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Finalmente si riparte. Si ricomincia con un torneo che non avrà soluzione di continuità e che celebrerà in campo le festività natalizie e di inizio anno nuovo. Un torneo ancora connotato dalla presenza massiccia di calciatori stranieri, valutati in misura pari ai due terzi del totale complessivo e ritenuti da più parti (per ultimo il Ministro Abodi qualche giorno fa) motivo di riflessione in ottica di riorganizzazione del nostro movimento calcistico. Mai come questa estate l’attesa per la ripartenza della massima serie calcistica nazionale si è fatta sentire. E, se possibile, ancor più per chi ha vissuto e gioito la coda dei playoff per l’ammissione della ventesima squadra alla serie A.

 

Al via col mercato apertissimo

Si parte con ancora aperta la finestra mercato per altre due settimane, per tenere accese le speranze di chi ha ancora organici da completare e col disappunto degli allenatori ai quali piacerebbe partire per il ritiro di preparazione estiva con l’organico già definito. Sono lontani i tempi di San Marcello Pistoiese e di Asiago dove, oltre al calore di qualche tifoso in vacanza, al più, poteva presentarsi in albergo o a bordo campo qualche giornalista o qualche piccolo produttore di scarpette da gioco artigianali con l’aspirazione di vedere il proprio prodotto ai piedi di qualche campione. La nazione che ha portato ben tre squadre alle finali delle massime competizioni continentali ha quanto meno l’onere di fare il possibile per confermare la bontà delle proprie compagini, della loro mentalità agonistica e della maturità da loro acquisita, a dispetto delle sirene che suonano dall’Arabia e dal campionato inglese, che resta anche per quest’anno la massima vetrina europea. La prima giornata del campionato inglese, partito in anticipo di una settimana sul nostro, oltre alla finale di Supercoppa europea hanno già messo in evidenza la cifra tecnica e tattica del torneo d’oltre Manica.

 

Estate bollente

In Italia siamo riusciti a racchiudere questa estate tra due metaforiche parentesi a inizio e in chiusura: all’inizio, il caso Maldini - Massara che hanno pagato i trentacinque milioni del fallimento De Ketelaere oltre forse a qualche non affinità di vedute con la proprietà americana e la rinuncia di Spalletti alla panchina del Napoli neo scudettato, prima ancora che in piazza si celebrasse lo scudetto. Mentre è roba di questi ultimi giorni la rinuncia di Mancini alla panchina azzurra, a pochi giorni dai delicati incontri per la qualificazione all’europeo imminente, a cui si è aggiunto il caso Spalletti che, evidentemente, deve aver trovato in vacanza un anti stress formidabile se è riuscito a trasformare quell’uomo defilato, dimesso e affaticato dello scorso giugno, bisognoso di un anno sabbatico, nel condottiero di una nazionale che ha non poche posizioni da dover recuperare sul ranking europeo e mondiale.

 

Napoli e l’incognita Rudy Garcia

Il Napoli, da campione in carica, parte come la squadra da battere. Ha perso Kim che ha fruttato una plusvalenza formidabile (al pari di quella di Tonali per il Milan), ma ha conservato tutta la struttura che gli ha consentito l’impresa lo scorso campionato e, anche senza Giuntoli passato alla Juventus, il presidente De Laurentis ha tenuto dritta la barra confermando ancora una volta il suo peso e la sua caratura dirigenziale e imprenditoriale (nessuno dimentichi che, nel 2004, De Laurentis prese in mano un Napoli fallito e relegato all’oblio). Paradossalmente, l’incognita maggiore del Napoli può essere rappresentata dal nuovo allenatore Rudy Garcia. Se riuscirà a non volere a tutti i costi mettere del suo in quel motore rodato che è stato il Napoli di Spalletti sarebbe già una garanzia, anche se, le prime uscite hanno mostrato una certa attenzione alla fascia sinistra e al gioco di Kvaratskhelia che probabilmente resterebbe penalizzato e soffocato dalla ricerca di strane alchimie nella sua zona e nei suoi movimenti. Va pure non trascurato che durante l’estate diversi giocatori hanno patito muscolarmente così come non era successo nelle due precedenti stagioni.

