Venerdì, 06 Ottobre 2023 11:07

Cagliari, cosa vuoi fare da grande?

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Il 3-0 subito dal Cagliari a Firenze, ha rimesso in gioco l'intera politica societaria Il 3-0 subito dal Cagliari a Firenze, ha rimesso in gioco l'intera politica societaria

Nonostante gli sforzi e il miracolo di Claudio Ranieri, la serie A non perdona. Serve fiducia, pazienza e coraggio. Ma mercato deficitario, infortuni e ingerenze societarie fotografano un club che, con la Roma in arrivo, deve subito cambiare marcia  

Mario Frongia

Cagliari. Se sei ultimo in classifica, hai 2 punti e hai segnato due reti in sette partite, la domanda è spontanea. Questa rosa, il tecnico del miracolo - dalla B alla A in cinque mesi scarsi alla guida di un gruppo quattordicesimo preso a 3 punti dai play out per la C! - e la società sono in grado di aggiustare il tiro e progettare la permanenza nella massima serie? Premesso che il tiro al piccione su Claudio Ranieri non solo è inutile ma è soprattutto ingiusto, c’è da chiedersi quanto sia capitato di davvero diverso dalle precedenti stagioni. E la risposta è nitida: la presidenza fa e disfa a proprio piacimento. La tesi “i soldi son suoi” non regge. E comunque, la condotta è un flop in campo e fuori, basti pensare agli stop per l’Indice di liquidità violato. O al momento migliore, con Maran in panca, e il momentaneo galleggiamento tra le prime otto. Pensare che il diesse Nereo Bonato abbia avuto adeguati margini di manovra su scelte di mercato, prestiti, rinnovi e adeguamenti contrattuali, è tempo perso. Meno che mai progettualità e visione: tutto fa capo al numero uno. Lo stesso che, per dire, ha esonerato Semplici dopo tre turni, preso Mazzarri, cacciato a tre gare dalla fine, dato la squadra al malcapitato Agostini, retrocesso a Venezia in maniera mostruosa. In A il record di questa proprietà - undicesimi con 47 punti - è di Massimo Rastelli. Che aveva Isla, Bruno Alves e Murru, venduti per prendere Miangue, Andreolli e Van der Wiel! Acerbi, infortunati o a fine carriera. Senza scordare il bidone dato a Gianfranco Zola: chi ricorda i “rinforzi” Mpoku, Cop, Husbauer, Gonzalez, Brkic e Diakitè? Mentre è più vivo il contratto monstre per Godin: quattro milioni di euro per due anni, presentato con il botto - e il suocero Herrera al fianco, per lisciare il pelo alla tifoseria - e poi fatto cacciare da Capozucca in diretta tv! O il milione dato ad Asamoah, malconcio e fermo da tempo, per aver poi giocato un centinaio di minuti! Operazioni presidenziali fin nelle virgole. Come lo stipendio da nababbo per Pereiro che ora rifiuta di dimezzarselo.

