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Dal Vinitaly 2024 arrivano conferme importanti per i settori dell'agroalimentare italiano e sardo. Se la giornata dedicata al Made in Italy aveva detto che il cibo rappresenta la prima ricchezza del Paese e della regione, grazie a un valore della filiera agroalimentare allargata che ha superato i 600 miliardi di euro su base nazionale, (analisi Coldiretti su dati centro studi ‘Divulga’), dall’altra è emerso che le tipicità regionali rappresentano una spinta propulsiva e la Sardegna non è da meno grazie alle sue peculiarità di eccellenza. Produzioni Dop e Igp, ma anche filiere e settori di eccellenza come il vitivinicolo che proprio a Verona ha gli occhi puntati da tutto il mondo. Dal Cannonau al Vermentino, passando per le tipicità storiche, autoctone e senza dimenticare una importante new entry: la Birra artigianale.

IL SETTORE. La folta partecipazione delle aziende del settore vitivinicolo e brassicolo di Coldiretti Sardegna sta confermando il grande fermento dei due comparti isolani che riescono a produrre grande qualità. Si tratta di settori sempre più a tinte giovani grazie alla spinta propulsiva delle aziende guidate dagli under 40 come hanno dimostrato a Casa Coldiretti alcune delle realtà più vitali dell’isola tra cui l’azienda "Fratelli Pusceddu” di Bosa con i suoi vitigni autoctoni e la malvasia o la Cantina sociale del Mandrolisai grazie ai suoi vini biologici. Fermento dimostrato dai numeri che vedono la crescita delle coltivazioni a 27.579 ettari (nel 2022) di cui il 43% destinata a uve Dop e Igp (rilevamento Coldiretti Sardegna su ultimo report Laore) e 546 mila ettolitri di produzione di vino (di cui 284 mila bianchi e 262 mila rossi con 403 mila di vini Dop (74%) e 86 mila di Igp(16%)) su 733 mila quintali di uve prodotte, tornati a livelli simili alle annate storicamente più produttive dai primi anni duemila a oggi. Un export che premia ancora l'Europa (57%), seguita dall’America (31%), poi Asia (10%) e il restante 2% in Oceania.
 
"Il vino sardo si è dimostrato ancora una volta un autentico messaggero della Sardegna nel mondo, trasmettendo la sua reputazione in maniera positiva, fresca e dinamica pur rimanendo fedele alle radici della nostra identità, celebrando le tradizioni e la storia millenaria dell’isola - sottolinea Battista Cualbu, presidente di Coldiretti Sardegna - questo settore non solo produce eccellenze enologiche ma si distingue per la sua capacità di chiudere il ciclo produttivo e conquistare i mercati esteri con successo. L'impulso innovativo è evidente nel boom delle cantine, molte delle quali sono gestite con passione da giovani imprenditori e donne - conclude - dimostrando che stiamo abbracciando una nuova cultura agricola che merita di essere supportata e seguita come modello di successo”.

BIRRE ARTIGIANALI. Ma nell’edizione 2024 uno spazio importante lo hanno rivestito anche le birre artigianali, grazie alla presenza del Consorzio Birra Italiana e alle aziende aderenti, anche targate Sardegna. Dal birrificio Marduk di Irgoli a quello Bam di Mogoro, passando per il 4Mori di Guspini, ancora una volta il comparto ha dimostrato fermento come emerso dall’incontro tenuto al padiglione uno per la presentazione su scala nazionale del progetto di filiera portato avanti da Coldiretti Sardegna con il sostegno del Consorzio Birra Italiana, dall’alto della sua esperienza a livello nazionale e non solo, la cooperativa Isola Sarda che riunisce 23 cerealicoltori isolani, ma anche i birrifici artigianali, i produttori di malto e quelli di luppolo dell’isola.
 
“Crediamo molto in questo progetto che in breve tempo ha permesso di coltivare circa 70 ettari di orzo che saranno trasformati da un maltificio partner per una birra 100% sarda - sottolinea Luca Saba, direttore Coldiretti Sardegna, intervenuto alla presentazione del progetto - Coldiretti sta portando avanti da tempo questo percorso grazie anche a un finanziamento di 2 milioni e mezzo di euro della Regione Sardegna che è stato messo a disposizione e che speriamo possa arrivare sia ai produttori di orzo che ai birrifici - conclude - per poter chiudere la filiera e avere una birra totalmente quattro mori”.

Un progetto che si basa su solidi numeri come dimostra la produzione isolana, arrivata a generare circa 4 milioni di litri grazie ai circa 60 produttori (sui 1.182 birrifici artigianali in Italia) fra birrifici artigianali e “beer firm” (aziende che non dispinendo di un impianto di produzione realizzano le proprie birre presso altre aziende). Numeri di eccellenza anche per le 21 realtà che fanno parte del Consorzio di Promozione e Tutela della Birra Artigianale Italiana da Filiera Agricola (18 birrifici più 3 aziende agricole che coltivano orzo e luppolo) che nel 2022 hanno contribuito a produrre 10 mila ettolitri di birra anche grazie al malto usato per circa 3 mila quintali (Da un quintale di orzo si ottengono circa 75 chili di malto con una resa dello 0,75%).
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Anche la Sardegna è presente in forze con centinaia di agricoltori e allevatori provenienti da ogni parte dell’isola, alla due giorni del presidio al Brennero di Coldiretti, organizzata per tutelare il Made in Italy e difendere il lavoro delle migliaia di imprenditori agricoli sardi e italiani. I rappresentanti del mondo agricolo sardo non sono voluti mancare nonostante le difficoltà del viaggio a un appuntamento importante che ha dato il via alla grande mobilitazione della Coldiretti per una proposta di legge europea di iniziativa popolare sulla trasparenza di quanto portiamo in tavola. La proposta, sostenuta da diecimila agricoltori che in due giorni giungeranno alla frontiera, assieme al presidente nazionale Ettore Prandini e che grazie alle operazioni delle forze dell’ordine stanno verificando il contenuto di tir, camion frigo, autobotti.
 