 

Le big a confronto

Dietro il Napoli certamente le milanesi, il Milan meglio dell’Inter, la Juventus, l’Atalanta, la Lazio e la Roma. Se Pioli riesce a coagulare il gruppo dei nuovi che la proprietà gli ha messo a disposizione, il Milan sarà una macchina da guerra e, seppure al momento non dispone di una copia di Giroud magari con qualche anno in meno, non è certo un problema creare i presupposti tattici per mandare al tiro in porta più di un calciatore aumentando le difficoltà per chi ci dovrà giocare contro. L’Inter, che ha rinunciato a Dzēko, ha fatto pensare a una poderosa campagna di rafforzamento soffocata però dal caso Lukaku che ha scombinato tutta la strategia messa a punto dalla proprietà e dalla dirigenza. Inzaghi ha già fatto un miracolo l’anno scorso e i miracoli difficilmente si ripetono. Le romane hanno recuperato mercato negli ultimi giorni e certamente saranno protagoniste, così come l’Atalanta che si è confermata società solida e lungimirante.

Un caso a se e una sorpresa potrebbe rivelarsi la Fiorentina del presidente Rocco Commisso, al pari dell’Atalanta, società molto solida e concreta che ha maturato e fatto propria l’esperienza bruciante della finale di Conference persa un paio di mesi fa. Ogni riferimento a Italiano è puramente casuale, ma anche no.

 

La lotta per non retrocedere

Bologna, Sassuolo, Torino, Monza e Udinese dovrebbero giocare per quella fascia di anonimato tra la zona sinistra e quella destra della classifica e, se qualcosa dovesse far si che così non sia, si aprirebbero scenari esaltanti (per confermare i quali non bastano gli attuali equipaggiamenti societari di queste compagini) o catastrofici, con le caviglie e i polpacci che affondano nelle sabbie mobili della lotta per non retrocedere. Sabbie mobili in cui invece si cimenteranno le tre neo promosse Frosinone, Genoa e Cagliari e chi fino all’ultimo ha lottato per salvarsi lo scorso campionato: Hellas Verona, Salernitana, Empoli e Lecce. Ora il verdetto passa al campo e sarà fondamentale partire bene ed essere consapevoli della propria dimensione e del proprio obiettivo. Mai come quest’anno non ci sono molte possibilità di recupero per i muscoli e per la testa e, la cadenza degli incontri, soprattutto per le compagini che dovranno affrontare le coppe europee, è davvero impressionante. 

 

Ninni Pillai

 

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All’ultimo secondo, ma quel che contava era passare il turno. Cagliari-Palermo si è chiusa con la Domus al completo e una prova con luci e ombre. Il 2-1 al 123’ (in rete Dossena - sempre fuori con Liverani a favore di Altare, preferito del patron - e Di Pardo, 1-1 intermedio di Soleri, rigore e tap in fallito da Pavoletti nel primo tempo) ha dato una botta di autostima al gruppo. Indispensabile anche per superare le criticità attuali e trovare il passo giusto, specie mentale, per il debutto in campionato di lunedì 22 a Torino contro i granata. La Coppa Italia non è mai stata avara di sorprese: l’Empoli è stato battuto dal Cittadella. Dunque, ben venga il passo avanti. Un premio per la tenacia di Claudio Ranieri e il suo saper entrare nella testa dei suoi. Poi, occorre un minimo di obiettività. Dalla tifoseria, anche quella più affascinata, arriva il monito: la rosa è incompleta, la serie A chiede altro, dopo il miracolo della risalita non si può pensare che si sia attesi da una passeggiata di salute. Sir Claudio non si scosta. E anche questo gli fa onore: “Spero che entro mercoledì arrivino i rinforzi che ho chiesto” la sintesi delle parole del tecnico nel post Palermo. Dunque, un difensore centrale esperto e due attaccanti. La solita solfa: pur con i sedici milioni di euro incassati dai movimenti di Cragno, Bellanova, Marin, Waluckiewiz e altri, paiono sfumati almeno una decina di buoni papabili per difesa e attacco. Mentre si apprezza l’esordio dei nuovi Sulemana e Oristanio (out Jankto, ancora lungo il percorso di Shomurodov), il Genoa neopromosso ha già chiuso con Retegui e Messias. E il Cagliari? Ha visto i saluti di pedine gradite al tecnico (Nzola, Palomino, Ferrari, Baschirotto, Mina, Petagna, Okereke, Gabbiadini). Ma non solo. Il tergiversare della presidenza, alle prese anche con i casi Nandez e Pereiro, ai quali ha chiesto di dimezzarsi lo stipendio con risposta intuibile, e quello inerente Makoumbou, con avance da Roma e Fiorentina, e il braccio di ferro sull’ingaggio risicato del congolese legittimamente da rivalutare, comporta più rischi che benefici. Tanto che Ranieri l’ha sottolineato con enfasi. Il mercato chiude alle 20 di venerdì 1° settembre. Ma prima ci sono Torino fuori e Inter in casa. È il caso di riflettere sulla scossa da dare ai meritati desideri di Ranieri e alla fiducia, nonostante tutto, dei quattordicimila abbonati?

