Mercoledì, 10 Gennaio 2024 08:46

L’sos di Claudio Ranieri

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Dal miracolo dello scorso campionato a quello attuale: per  riuscirci servono rinforzi "veri" Dal miracolo dello scorso campionato a quello attuale: per riuscirci servono rinforzi "veri"

 

Il tecnico, nel post Milan in Coppa e dopo l’1-1 di Lecce, ha messo il club spalle al muro. Tra mercato e intesa precaria con il presidente, il Cagliari si gioca la partita più difficile: quella che vale la serie A

Mario Frongia

Un dialogo a corrente alternata. La distanza, su scelte e impiego del parco giocatori, che aumenta. Tra Claudio Ranieri e Tommaso Giulini pare che le cose non vadano al meglio. E, aggiungono i bene informati, da un pezzo. Autonomo, esperto, carismatico, poco incline a lacci e lacciuoli, adorato dalla piazza anche senza autopromozioni e marketing assiduo e posticcio: tutto troppo per il patron. Ma sei Ranieri. Hai compiuto il miracolo di portare in A dai play off una squadra giunta quinta che hai preso quattordicesima in B, con Azzi e Prelec per rinforzi! In breve, molto difficile da contraddire. E adesso, i nodi, e il confronto, sono al pettine. Il campionato più difficile del mondo non dà tempo al tempo. La strategia per mantenere la categoria non può essere adattata di ora in ora. Per esempio, il tira e molla con Pereiro, reo di non aver accettato il dimezzamento dell’ingente stipendio chiestogli dallo stesso presidente che glielo ha concesso, nuoce al giocatore e al gruppo. Identico, forse peggio per le ripercussioni, il valore e le ambizioni del giocatore, il caso Nandez. L’uruguaiano va via a giugno a parametro zero a meno che si trovi l’intesa per un addio a gennaio. Intanto, non occorre esser dei geni per capire che, al netto delle responsabilità “da campo” di Sir Claudio, le ultime uscite mediatiche dell’allenatore di Testaccio hanno dato una scossa al tavolo. Ranieri, tacciato di essere difensivista (“Quelle che non puoi vincere, pareggiale”) e di aver difeso strenuamente il fallimentare operato societario al mercato estivo nonostante sui centrali e sulle punte fosse stato molto chiaro fin dal dopo Bari, ha messo i puntini sulle i.

Da San Siro a Via del mare. “Avendo pareggiato mi sono tenuto tutte le carte in mano. La squadra stava andando bene e non si deve cambiare per cambiare. Correvano tutti e quando ho visto Oristanio Makoumbou stremati li ho cambiati. Cambiare per cambiare non serve”. Nel post pareggio di Lecce, Claudio Ranieri è uscito dalla sua confort zone con queste parole. O almeno, così sembra. A bocce ferme la frase può essere facilmente ricollegata anche al 4-1 di San Siro con il Milan dei Primavera o quasi che ha preso a sberle il Cagliari con quattro titolarissimi a riposo. “Chi gioca poco ha avuto un’occasione per mettermi in difficoltà. Ma non l’ha colta” la sintesi del Ranieri-pensiero all’eliminazione dalla Coppa Italia. Il momento è particolare, il Cagliari ha recuperato il quart’ultimo posto e chiude il girone d’andata con 15 punti in diciannove gare, con gol fatti e subiti che lo fotografano tra le peggiori quattro. I nuvoloni sulla testa sono abbastanza preoccupanti. Ed è inutile fare tabelle di marcia, meglio concentrarsi sull’arrivo del Bologna di Thiago Motta, fresco di eliminazione dalla Coppa Italia per mano della Fiorentina. Un match da non toppare, tenuto conto che nell'ultimo turno le dirette concorrenti hanno perso (Salernitana, Verona, Empoli e Udinese).

Rosa da rinforzare. L’organico è incompleto e, soprattutto, inadeguato. Un difensore centrale (per dire, Bonifazi, Ranocchia e Palomino si sono quasi accasati altrove) e una punta sono il minimo sindacale per dare linfa alla squadra e possibilità di ridurre gli errori e le criticità all’allenatore di Testaccio. Servirebbe anche un interno “pronto”, con gamba e tecnica, visto lo scarso apporto dato da Jankto. E siamo a capo: “I cambi si fanno solo se servono realmente!”. Oltre alla bocciatura, legata anche alle gare a seguire e ai big da preservare (ad esempio, Pavoletti in panca a Lecce ma inutilizzabile per via del piede fratturato) e alla valutazione di insieme, appare evidente un messaggio che suona più o meno così:  le risorse a disposizione sono queste, hanno determinato questa classifica e sarà difficile poter fare meglio, anche con il recupero degli infortunati. Su questo fronte, a conti fatti il solo Lapadula al cento per cento potrebbe dare una mano. Dunque, per stare in A - senza Luvumbo impegnato nella Coppa d'Africa e il ko di Oristanio - occorrono rinforzi. E se non si è in grado di investire, l’idea di passare la mano, con il jolly dei fondi per lo stadio in mano, potrebbe essere da prendere in considerazione.

Ultima modifica il Mercoledì, 10 Gennaio 2024 09:22
Mario Frongia

Giornalista - consigliere nazionale e comitato di presidenza Ussi