CUALBU. "Anche quest’anno una foltissima delegazione della Sardegna è presente qui al Brennero, luogo simbolo per l'arrivo delle merci in Italia. È fondamentale presidiare l’ingresso di questi prodotti esteri, spesso spacciati per italiani ed è per questo che continuiamo a chiedere che venga intensificata la vigilanza”, sottolinea Battista Cualbu, presidente di Coldiretti Sardegna, presente con la delegazione sarda al Brennero. "È importante che le etichette siano chiare e trasparenti perchè questa è una battaglia etica e morale, dovuta per tutelare i nostri produttori e consumatori - conclude - si deve avere certezza della provenienza del cibo e di come è stato prodotto. Riteniamo che le norme sulle pratiche sleali e gli accordi di filiera siano il giusto riconoscimento per consentire un corretto compenso ai nostri produttori”.
 
SABA. "Ci viene chiesto di produrre cibo seguendo regole ferree per difendere l’ambiente ma poi vediamo entrare in Italia e in Sardegna da tutto il mondo merci che sono prodotte senza rispettare le stesse nostre norme, il tutto generando una concorrenza sleale insostenibile per i nostri agricoltori. Ora diciamo basta”, sottolinea inoltre Luca Saba, direttore Coldiretti Sardegna. “Oggi nell’azione in campo al Brennero, abbiamo ancora una volta fatto emergere quanti prodotti entrano nel nostro Paese per confondersi come cibo italiano senza esserlo - aggiunge tra i suoi messaggi lanciati dal Brennero il direttore della Sardegna - pensiamo al grano trattato con il glifosate che entra in Italia e diventa pasta italiana. Questo non può continuare - conclude - la presenza di migliaia di agricoltori e centinaia dalla Sardegna vuole ancora una volta denunciare una situazione che deve essere fermata". 
 
CONTRAFFAZIONI. Secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’ diffusa al Brennero, infatti, oltre 8 italiani su 10 (83%) chiedono lo stop alle importazioni di prodotti agroalimentari che non rispettano le stesse regole di quelli italiani in materia di sicurezza alimentare, ambientale e di tutela del lavoro. La raccolta firme, che potrà essere sostenuta firmando in tutti i mercati contadini di Campagna Amica e negli uffici Coldiretti (sarà promossa anche sui social media con l’hashtag #nofakeinitaly), punta anche a mettere finalmente in trasparenza – continua Coldiretti - tutti quei prodotti che sono ancora oggi anonimi e che rappresentano circa un quinto della spesa degli italiani e includono alimenti simbolo a partire dal pane. Su pagnotte e panini non vige, infatti, l’obbligo di indicare l’origine del grano impiegato, come accade per la pasta. E lo stesso vale per tutti i derivati come biscotti, fette biscottate crackers e simili.
 
 
ORISTANO. Dalle cosce di maiale danesi all'uva indiana, dalla frutta sudafricana proveniente dalla Moldavia ai preparati industriali a base di uova fatti in Polonia e anche un tir carico di grano senza tracciabilità. Sono solo alcuni esempi del “fake in Italy” scoperti dalla Coldiretti al Brennero, dove diecimila agricoltori con il supporto delle forze dell’ordine hanno fermato i tir carichi di prodotti alimentari provenienti dall’estero. Anche per questo, sottolineano il presidente e direttore Coldiretti Oristano, Paolo Corrias ed Emanuele Spanó, presenti al Brennero “è fondamentale smascherare quei prodotti che arrivano in Italia in maniera anonima e poi cercano di ottenere il bollino del made in Italy che dà un valore aggiunto a quei prodotti creando gravi danni ai nostri agricoltori - dicono - al contempo è necessario proteggere in ogni modo la sicurezza nella filiera alimentare”. 
 
CAGLIARI. In arrivo anche tante aziende dal Cagliaritano. “Vogliamo difendere il lavoro di agricoltori e pastori di tutta la Sardegna e salvaguardare i consumatori dall’arrivo indiscriminato dei prodotti esteri fuori controllo - sottolinea Giorgio Demurtas, presidente Coldiretti Cagliari - invitiamo anche i consumatori a controllare le etichette e assicurarsi della provenienza dei prodotti. Ecco perché dobbiamo puntare al consumo dei prodotti con una tracciabilità certificata”.   
 
NUORO. Problemi che si riflettono in tutti i territori della Sardegna. Per Leonardo Salis, presidente Coldiretti Nuoro Ogliastra “le merci che arrivano in Italia senza la giusta trasparenza in etichetta creano un enorme danno alle nostre imprese come quelle del nostro territorio che continuano a doversi difendere dalla concorrenza sleale - dice - questa mobilitazione che arriva anche dal Nuorese intende premere per arrivare all’obbligo di origine a livello europeo”. Per Alessandro Serra, direttore Coldiretti Nuoro Ogliastra, inoltre “proprio i nostri agricoltori del Nuorese, che hanno valicato il mare per essere qui in questi giorni, vogliono che si arrivi alla difesa dei nostri prodotti dall’attacco sempre più forte che arriva da produzioni straniere senza tracciabilità - sottolinea - dobbiamo una volta per tutte bloccare l’enorme mole di prodotti spacciati per italiani che creano enormi danni alle nostre imprese”. 
 