 

 

Mario Frongia

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Giovedì, 10 Agosto 2023 19:49

Inflazione: Cagliari è tra i comuni virtuosi

L'Istat ha reso noti oggi i dati territoriali dell'inflazione di luglio, in base ai quali l'Unione Nazionale Consumatori ha stilato la classifica completa di tutte le città e delle regioni più care d'Italia, in termini di aumento del costo della vita. Non solo, quindi, delle città capoluoghi di regione o dei comuni con più di 150 mila abitanti.

 In testa alla graduatoria, Genova dove l'inflazione tendenziale più alta d'Italia, pari a +8,2%, si traduce anche nella maggior spesa aggiuntiva annua, equivalente a 1787 euro per una famiglia media.

Medaglia d'argento per Varese, +6,5% su luglio 2022, e un incremento di spesa pari a 1714 euro a famiglia. Sul gradino più basso del podio Milano che, pur avendo un'inflazione poco più alta di quella media italiana, +6,3%, ha una spesa supplementare pari a 1710 euro annui per una famiglia tipo.

Al quarto posto Grosseto, che con la terza inflazione annua più elevata d'Italia, +7,5%, ha una stangata pari a 1691 euro.

Seguono Lodi (+6,5%, +1650 euro), Perugia (+6,9%, +1585 euro), al settimo posto Siena con 1578 euro (al quinto posto per inflazione con +7%), poi Bologna (+6,3%, +1572 euro). Chiudono la top ten Alessandria (+6,9%, +1533 euro), ex aequo con Lucca (+6,8%, +1533 euro).

 Sull'altro fronte della classifica, la città più virtuosa d'Italia in termini di spesa aggiuntiva più bassa è ancora una volta Potenza, con l'inflazione più bassa del Paese (+3,5%) e dove in media si spendono "solo" 691 euro in più all'anno. Al 2° posto Catanzaro, seconda per inflazione (+4,3%, +803 euro). Medaglia di bronzo Reggio Calabria (+4,7%, +878 euro). Bene anche Caserta (4° posto), Ancona (7°), Bari (8°) e Cagliari (10° posto, con +5,5% e 1033 euro).

 In testa alla classifica delle regioni più "costose" (Tabella n. 2), con un'inflazione annua a +7,9%, abbondantemente la più alta d'Italia, la Liguria che registra a famiglia un aggravio medio pari a 1630 euro su base annua. Segue l'Umbria, dove la crescita dei prezzi del 6,7% implica un'impennata del costo della vita pari a 1513 euro, terza la Lombardia, dove nonostante l'inflazione sia inferiore a quella nazionale, +5,8%, il rincaro annuo è di 1507 euro.

 La regione più risparmiosa è ancora una volta la Basilicata, +3,6%, pari a 697 euro, seguita dal Molise (+5,1%, +934 euro). Medaglia di Bronzo per la Calabria (+5,2%, +951 euro).

 

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Mercoledì, 09 Agosto 2023 15:01

Anche Palomino è sfumato

Anche Palomino è sfumato. Andrà in Argentina. Il centrale difensivo ex Atalanta chiesto con urgenza da Ranieri, non vestirà il rossoblù. E come lui, non saranno utili alla causa la girandola di nomi messi in gioco dallo scorso giugno. Da Baschirotto a Colley passando per Ferrari. Niet. Giocheranno altrove. È il mercato, non una novità. Ma i tifosi cominciano a chiedersi quale sia la strategia del club. Strategia che, sempre su input di Ranieri, ha in cima alla lista il difensore “esperto” da affiancare a Dossena (debuttante) e due punte. Poi, con l’enorme tegola che terrà fuori per mesi Lapadula e Mancosu, più Rog in mezzo al campo, l’elenco va certamente aggiornato. Ma il club su questo pare andare a fari spenti. Ci si augura che da qui alle 20 del 31 agosto, con slittamento di dodici ore, le esigenze del tecnico autore del più grande miracolo della recente storia sportiva, vengano esaudite. Senza, si spera, veder tornare in auge la tattica fallimentare cara alla presidenza. Ovvero, le figurine vintage, in disarmo, o quella di ricorrere ai senza contratto o acciaccati da riatletizzare.

