionale che ha non poche posizioni da dover recuperare sul ranking europeo e mondiale.

 

Napoli e l’incognita Rudy Garcia

Il Napoli, da campione in carica, parte come la squadra da battere. Ha perso Kim che ha fruttato una plusvalenza formidabile (al pari di quella di Tonali per il Milan), ma ha conservato tutta la struttura che gli ha consentito l’impresa lo scorso campionato e, anche senza Giuntoli passato alla Juventus, il presidente De Laurentis ha tenuto dritta la barra confermando ancora una volta il suo peso e la sua caratura dirigenziale e imprenditoriale (nessuno dimentichi che, nel 2004, De Laurentis prese in mano un Napoli fallito e relegato all’oblio). Paradossalmente, l’incognita maggiore del Napoli può essere rappresentata dal nuovo allenatore Rudy Garcia. Se riuscirà a non volere a tutti i costi mettere del suo in quel motore rodato che è stato il Napoli di Spalletti sarebbe già una garanzia, anche se, le prime uscite hanno mostrato una certa attenzione alla fascia sinistra e al gioco di Kvaratskhelia che probabilmente resterebbe penalizzato e soffocato dalla ricerca di strane alchimie nella sua zona e nei suoi movimenti. Va pure non trascurato che durante l’estate diversi giocatori hanno patito muscolarmente così come non era successo nelle due precedenti stagioni.

 

Le big a confronto

Dietro il Napoli certamente le milanesi, il Milan meglio dell’Inter, la Juventus, l’Atalanta, la Lazio e la Roma. Se Pioli riesce a coagulare il gruppo dei nuovi che la proprietà gli ha messo a disposizione, il Milan sarà una macchina da guerra e, seppure al momento non dispone di una copia di Giroud magari con qualche anno in meno, non è certo un problema creare i presupposti tattici per mandare al tiro in porta più di un calciatore aumentando le difficoltà per chi ci dovrà giocare contro. L’Inter, che ha rinunciato a Dzēko, ha fatto pensare a una poderosa campagna di rafforzamento soffocata però dal caso Lukaku che ha scombinato tutta la strategia messa a punto dalla proprietà e dalla dirigenza. Inzaghi ha già fatto un miracolo l’anno scorso e i miracoli difficilmente si ripetono. Le romane hanno recuperato mercato negli ultimi giorni e certamente saranno protagoniste, così come l’Atalanta che si è confermata società solida e lungimirante.

Un caso a se e una sorpresa potrebbe rivelarsi la Fiorentina del presidente Rocco Commisso, al pari dell’Atalanta, società molto solida e concreta che ha maturato e fatto propria l’esperienza bruciante della finale di Conference persa un paio di mesi fa. Ogni riferimento a Italiano è puramente casuale, ma anche no.

 

La lotta per non retrocedere

Bologna, Sassuolo, Torino, Monza e Udinese dovrebbero giocare per quella fascia di anonimato tra la zona sinistra e quella destra della classifica e, se qualcosa dovesse far si che così non sia, si aprirebbero scenari esaltanti (per confermare i quali non bastano gli attuali equipaggiamenti societari di queste compagini) o catastrofici, con le caviglie e i polpacci che affondano nelle sabbie mobili della lotta per non retrocedere. Sabbie mobili in cui invece si cimenteranno le tre neo promosse Frosinone, Genoa e Cagliari e chi fino all’ultimo ha lottato per salvarsi lo scorso campionato: Hellas Verona, Salernitana, Empoli e Lecce. Ora il verdetto passa al campo e sarà fondamentale partire bene ed essere consapevoli della propria dimensione e del proprio obiettivo. Mai come quest’anno non ci sono molte possibilità di recupero per i muscoli e per la testa e, la cadenza degli incontri, soprattutto per le compagini che dovranno affrontare le coppe europee, è davvero impressionante. 

 

Ninni Pillai

 

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