NORD SARDEGNA. Stesso messaggio anche dal Nord Sardegna. “La concorrenza sleale è uno dei danni maggiori che può arrivare a colpire il nostro agroalimentare fatto di tante tipicità dei nostri territori - sottolineano Antonello Fois ed Ermanno Mazzetti, presidente e direttore Coldiretti Nord Sardegna - sono proprio i produttori più piccoli, ovvero quelli che rappresentano la percentuale maggiore del tessuto imprenditoriale del settore nell’isola, a essere maggiormente a rischio in un mercato non tutelato dalla trasparenza. Ecco perchè anche il Nord Sardegna non è voluto mancare a questa due giorni fondamentale per il futuro della nostra agricoltura”.
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Oltre 2 mila tra agricoltori, allevatori e stakeholder hanno affollato il padiglione della Fiera di Cagliari per l’incontro organizzato ieri da Coldiretti Sardegna che ha presentato ai candidati alla presidenza della Regione i principali punti della visione del mondo agricolo sardo per lo sviluppo dell’isola nel prossimo futuro.
Sburocratizzazione della macchina amministrativa con la digitalizzazione dei procedimenti, riformare l’assessorato dell’Agricoltura e gli Enti agricoli, una legge di governo del territorio che punti a liberare le terre vincolate, credere in una Sardegna che pensi nel cibo come asse strategico per lo sviluppo e, ancora, il governo alla Sardegna del sistema energetico e dell’acqua per l’autosufficienza. Senza dimenticare la necessità di una Unità di crisi per le emergenze in agricoltura. Infine, una delle necessità principali per la possibilità di creare politiche efficaci in agricoltura: la nomina come prima scelta del nuovo assetto di Giunta, di un assessore dell’Agricoltura competente e politicamente forte.
Sono solo alcuni dei punti programmatici principali su cui si è concentrato il dibattito. All’appuntamento guidato dai vertici Coldiretti Sardegna, con in testa il presidente, Battista Cualbu e il direttore, Luca Saba hanno partecipato portando le domande al futuro presidente della Regione anche i rappresentanti territoriali dell’associazione sarda, delle donne dei giovani e pensionati che hanno condiviso la visione strategica per la Sardegna del futuro. Tanti i punti toccati sulle proposte di Coldiretti per rivitalizzare i settori economici e sociali dell’isola e, al termine dell’incontro, è stato consegnato anche il documento con le proposte Coldiretti.

COLDIRETTI. “Gli agricoltori sardi sono stanchi ma combattivi e mai rassegnati a essere l’ultimo anello della catena produttiva e di non vedere riconosciuta la loro dignità lavorativa con la giusta remunerazione – hanno sottolineato presidente e direttore – sono stanchi dei ritardi e delle inefficienze della pubblica amministrazione e di essere in continuo stato di emergenza per le calamità naturali ed epizoozie. Su di loro vengono scaricate le inefficienze e i costi della filiera agroalimentare” Secondo Coldiretti Sardegna “Bisogna cambiare questa visione – aggiungono Saba e Cualbu - lo sviluppo sostenibile della Sardegna che nel prossimo futuro vogliamo consegnare ai nostri figli e nipoti, passa necessariamente da una piattaforma di programmi a lungo termine orientati almeno ai prossimi 20 anni”. Secondo presidente e direttore “la nostra isola con la sua superficie agricola utilizzabile di oltre 1,2 milioni di ettari è centrale nel Mediterraneo e può candidarsi a un ruolo chiave, soprattutto nella produzione di cibo in un mondo sempre più popolato e come hub logistico. Per farlo servono riforme che puntino a far superare la quota di 4 miliardi di euro di produzione lorda vendibile”.

BUROCRAZIA E REGIONE. Davanti alla platea gremita di agricoltori e allevatori arrivati da tutta la Sardegna si è parlato di uno dei punti fondamentali per superare le gravi incertezze delle imprese agricole, la burocrazia e la riforma dell’assessorato dell’agricoltura. Su questo fronte per Coldiretti Sardegna ci sono due priorità: la riforma dell’assessorato dell’Agricoltura e la sburocratizzazione della macchina amministrativa. Sul primo fronte è evidente come l’assessorato, oggi, sia “sempre più lontano dagli agricoltori – sottolinea Coldiretti - sempre più abbandonato a sé stesso. Occorre una sua revisione e riorganizzazione con uno spirito che torni a dare servizi agli agricoltori per gli agricoltori. Si deve puntare su una riforma degli Enti Agricoli che ne ridisegni numeri, funzioni, organizzazione e struttura e con un coordinamento delle attività in capo all'assessorato per il ritorno ai servizi utili che sono stati cancellati. Dal lato burocrazia, per l’associazione “occorre garantire una volta per tutte che i tempi della burocrazia rispettino quelli delle imprese. La macchina amministrativa deve essere in grado di rendere più snelle le procedure amministrative con l’introduzione di processi informatici che già esistono. La Regione – aggiunge Coldiretti - è in possesso di una enorme mole di dati che devono essere utilizzati per semplificare la vita alle aziende e programmare i settori”. Un esempio virtuoso può essere il “cruscotto dell’agricoltura” di Coldiretti, elemento fondamentale per la programmazione politica e l'allocazione dei fondi pubblici. Questo può permettere di ridare dignità a settori oggi dimenticati come vitivinicolo, olivicolo, risicolo, cerealicolo, apistico, florovivaistico e ortofrutticolo.

GOVERNO TERRITORIO. Dalla platea Coldiretti si è alzata la voce: Basta con vincoli inutili per i terreni agricoli: le terre incolte devono tornare a essere agricole. Questo approccio che parte dal rispetto e dalla tutela dell'ambiente può consentire all'agricoltura di riconquistare le terre un tempo agricole e oggi abbandonate al sopravvento delle formazioni arbustive che le norme inutili, oggi, ne vincolano l’utilizzo. Renderle nuovamente produttive può permettere la liberazione del potenziale agricolo, incentivando uno sviluppo sostenibile del territorio attraverso l'incremento della produzione alimentare: è possibile una coesistenza armoniosa tra agricoltura e ambiente dove anche le foreste possono diventare risorsa economica e turistica per lo sviluppo delle imprese e del territorio.

CIBO. Tassello necessario per sostenere i settori economici sardi, fare del cibo l’elemento primario per il futuro in un mondo sempre più popolato. Qui la Sardegna può avere un ruolo da protagonista. Per Coldiretti, però, l’agroalimentare non è può essere, come è sempre stato, lo slogan di tutte le campagne elettorali per poi essere puntualmente dimenticato. Da qui la forte richiesta degli agricoltori sardi alla politica di cogliere la sfida di mettere sul podio delle scelte politiche la produzione del cibo e supportarla, perchè gli agricoltori vogliono una Regione che scelga il modo per affrontare i mercatini globali. Questo si può fare solo credendo nella logistica, nella continuità territoriale delle merci, nella cooperazione integrata, nella promozione di contratti di filiera, nello sviluppo delle reti d’impresa e della filiera e su un programma di internazionalizzazione serio per il cibo sardo.