Aver riconquistato la serie A è stato un successo memorabile dell’allenatore di Testaccio, già fenomenale con il Leicester, e di un gruppo che, assortito male e rinforzato così così a gennaio come prova l’addio a Prelec. Adesso, con la A non si scherza. Specie dopo nove anni con un’altra retrocessione in avvio, il successo con Rastelli e le annate da incubo tra salvezze stentate e una gestione orribile in campo e fuori, culminata con la disastrosa caduta in B dopo l’osceno pareggio di Venezia. La sintesi di una conduzioni presidenziale deficitaria sotto vari punti di vista. Tuttora, il direttore sportivo Nereo Bonato, che ha portato in cassa circa sedici milioni di euro dalle operazioni Bellanova, Cragno, Marin eccetera, prima di muovere un dito deve sentire il patron. Normale.

C’è tempo, tutte le squadre sono cantieri aperti, l’ultima settimana è quella decisiva. Tutto vero. Ma chi aspetta troppo rischia di essere preso per il collo o, peggio, bidonato con pedine da adattare. In più, il diesse deve provare a risolvere i casi Nandez e Pereiro. Il primo ha rifiutato la Juve ma non ha ceduto alle pressioni del vertice societario che insiste affinché si dimezzi lo stipendio. Stessa musica per Pereiro, contratto super, ma mica lo ha firmato da solo!, poche richieste e valigia in mano. Ecco perché le ipotesi Prati (Spal) per il centrocampo o la gragnola di idee (Okereke, Petagna, Colombo, Petkovic eccetera) per completare l’attacco sono in alto mare. Intanto, i supporter rispondono presente: sono oltre tredicimila gli abbonamenti sottoscritti. Numeri importanti. Adesso, c’è da aspettare il campo: sabato con il Palermo per i trentaduesimi di Coppa Italia. Il 22 agosto trasferta a Torino in casa granata per la prima di campionato. Dita incrociate.       

 

 

Mario Frongia

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Lunedì, 31 Luglio 2023 11:54

Cagliari, tra infortuni e strategie

Dopo Marko Rog e Gianluca Lapadula, Marco Mancosu. Tre delle pedine chiave di Claudio Ranieri sono out. Dai circa sette mesi del croato ai quattro dell'italoperuviano fino ad almeno 45 giorni del made in Sardinia. I referti? Lesione al crociato, intervento alla caviglia e artroscopia al ginocchio. Una piccola grande strage. Senza scordare il forfait iniziale di Jacopo Desogus e del nuovo arrivato Jakub Jankto, bloccatosi dopo neanche un quarto d'ora di partitella. Insomma, al Cagliari si comincia in salita. E si complica quella che sarebbe dovuta essere la mission del club: completare il roster con un difensore centrale esperto e due attaccanti. Nessuna sorpresa, sono state queste le richieste del tecnico di Testaccio. Desiderata che adesso non possono essere disattesi, nel numero e nella qualità. Perché Sir Claudio ha precisato che gli attaccanti "devono avere almeno dieci reti in canna" e il difensore centrale "deve conoscere la categoria: in B una sbavatura possono perdonartela. In A appena sbagli ti puniscono". In definitiva, c'è poco da girarci attorno: la società è chiamata con rapidità a interventi concreti. Perché se è vero che il mercato chiude alle 20 del 31 agosto, nel frattempo si gioca sabato 12 agosto alle 21.15 alla Domus per i trentaduesimi di Coppa Italia contro il Palermo. E anche il campionato è dietro l'angolo: i rossoblù affrontano in trasferta il Torino lunedì 22 agosto alle 12.30. Match piuttosto importanti.