Il presente. Boris Radunovic, fondamentale lo scorso anno, ha sulla schiena alcune toppate che hanno condannato la squadra in questo avvio di stagione. Metterlo sulla graticola è giusto e sbagliato al tempo stesso: da sei mesi chiede l’adeguamento, ma il patron gli propone briciole e lo stesso Scuffet guadagna molto di più. Questo può dare serenità? No, e si vede. Che poi ci stia un avvicendamento, è naturale. Per stare all’allenatore, accusato di aver avvallato gli acquisti, la considerazione riparte dal via: a fine stagione, si trovano ovunque virgolettati e pezzi audio e video, ha detto chiaro di avere gli attaccanti “bravi e forti, ma vanno per i 34 e 35. Ci serve una punta che vada in doppia cifra!”. Non ci sarebbe altro da aggiungere se, persi volutamente i papabili da doppia cifra, ha avuto Shomurodov e Petagna, presi da ricondizionare e last minute. La serie A non perdona. Davanti, in mezzo e dietro il Cagliari avrebbe potuto presentarsi, se la volontà è quella di salvarsi, con cartucce migliori. Vanno in campo i sei/sette undicesimi della B, dove si è arrivati quinti. Se poi ci si mette anche una dea bendata distratta, con gli infortuni di Jankto, Pavoletti, Rog, Lapadula e Mancosu tutto si complica. Sul tema è necessaria una precisazione: che Lapadula e Mancosu dovessero operarsi il club lo sapeva. Ranieri pure. Dunque, aver ritardato nel prendere l’attaccante che fa gol - da Cheddira a Nzola ad altri profili anche stranieri con percorsi solidi nel segnare - è tra le cause del momento no. Che Zapata sia andato al Torino e Papu Gomez al Monza, è un’altra storia. Alcuni, con buon senso, ribattono: i denari spesi per i centrali Wieteska e Hatzidiakos (devono ambientarsi, per ora non paiono superiori a Obert e Goldaniga) e quelli per Prati avrebbero permesso l’acquisto di una punta di livello. E non si tratta del senno di poi: il ruolino di Shomurodov e Petagna era noto. E il Genoa del fondo americano - che, in genere, i tifosi temono: ma di peggio cosa potrà mai accadere! - ha preso Retegui e Messias. Mentre il Frosinone, oltre a Cheddira, ha ingaggiato Soulé e Kaio Jorge. L’auspicio? Che Petagna e Shomurodov segnino di più. La risposta verrà dal campo.  

Speranza e fiducia. Ma non tutto è da buttare: Sulemana, Oristanio, lo stesso Prati, lasciato troppo fuori per, pare, non dover pagare “grilli” supplementari, sono da valutare in prospettiva. Però Ranieri ha fretta: la classifica, il gioco che latita, la difficoltà a gestire il vantaggio (con Bologna e Milan è successo), il saper creare occasioni da gol o quantomeno tirare in porta sono il cruccio del tecnico. E, dritto per dritto, anche in caso di catastrofe, pensare anche per un attimo all’esonero sarebbe folle: chi potrebbe fare meglio al mondo con questa rosa? Detto che, forte anche del milione e settecentomila euro di ingaggio, per il presidente sarebbe impossibile far digerire la rottura alla tifoseria. Che ha risposto compatta - quasi quattordicimila abbonati - e adesso soffre. Se poi a poche ore dalla gara con la Fiorentina il patron parla di stadio, dei denari da avere dalla Regione, sposando i Giganti di monte e prama, e chiede il pressing sul presidente della Giunta, tutto stona. Anzi, se l’impianto va fatto - Europei o meno, serve e non solo per il calcio - si deve ragionare sul progetto che comprende anche oltre duecento camere cinque stelle e un centro benessere da quattromila metri quadri! Per stare al campo, domenica arriva la Roma. Con la pancia piena dal 4-0 al Servette in Coppa. Forse, anche un po’ stanca. Fare punti è la parola d’ordine. Ma dire che questa partita, e le precedenti, non siano quelle in cui farne, è deleterio. Intanto, perché le altre medio piccole, eccetto l’Empoli, ne hanno fatto. Pensare che il campionato del Cagliari cominci dalle prossime nel post sosta per la Nazionale, a Salerno, prosegua con il Frosinone e il Genoa in casa, è un mezzo suicidio mentale. Solo Claudio Ranieri può lavorare su errori, tattica, motivazione e spirito di sacrificio. E, se ha tollerato le intrusioni del capo o dei suoi adepti, faccia un rapido passo indietro.  Il Cagliari può salvarsi - a gennaio lo si capirà meglio - è presto per trarre bilanci, occorre pazienza e fiducia. Ma sarebbe sciocco, anche per il tifoso più solidale, far finta che quel che accade da nove anni a questa parte sia frutto solo del caso.             

Mario Frongia

Giornalista - consigliere nazionale e comitato di presidenza Ussi