ACQUA ED ENERGIA. Sono due tasselli centrali per lo sviluppo. Gli agricoltori e allevatori isolani lamentano come in Sardegna si conservi bene l’acqua ma se ne sprechi il 40% e come dall’acqua non si produca energia e non si possano abbattere i costi per gli agricoltori. Per Coldiretti lo sviluppo futuro rimodellato dai cambiamenti climatici, passa per una gestione sostenibile della risorsa idrica, proteggendola, conservandola e riducendo gli sprechi. Per questo Coldiretti chiede: la sostituzione delle reti obsolete; l’ampliamento delle zone irrigate; l’abbattimento dei costi; il riutilizzo dei reflui; l’interconnessione dei bacini e l’innnovazione dei sistemi d’irrigazione nelle imprese agricole. Dal lato dell’energia non si può essere sempre inermi all’invasione di progetti sulle energie rinnovabili senza che la regione prenda una posizione netta. Per gli agricoltori sardi: basta progetti calati dall’alto che non lasciano niente ai sardi. Serve una Sardegna protagonista e consapevole delle scelte energetiche puntando su transizione energetica green con la costituzione di comunità energetiche.

EMERGENZE. In 24 anni la Sardegna è stata colpita dalla lingua blu e ha subito 17 procedimenti di calamità naturali; 15 trombe d’aria, 14 grandinate e continue ondate di siccità che affliggono il settore agricolo. Per Coldiretti queste non sono più emergenze mentre oggi ancora gli interventi sono tardivi, inadeguati e inutili. Per questo gli agricoltori chiedono una Unità di crisi permanente che intervenga in modo immediato e programmato.

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Dopo ripetute pressioni di Coldiretti Sardegna e momenti di tensione dovuti proprio all’azione dell’associazione, la Regione completa l'istruttoria per pagare il 90% delle domande di aiuto per gli allevatori dei bovini da carne. In un mese dalla presentazione delle istanze, infatti, l’esecutivo regionale attraverso l’agenzia Laore ha messo in pagamento oltre 2.800 richieste di sostegno da parte degli allevatori per circa 6,6 milioni di euro. Una buona notizia che si somma alle ultime novità legate alle azioni di contrasto alla lingua blu, che hanno portato a un allentamento delle restrizioni sulle movimentazioni, in particolare nelle zone dove insistono la maggior parte delle aziende bovine dell'isola. 

COLDIRETTI. “Questo risultato dimostra che si possono mettere in pagamento, in tempi brevi, le domande presentate dalle nostre aziende sui bandi regionali - commentano il presidente e il direttore di Coldiretti Sardegna, Battista Cualbu e Luca Saba - accorciare i tempi di definizione e presentazione dei bandi, così come quelli di erogazione dei fondi stanziati per gli aiuti, permette alle nostre aziende di poter portare avanti le loro attività - continuano - va un plauso all’agenzia Laore che, in questa occasione ha dimostrato efficienza e celerità”. 

Quello che ha portato al raggiungimento del risultato sul bando bovino da carne e che Coldiretti chiedeva a gran voce alla Regione "è un metodo che può continuare a essere seguito in futuro - aggiungono i vertici Coldiretti Sardegna - a questo punto chiediamo anche un'accelerazione per far partire subito il bando a favore degli altri settori che non hanno ancora beneficiato degli aiuti. Ci sono ancora tante aziende agricole che attendono l’attuazione delle misure di sostegno legiferate nel 2023 - concludono Saba e Cualbu - per questo è necessario velocizzare le azioni di istruttoria per raggiungere lo stesso risultato anche per settori che troppo spesso vengono dimenticati”.

BOVINO. Il pagamento delle oltre 2.800 domande riguarda gli aiuti finalizzati al sostegno delle aziende che avevano subito pesanti perdite di reddito a seguito della guerra Russia-Ucraina. I beneficiari sono le piccole medie imprese che al 31 dicembre 2021 allevavano oltre 15 capi bovini (tutte le categorie incluse) e che sono tutt'ora in attività e non abbiano già usufruito degli aiuti per i bovini da latte.

 

 
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Agnello, maialetto e carciofo: Sono stati questi i tre prodotti principe delle tavole dei sardi scelti per le cene e i pranzi di Natale, da gustare rigorosamente in famiglia. È quanto emerso da un rilevamento Coldiretti Sardegna, sui consumi dei sardi durante le festività del 24-26 dicembre, elaborato su un campione di circa 200 intervistati. Per una famiglia di 4 persone la spesa media è stata di quasi 40 euro a testa (150 euro a famiglia) con picchi anche di 220 euro. Confermate anche le stime della vigilia con i sardi più propensi a festeggiare in famiglia (due terzi dei sardi) e con più persone (circa 10 (come i siciliani) rispetto agli 8 del resto d’italia).

PIATTI. Proprio l’agnello, rigorosamente di Sardegna Igp e servito sia arrosto che in umido, l’ha fatta da padrone per circa l’80% dei consumatori, seguito dal maialetto arrosto (sul 75% delle tavole) e il carciofo (70%) da solo o nei piatti elaborati con carne o altre verdure. Subito sotto il podio, ma più distante, si piazza il pesce (40%), poi i gamberoni (35%) perlopiù arrosto o in antipasti e la pasta fresca (30% degli intervistati) compresa quella tradizionale delle varie aree dell’isola, su tutti culurgiones, fregula e ravioli.