Con in ballo il passaggio del turno in Coppa e i 3 punti in campionato. Ma soprattutto, ne va della credibilità del gruppo e dell'allenatore romano specie con un calendario per nulla benevolo. Dunque, l'analisi conduce al portafoglio della proprietà. Dopo la miracolosa risalita, gli introiti determinati da Vicario, Bellanova, Marin pari a circa sedici milioni di euro, e le giuste esigenze di Ranieri, la presidenza è chiamata a dare risposte, e risorse, precise e puntuali. Vagheggiata la possibilità della cessione del club, rientrata dopo l'inaspettata riconquista della A e dai passi avanti per il nuovo stadio - ma adesso si parla dell'assegnazione degli Europei 2032 a Italia e Turchia in tandem, Cagliari rischia di uscire dalla lista delle città ospitanti - la società è spalle al muro. E non solo per dover colmare i posti vacanti in rosa causa infortunio. Nel calcio capita. Quel che occorre oggi e sempre è una visione e una progettazione d'insieme, cruciale e infelice lacuna degli ultimi anni.

Un insieme che deve far capo a Claudio Ranieri. Il solo capace di modellare il gruppo, rivitalizzare i top player, dare un'identità al gioco e alla squadra. Specie dopo aver detto che la sua carriera avrebbe piacere di chiuderla nel luogo e con i colori che nel triennio '89/90 ha portato dalla C alla A con gli Orrù, il tecnico merita rispetto. E alle parole devono seguire i fatti. Anche quelli più immediati: la questione Nandez, che ha detto di no alla Juve ma non intende dimezzarsi lo stipendio come vorrebbe il club, va risolta senza tentennamenti. Il contratto è quello, e pazienza se il procuratore Betancour ha fatto, carte alla mano, il bello e cattivo tempo. L'uruguaiano, peraltro, andrà via a fine anno a costo zero. E sarebbe un altro flop per le casse e per l'astuzia societaria. Altro compito da risolvere a breve riguarda il futuro di Pereiro e Viola. Ingaggi pensantissimi, minime possibilità di impiego e un futuro tutto da scrivere. Non sarà facile. Ma quel che importa per i sardi, tifosi o meno, è che Ranieri non venga beffato.      

 

 

Mario Frongia

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Venerdì, 21 Luglio 2023 11:42

Pavo94, il risolutore

Quentin Tarantino nello spettacolare  “Pulp fiction”, si è inventato Mr Wolf, il risolvi problemi. Claudio Ranieri l’ha imitato con Leonardo Pavoletti giustiziere. Nel posto giusto al momento giusto. In una notte senza appello, sotto il diluvio, contro una squadra che mentalmente aveva già messo i piedi in serie A, forte di sessantamila cuori al proprio fianco, nella propria tana. Invece, lui, il bomber marinaio, ha spezzato il sogno. E ne ha regalato uno indimenticabile a tutti i sardi. Indimenticabile quanto struggente e feroce nella sua feroce bellezza. Una bellezza che penetra e persiste, manco fosse un’essenza pregiata e vecchia di secoli proveniente dal Kerala. Sì, rimettere sotto i riflettori adesso, dopo oltre due mesi dalle dieci e mezza di notte di quella domenica 11 giugno, strepitosa, impensabile e unica, è la miscela adatta alla ripartenza. Il Cagliari, con i nuovi Jankto, Augello e Scuffet - ma il mercato si chiude alle 20 del 31 agosto - si sta attrezzando. Sir Claudio guida Nereo Bonato, diesse accomodante e attento. La proprietà sta di lato. E viste le precedenti disavventure la scelta appare saggia. Intanto, la risalita in A targata Ranieri è un buon viatico per chiunque arrivi. Essere allenati e motivati, nelle gambe e nella testa, da uno dei decani del calcio mondiale, è di per sé un assist che in tanti vorrebbero cogliere. Poi, anche sulle delicate questioni irrisolte - il futuro di Rog, Nandez, Mancosu, Viola, Goldaniga, ad esempio - il tecnico non si è scomposto più di tanto: “Chi rimane deve dimostrarmi di essere votato alla causa. Dobbiamo fare da subito punti per la salvezza”. Ed è qui che serve un filo di memoria. E non solo per applaudire le magie di Tarantino dietro la macchina da presa. Infatti, pare assurdo nel riannodare il nastro che se la recente seconda domenica di maggio è stata l’affresco storico di un gruppo che, grazie al tecnico preso come ultima spiaggia, è riuscito a riscattarsi al San Nicola, poco più di un anno fa, il Cagliari è affogato al Penzo. Contro il Venezia, orribile teatro di una retrocessione ignominiosa, sintesi di un disastro sportivo e societario con pochi precedenti. Basti ricordare che a Joao Pedro e soci bastava un punto per stare in A, mentre il Venezia, senza cinque titolari e con tre Primavera in campo, era già retrocesso in B. E ha giocato quella gara, per usare parole usate dal tecnico di Testaccio per condannare distrazioni e superficialità in campo: “con il sigaro in bocca e il braccio fuori dal finestrino!”.