PRODOTTI. Immancabili in pranzi e cene gli antipasti con in testa i pecorini (più staccati i caprini e vaccini) e i salumi sardi (su tutti le salsiccia, prosciutto crudo e guanciale). Ma a riscuotere grande successo sono stati anche gli antipasti di mare, presenti in una tavola su quattro (con il polpo il più gettonato). Tra le verdure il finocchio e le carote hanno segnato le punte maggiori, seguiti dai ravanelli. Tra la frutta è stata un’ondata di agrumi (nel 70% delle tavole), secondo posto per le arance. Discorso a parte per dolci e vini, sempre presenti in tutti i pasti delle festività ma molto vari in base alle collocazioni geografiche degli intervistati, nel rispetto della tradizione più locale. Tra gli altri piatti e prodotti si segnala in crescita il consumo della polenta (in particolare con i funghi) ma anche della bottarga, il cavolfiore e la frutta esotica come l’ananas sempre più in voga rispetto al passato. Tra i consumatori spicca l’acquisto nei mercati di Campagna Amica in particolare per i freschi tra frutta e verdure di stagione. 

COLDIRETTI. “Il rilevamento conferma le nostre stime effettuate prima del Natale e ci segnala allo stesso tempo la grande propensione dei sardi nel restare legati alla tradizione dei piatti e prodotti del territorio certificati da una filiera corta e dalla tracciabilità, sinonimo di qualità - sottolinea Battista Cualbu, presidente Coldiretti Sardegna - il primato dell’agnello, inoltre, non solo conferma l’importanza della tradizione nei pasti natalizi, ma anche la grande attenzione dei consumatori alla ricerca di carni di qualità e legate a una filiera controllata e certificata”. Secondo il direttore Coldiretti Sardegna Luca Saba, inoltre “non stupisce come nelle tavole dei sardi siano predominanti i prodotti a chilometro zero come la nostra frutta e verdura - sottolinea - lo vediamo anche nei nostri mercati di Campagna Amica in cui i clienti possono trovare genuinità e una grande scelta di prodotti del territorio. Anche per queste festività i consumi nei nostri canali Campagna Amica hanno dato valore aggiunto alle nostre aziende, presenti in tutti i mercati della Sardegna”.

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Hanno portato in alto il nome della Sardegna nella scienza e nella medicina, nel giornalismo e nelle istituzioni, nel mondo accademico, in quello agricolo e in quelli artistici, dello spettacolo e dell’arte in generale, senza dimenticare lo sport. Ma sono anche e soprattutto instancabili lavoratrici e professioniste nei loro campi. Sono esempi di grande cuore e solidarietà, di forza d’animo e di volontà. Sono le donne di Sardegna che Coldiretti Donne Impresa Sardegna ha voluto ringraziare per il loro contributo alla società con la consegna del premio Feminas 2023.

FEMINAS. L’appuntamento, ormai consolidato come premio delle donne alle donne, è arrivato alla sua settima edizione e i premi sono stati consegnati oggi a Cagliari nella splendida cornice di Palazzo Doglio. L’evento ha permesso di mettere insieme nove storie di donne che nutrono il mondo davanti a un parterre d’eccezione per una giornata dedicata al vero motore della società, le donne. E non è mancato il messaggio, mai come oggi fondamentale, della necessità di contrastare tutti i giorni le violenze che ancora troppo spesso vedono vittime le donne. All’appuntamento, organizzato e coordinato da Maria Gina Ledda, coordinatrice regionale di Donne Impresa di Coldiretti, hanno preso parte oltre ai vertici di Coldiretti Sardegna, il presidente Battista Cualbu e il direttore, Luca Saba, anche la presidente nazionale di Donne Impresa, Mariafrancesca Serra, tutte le rappresentanti regionali e territoriali di Coldiretti Donne Impresa, oltre che quelli di Coldiretti e delle tante personalità che non sono volute mancare all’evento 2023.

I PREMI. A ritirare il premio sono state Maria del Zompo, primo rettore donna in Sardegna, per "Una carriera dedicata alla ricerca e all’insegnamento per educare le giovani menti al valore della ricerca scientifica. Grazie alla sua grande competenza è stata la prima donna Rettore di una Università in Sardegna, contribuendo a far superare i divari di genere nel mondo universitario sardo"; Verina Olla, la "memoria storica del mondo delle api in Sardegna che ha fatto della sua passione la sua vita, in difesa di una delle tradizioni più genuine dell’agricoltura isolana. Ancora oggi, da apicultrice più longeva nell’isola, è punto di riferimento per tutti"; il medico Pietrina Ticca, perchè “la diffusione della cultura della donazione degli organi in ambito ospedaliero e tra la popolazione è il punto di partenza di una vita fatta di impegno costante a supporto della gente. Grazie a questo il reparto di Anestesia e Rianimazione dell’ospedale ‘San Francesco’ di Nuoro è ormai eccellenza della sanità isolana”; Virginia Pishbin, per il  suo "impegno costante per la difesa dei diritti dei più deboli e delle donne, in particolare iraniane, che è la base della sua vita. Lontano dalle sue radici a causa del regime, continua nel suo grande impegno per il riconoscimento dei diritti”; la giornalista Incoronata Boccia “professionista di estrema competenza, meticolosità e maestria, capace di esplorare e raccontare ogni lato del mondo dell’informazione in modo fruibile a tutti. Esempio di grande professionalità si è guadagnata, di diritto, un ruolo di primo piano nelle maggiori testate nazionali”; la violinista di caratura mondiale, Anna Tifu “enfant prodige della musica classica, famosa in Italia e nel mondo per il suo grande talento, grazie alla sua straordinaria preparazione artistica ha collaborato con i più grandi maestri e direttori d’orchestra, interpretando con maestria ogni lato della musica classica”; la mezzofondista Claudia Pinna “donna di Sport, sempre pronta a superare ogni suo limite nella disciplina è protagonista in Italia e alla ribalta internazionale. Con costanza e dedizione raggiunge sempre nuovi traguardi dimostrando che lo sport non ha confini"; Maria Giovanna Cherchi “voce della Sardegna e della tradizione, che con il suo grande talento musicale tiene viva la cultura sarda espressa nella canzone in ‘limba’. Un esempio per le nuove generazioni di cantanti sardi che in lei possono trovare ispirazione artistica” e l’insegnante, Rossana Durzu per il suo "amore per l’insegnamento, per la formazione dei più piccoli e per la solidarietà che sono stati i suoi punti di riferimento. L’umanità, la sensibilità e la grande disponibilità verso il prossimo sono stati i lasciti alle persone che la conoscono, andando oltre i pregiudizi e le barriere sociali”.

COLDIRETTI DONNE IMPRESA. “Questo è un riconoscimento per il lavoro delle donne sarde nei loro campi e che premia la loro determinazione nel raggiungere gli obiettivi - sottolinea Mariafrancesca Serra, responsabile nazionale e regionale di Donne Impresa - le donne che eccellono a tutti i livelli compresa l’agricoltura e, in Italia, sono oltre 200 mila con numeri in forte ascesa - sottolinea - si tratta di donne che, molto spesso, lasciato le loro carriere e professioni per tornare alle origini e nelle campagne”. Un profilo, quello della della donna in agricoltura che è una figura giovane, altamente formata con oltre il 25% di laureate (una donna su quattro) e con un bagaglio di conoscenze ed esperienze che viene portato all’interno dell’azienda (Dati fonte Coldiretti). Nel comparto, inoltre, il 50% delle donne svolge attività multifunzionali e il 60% fa agricoltura biologica. Un premio, quello Feminas, che ancora una volta mette in luce storie di donne che nutrono il mondo: “Abbiamo premiato donne con storie tanto diverse tra loro ma che sono accomunate da determinazione e passione nel perseguire i propri obiettivi - aggiunge Maria Gina Ledda, coordinatrice regionale Coldiretti donne Impresa - sono esempi positivi in una società che ancora deve fare tanto per raggiungere la parità di genere.

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Uno storico accordo unisce il Kirghizistan alla Sardegna. È stato firmato il Memorandum d’Intesa tra Il Centro per l'Occupazione dei Cittadini all'estero presso il ministero del Lavoro, della Sicurezza sociale e della Migrazione della Repubblica del Kirghizistan e la Federazione Coldiretti Sardegna che delinea il progetto che intende mettere in campo un percorso di cooperazione tra le due realtà.

Durante l'incontro avvenuto in presenza e in modalità online, sono stati discussi i temi chiave della cooperazione tra Sardegna e Kirghizistan e dell'attrazione dei lavoratori della Repubblica del Kirghizistan nella regione Sardegna, nei settori dell'agricoltura e del turismo, con particolare attenzione alle coppie sposate.

Coldiretti Sardegna è pronta a fornire un'opportunità unica di scambio di esperienze nella produzione di latte, formaggio e altri prodotti agricoli ed è anche pronta a supportare, promuovere e favorire, insieme ai sindaci dei Distretti rurali aderenti al progetto, la possibilità di offrire alloggio, assistenza sanitaria e un regolare contratto di lavoro nel pieno rispetto delle regole e leggi nazionali. Inoltre, i datori di lavoro hanno discusso della possibilità di fornire un’adeguata formazione in lingua e cultura italiana dopo il trasferimento in Italia, creando prospettive reali per le persone in cerca di lavoro provenienti dal Kirghizistan.

La firma del Memorandum d'Intesa è stata resa possibile grazie al sostegno attivo dell'Ambasciata della Repubblica del Kirghizistan in Italia e grazie alla partecipazione personale dell'Ambasciatore S.E. Taalai Bazarbaev, che crea condizioni favorevoli per promettenti opportunità di lavoro per i lavoratori della Repubblica del Kirghizistan in Sardegna. 

Questo storico accordo rappresenta un passo significativo verso il rafforzamento della partnership tra i due paesi e apre nuove prospettive per i cittadini del Kirghizistan che desiderano trovare lavoro nella regione Sardegna. 

Il prossimo passo delle parti, che si farà presumibilmente la prossima settimana, sarà la firma di un Protocollo di cooperazione, propedeutico alla partenza del progetto, che consentirà di selezionare coloro che desiderano trovare lavoro nell'ambito di questo programma.

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Per salvare gli allevamenti e la tradizione agroalimentare della Sardegna ma anche per ripopolare città e campagne a rischio desertificazione, sono in arrivo nell’Isola giovani pastori kirkisi competenti nei lavori agricoli insieme alle loro famiglie. È questo il risultato dell’accordo raggiunto dalla Coldiretti In Kirghizistan, la repubblica ex sovietica più a est che si trova a seimila chilometri dall’Isola.

L’accordo alla firma del Ministero del lavoro del Kazakistan prevede di avviare un progetto pilota, professionale e sociale, con – sottolinea la Coldiretti – l’arrivo di un primo gruppo di un centinaio di kirghisi in Sardegna (di età tra i 18 e i 45 anni) con capacità professionali specifiche nel settore primario che seguiranno un percorso di formazione ed integrazione nel tessuto economico e sociale della Regione con opportunità anche per le mogli nell’attività dell’assistenza familiare.

Si tratta di una iniziativa da consolidare nel tempo che, oltre a rafforzare il tessuto produttivo punta a contrastare l’abbandono delle campagne e dei piccoli centri dove a pesare è anche il calo delle nascite e l’invecchiamento della popolazione. Si tratta di un progetto di medio - lungo periodo che porterà all’inserimento di migliaia stranieri, a seconda della domanda, con interventi in tre distretti rurali: Sassari, Barbagie e Sarrabus, con l’aiuto di mediatori culturali.

 In Kirghizistan – precisa la Coldiretti - è fortemente presente l’attività allevamento con profonde conoscenze dell’attività casearia diffuse competenze soprattutto nella realizzazione di formaggio da latte di pecora ma anche nell’allevamento dei cavalli. Nel Paese sono allevate soprattutto pecore di razza karakul e argali che raggiungono per il maschio adulto sino a 80 chili di peso.