Lo scenario a ritroso che ha chiuso la permanenza in A si completa dando uno sguardo alla Salernitana, in lizza per stare in A con i rossoblù. La squadra di Nicola dopo il primo tempo perdeva in casa 3-0 con l’Udinese. A Venezia sarebbe bastato un golletto. Invece, un flop da incubo si è incredibilmente materializzato. Una mazzata per la tifoseria - anche in quella notte assurda erano in oltre settecento al fianco della squadra - e un fatto inspiegabile, ma solo in parte, per osservatori e media più obiettivi. La cornice dell’annata? Un presidente geniale nell’esonerare Semplici dopo tre turni, chiamare Mazzarri a peso d’oro e cacciarlo a tre giornate dalla fine per assoldare Agostini e poi far saltare anche lui. Senza scordare gli ingaggi mostruosi con la presentazione sciccosa di Godin e Caceres, fatti allontanare dal diesse a dicembre. Con, per ciliegina, rimane memorabile, nel dopo gara, l’insulto del patron in diretta tv a uno dei volti più accreditati del giornalismo sportivo italiano ed europeo. Peraltro, anche uno stupendo esempio di intimidazione per un giovane che voglia intraprendere questo mestiere. Altre storie, vero. Ma è meglio non scordarle.

Adesso, c’è da ripartire, il 13 agosto, Palermo in Coppa Italia, a seguire, lunedì 21, prima di campionato a Torino contro i granata di Juric. Sir Claudio in queste situazioni è più maestro del solito. Dopo aver deciso di non staccare la spina dopo la promozione - per tanti, considerato il contesto, il già eroe della leggenda Leicester, pareva pronto a salutare - ha levato alibi e dubbi alla squadra e al club: “Serve un centrale difensivo esperto e due attaccanti. In B una sbavatura puoi sopportarla. In A hanno i campioni che ti puniscono”. Con la caccia aperta alle pedine chiave, il Cagliari prosegue il ritiro con l’organico da completare. Va così un po’ per tutte. Dunque, fiducia. Intanto, con la permanenza di Pavo94, il risolutore: “Se provo a lasciare Cagliari, mia moglie mi ammazza!” ha scherzato il centravanti di Livorno. Insomma, Harvey Keitel-Mr Wolf non si può scordare. Ma anche in casa nostra con “Maria Listro-S’Accabbadora”, la donna portatrice di morte della Sardegna che fu, descritta da Michela Murgia, c’è poco da scherzare. Uomini e donne dal destino segnato. Luoghi e situazioni che si inchiodano nella storia. Anche quella sportiva, del tifo, della passione. Con Leonardo Pavoletti che - entrato da appena sessanta  secondi nel recupero della finale play off Bari-Cagliari - ne ha inciso un pezzo importante. E indimenticabile.

 

Mario Frongia 

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Cagliari. "Ho bisogno di un difensore esperto e di due attaccanti. In B mezza sbavatura puoi concederla, in A ti puniscono. Gli altri hanno il campione che la risolve con una giocata, noi dovremo saper subire gol senza pregiudicare la prestazione". Claudio Ranieri sa di cosa parla. E l'sms alla società è nitido. "In avanti ho giocatori validi ma hanno 33 e 35 anni, e vari acciacchi. Devo avere frecce al mio arco, servono rinforzi". Il messaggio alla proprietà non necessita di commenti. Il bersaglio è la salvezza. Il tecnico di Testaccio usa parole sagge, basate sull'esperienza e sulle forze che gli metteranno a disposizione.