 Lo sviluppo del progetto di integrazione sociale dei lavoratori del Kirghizistan in Sardegna è stato possibile grazie alla collaborazione con l’ambasciatore del Kirghizistan in Italia, Taalay Bazarbaev con l’obiettivo di creare opportunità di lavoro stabile e nel pieno rispetto della legalità sia in termini di servizi sociali che per il mondo produttivo, in particolare quello agro-pastorale. L’accordo – spiega la Coldiretti - prevede contratti di apprendistato e poi contratti a tempo indeterminato con la possibilità di occupare le tante case sfitte nei piccoli centri dell’Isola. Una prima selezione verrà fatta inizialmente dal ministero del lavoro kirghizo che preparerà i bandi per l’individuazione di personale per la Sardegna. Il tutto dopo la firma di un protocollo ufficiale tra Coldiretti e il governo kirghiso, naturalmente con il sostegno del Ministero degli Affari Esteri e di quello dell’agricoltura, della sovranità alimentare e foreste.

 L’immigrazione legale è un valore per un Paese come l’Italia dove – sottolinea la Coldiretti – un prodotto agricolo su quattro viene raccolto da mani straniere con 358mila lavoratori regolari provenienti da ben 164 Paesi diversi che sono impegnati regolarmente nei campi e nelle stalle fornendo più del 30% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore, secondo il Dossier Idos. I lavoratori stranieri occupati in agricoltura – conclude la Coldiretti – sono per la maggior parte provenienti da Romania, Marocco, India e Albania, ma ci sono rappresentanti di un po’ tutte le nazionalità. Si tratta soprattutto di lavoratori dipendenti a tempo determinato che arrivano dall’estero e che ogni anno attraversano il confine per un lavoro stagionale per poi tornare nel proprio Paese spesso stabilendo delle durature relazioni professionali oltre che di amicizia con gli imprenditori agricoli.

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Anche la vendemmia di quest’anno deve fare i conti con gli effetti dei cambiamenti climatici. Se nel 2022 la produzione di vino nell’isola aveva affrontato il problema delle gelate, quest'anno sono state siccità e grande caldo a frenare le produzioni. La raccolta delle uve è iniziata in tutta la regione e secondo un primo rilevamento Coldiretti Sardegna sull’andamento della vendemmia in corso, il calo produttivo si stima attorno al 25-30% su base regionale, dato leggermente superiore a quello stimato da Ismea che parla, per l’isola, di -20% con un passaggio dai 533 mila ettolitri di vino e mosto raccolti nel 2022 ai potenziali 427 mila del 2023.  

COLDIRETTI. "Al di là di come si chiuderà l’annata 2023 e di quale sarà, su base regionale il dato produttivo finale, bisogna affrontare in modo decisivo il tema del clima - sottolineano il presidente e direttore di Coldiretti Sardegna, Battista Cualbu e Luca Saba - è necessario mettere in campo un serio dibattito che porti a proposte su larga scala per invertire l’effetto degli eventi avversi che stanno creando sempre più danni al nostro comparto - aggiungono - nel processo di difesa dalle avversità atmosferiche risulta determinante al contempo l’innovazione tecnologica - concludono Saba e Cualbu - è comprovato che le aziende più strutturate e che utilizzano strumentazioni di precisione, big data, tecnologie d'irrigazione all’avanguardia e sistemi informatici, si difendono meglio dall’impatto delle calamita naturali”.

SUD SARDEGNA. Nel Sud dell’isola un territorio altamente vocato al vitivinicolo è il Parteolla, che si sta attestando poco oltre il calo produttivo stimato da Ismea. Anche qui a incidere sono stati gli eventi atmosferici avversi tra la primavera e le gravi ondate di calore di luglio. “Stiamo registrando un calo rispetto all’anno passato che, al momento, si sta attestando tra il 25 e il 30% in attesa di completare con la vendemmia e avere un quadro ancora più preciso - sottolinea Sandro Murgia, presidente della Cantina di Dolianova - speriamo che il caldo che sta continuando anche in queste settimane non continui a colpire le uve già disidratate e quindi a non far peggiorare le percentuali di calo produttivo rispetto al 2022 - conclude - al momento confermiamo anche un’ottima qualità delle produzioni”. 

GALLURA. In Gallura a farla da padrona è il Vermentino che, come anche le altre uve ha sofferto le ondate di calore. “La nostra azienda è circa all’80% della vendemmia e i dati che stiamo riscontrando parlano di un calo produttivo di circa il 30% rispetto alla passata annata - sottolinea Alessandro Mancini dell’omonima Cantina di Olbia - registriamo comunque un'uva di buona qualità e buon grado che fortunatamente ha superato abbastanza bene la siccità che aveva contraddistinto la prima parte della stagione e, poi, il grave problema del caldo che si è abbattuto nelle scorse settimane”. 

NORD SARDEGNA. Sempre sul Nord Sardegna, ad Alghero alla cantina Santa Maria La Palma la situazione è in linea con la Gallura. “Finora riscontriamo una ottima qualità sia sulle basi per gli spumanti raccolte ad agosto e già ampiamente in fermentazione che sulle uve bianche (già l’80% di raccolta effettuata) - sottolinea il presidente Mario Peretto - in attesa dei rossi, di Cagnulari e Cannonau, al momento dalle prime lavorazioni ci sono ottimi risultati sia per qualità che per aromi” Di contro la produzione è in calo. “Con le tecniche colturali per sopperire ai caldi estivi e alle malattie abbiamo garantito una buona protezione alle piante, ma nonostante questo il calo attuale sfiora il 20% e stimiamo cali superiori nel proseguo della vendemmia - dice - in ogni caso abbiamo arginato le perdite”.

ORISTANESE. Va decisamente meglio nell’Oristanese con una situazione a macchia di leopardo ma che, comunque, non segnala grandi cali rispetto alla passata vendemmia. "Siamo appena partiti con il taglio ma al momento la situazione non è male - spiega Davide Orro dell’omonima azienda di Tramatza - nel territorio la situazione è a macchia di leopardo considerati i danni in alcune aree per peronospora e caldo. In generale con il supporto tecnico che si offre ai vigneti e l’aiuto dell’irrigazione abbiamo limitato i danni - dice - considerato che veniamo da un 2022 di basse produzioni, oggi, abbiamo migliorato anche se non siamo al massimo dei quantitativi possibili”. 

NUORESE. Alti e bassi anche nel Nuorese dove gli effetti del clima hanno dettato la vendemmia 2023. In alcune zone il calo produttivo è stato molto forte a causa della grandine, del caldo torrido con temperature oltre 35 gradi e per gli ingenti danni della peronospora. Altre aree hanno retto bene gli eventi atmosferici. “Anche la Sardegna è davanti a evidenti annate del tutto anomale rispetto a quello a cui eravamo abituati - sottolinea Andrea Sedilesu dell’omonima e storica cantina di Mamoiada - ma le difficoltà sulla produzione (non sulla qualità) dell'annata dovrà essere utile per averla come punto di riferimento per metterci in moto e contrastare gli eventi avversi”.

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Il Sud Sardegna è nella morsa del gran caldo da diversi giorni e già si contano ingenti danni alle colture. A preoccupare maggiormente, aziende e produttori, è il settore vitivinicolo che sta scontando gravi problemi in vista della prossima vendemmia. Tra le zone più colpite quelle del Campidano, Sarrabus, Gerrei, Trexenta e Marmilla. Gran caldo che non risparmia nemmeno l’ortofrutta con le pesche in grande sofferenza, così come sono a rischio angurie e meloni, senza dimenticare i pomodori e il resto degli ortaggi nei campi. Incognita carciofi, mentre sono quasi introvabili i cetrioli. 
 
COLDIRETTI. “C’è grandissima sofferenza sui campi per colpa di queste ondate di calore che hanno messo a rischio tante colture e, di conseguenza, i guadagni di molte aziende agricole del Sud Sardegna - sottolineano presidente e direttore di Coldiretti Cagliari, Giorgio Demurtas e Luca Saba - nei prossimi giorni si avrà la conta dei danni ma già ora la fotografia dei campi è davvero preoccupante. Anche per questo chiediamo alla Regione un intervento per lo stato di calamità - concludono - già in queste settimane molti sindaci lo stanno dichiarando a livello locale, per una situazione in divenire e con grandissime incognite”. 
 
VITIVINICOLO. Picchi di calore e temperature elevate per lungo tempo che non hanno risparmiato il comparto del vino con tutte le tipologie colpite tra Cannonau, Vermentino, Nuragus e non solo. “Siamo seriamente preoccupati per la condizione dei nostri vitigni e dell’uva - commenta Sandro Murgia esponente della Cantina di Dolianova una delle realtà più importanti del Sud dell’isola, oltre che dirigente Coldiretti - i nostri agronomi sono in campo questi giorni per capire e quantificare i danni, ma già sono evidenti i contraccolpi sull’uva messa in grave difficoltà dalle punte di calore che nella nostra zona hanno sfiorato i 50 gradi sul campo - aggiunge - quello che nelle ultime ore sembrava essersi salvato adesso è in forte sofferenza e anche per questo siamo preoccupati per quello che potrà accadere al resto della produzione nelle prossime settimane”.
 
ORTOFRUTTA. Stesse difficoltà per l’ortofrutta. “I nostri campi di angurie e meloni sono stati completamente compromessi dall’elevato colpo di calore delle ultime settimane che ha danneggiato i frutti ancora crudi e che non matureranno più - aggiunge Marcello Curreli, agricoltore Coldiretti di una azienda a San Gavino - abbiamo subito una perdita che tocca il 90% della produzione di queste tipologie e non riusciremo a raccogliere quasi nulla con le piante collassate e che non riescono a portare a termine le maturazioni”. 
 
POMODORI E CETRIOLI. Ma il grido d’allarme è anche sul fronte dei pomodori e altre ortive: “La situazione è pessima - sottolinea Tonio Mereu, produttore di Assemini di Campagna Amica Coldiretti - siamo abituati alle botte di calore che durano pochi giorni, come succede spesso in estate, ma con questi picchi che proseguono per settimane, tutto si deperisce a discapito di produzioni e qualità - spiega - a causa di questo abbiamo dovuto terminare la produzione quasi un mese prima rispetto al solito con un relativo calo del fatturato - conclude Mereu - il pomodoro è una delle colture più in sofferenza ma ne risentono tutte le colture, se pensiamo che il cetriolo è praticamente introvabile”.
 
LAVORATORI E CARCIOFO. Problemi per le colure ma anche per il lavoro nei campi. “Stiamo riducendo drasticamente gli orari di lavoro, terminando non oltre le 11 della mattina - precisa ancora Maurizio Murru, agricoltore Coldiretti - così non si riescono a seguire come si dovrebbero le lavorazioni sui campi. Le colture precoci, prossime al taglio, sono perlopiù bruciate con una perdita molto forte di fatturato - sottolinea - ora stiamo piantando i carciofi per la prossima annata, ma il terreno è talmente caldo che siamo preoccupati per come potranno sopravvivere gli occhielli. Il rischio è che con l’acqua e il gran caldo del terreno la pianta alla fine possa seccare”. 
 
ITALIA. "L’ondata di calore africana – sottolinea inoltre Coldiretti – è la punta dell’iceberg delle anomalie di questo pazzo 2023 che è stato segnato, fino ad ora, prima da una grave siccità che ha compromesso le coltivazioni in campo e poi per alcuni mesi dal moltiplicarsi di eventi meteo estremi, precipitazioni abbondanti e basse temperature e, infine, dal caldo torrido di luglio con danni all’agricoltura e alle infrastrutture rurali che supereranno i 6 miliardi dello scorso anno – continua la Coldiretti - il caldo torrido sta “bruciando” la frutta e verdura nei campi con ustioni che provocano perdite, dall’uva ai meloni, dalle angurie alle albicocche, dai pomodori alle melanzane", secondo il primo monitoraggio della Coldiretti. Caldo africano che taglia anche le produzioni di uova, latte e miele, aggiunge Coldiretti, se nei pollai si registra un netto calo della produzione di uova, le api stremate dal caldo hanno smesso di volare e non svolgono più il prezioso lavoro di trasporto di nettare e polline. Con il termometro sopra i 40 gradi ci sono forti ripercussioni con la produzione di latte scesa di oltre il 10% per le mucche.
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