Ben venga Jankto ("Spero di trovare il centrocampista che ho avuto alla Samp, che corre come un matto, fa le diagonali, assist e gol"), così come Scuffet: "L'idea principale è Radunovic come primo. Ma devo avere un altro di livello se le cose non vanno bene". Ma se per il centrale si parla di Ferrari (Sassuolo) e per l'attacco di Okereke (Cremonese), con Barreca verso Genoa per Augello (Samp), la scommessa Oristanio (scuola Inter) è da valutare. INtanto il tempo stringe: il 13 agosto il Palermo in Coppa Italia, il 20 si aprono le danze in A in trasferta a Torino, sponda granata. Sir Claudio è cauto. Valuta pro e contro e si gode ancora la miracolosa risalita: "Il gol di Pavoletti riassume il nostro cammino di sacrifici e gioia. Ma adesso ripartiamo con un’altra storia, la vittoria di Bari è tra i ricordi. Dobbiamo scrivere un’altra storia. Il calendario? Non è stato benevolo. C’è da stare compatti, noi e i tifosi, affinché la squadra resti in Serie A”. Con il mercato aperto, dopo tre giorni di lavoro ad Asseminello prima del trasloco in quota a Saint Vincent, il tecnico di Testaccio riannoda i fili. E commenta i casi più complicati. Tra provvigioni pattuite e da pagare, contratti ingenti, mosse che non hanno avuto l'esito sperato. "Rog, Nandez e Mancosu? Mi auguro di averli a disposizione. Hanno il Cagliari nel cuore ma sconti non ne faccio a nessuno: chi mi fa capire di poter rientrare nei miei piani, lo accolgo a braccia aperte. E sapete che stipendi o età non mi interessano. In A non sarà facile, dovrò valutare bene ogni situazione per poter fare i punti salvezza”. Settantuno anni di entusiasmo. La dignitosa emozione nel mettersi in gioco con sincerità e passione. Senza scansare le verità: "Servono giocatori che sappiano lottare fino in fondo, che tengano alla maglia. Lo zoccolo duro ha una forza grande nello spogliatoio. Chi arriva deve adattarsi a questo spirito". Claudio Ranieri lancia l'ennesima sfida: "Vogliamo tenere la Sardegna in serie A”.

Sul ritiro di Asseminello, con il tecnico della leggenda Leicester a bordo campo da giovedì scorso, un primo fastidio. "I ragazzi stanno bene, andremo per gradi, mi piace che assimilino pian piano, non voglio rischiare infortuni. Purtroppo Desogus è scivolato e ne avrà per dieci giorni: mi dispiace, ero curioso di vederlo dopo che ha fatto bene a Pescara". Sul Cagliari che dovrà prendere corpo, poche storie. "Avremo giovani e giocatori più esperti, specie in fase d’attacco. Ripeto, servono risorse che ci permettano di restare in A, brave a lottare fino in fondo". Sulla scorsa stagione, la soddisfazione è evidente. "Volevo portare il Cagliari su. Ora ci tengo a mantenerlo. Non ho le perplessità o l’ansia che avevo all’inizio, ma so bene che bisogna dare il massimo. Dovremo lottare su ogni palla, dovremo essere bravi a farlo. Il 4-4-2? Lo dico tanto per dire un numero”. Risate. Claudio Ranieri, l'antibanalità. Con un altro acchito buono per scaldare la tifoseria. "Se Dio vorrà, dopo l'Amsicora, il Sant’Elia e la Domus, sogno di poter entrare nello stadio Gigi Riva!. la cittadinanza onoraria? Sarebbe un onore, anche se mi sento già cittadino di Cagliari”. Intanto, dovrà tenere d'occhio le intenzioni del club. Una missione che viaggia tra visione, praticità e correttezza. “Ho sempre la voglia di sognare, aiuta a vivere e dà lo slancio. Andremo alla scoperta del campionato, sperando - rimarca con forza - di non sbagliare gli acquisti. Speriamo di avere i nuovi al più presto, ho bisogno di lavorare e provare anche nelle amichevoli”. Per capire le priorità chieste al club, c'è poco da aggiungere.

 

Mario Frongia

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Un miracolo, incredibile ma vero. Una storia a lieto fine che scomoda tante storie. Storie di uomini, luoghi, sport, partite, sudore e sacrificio. Il Cagliari che si riprende la serie A dopo dodici mesi nell'inferno della B, playoff inclusi, ha un mattatore: Claudio Ranieri. Il tecnico di Testaccio, curriculum sontuoso aperto proprio a Cagliari con la cavalcata dalla C alla A applaudita oltre tre decenni or sono, ha forgiato e riformato un gruppo senza leadership, scollato, demotivato, incapace di assumersi le proprie responsabilità. Ha ridato fiato e forza ad atleti acerbi ed esperti, magari alle prese con acciacchi e infortuni di vecchia data. Una sorta di secondo padre, abile nell'intercettare le frequenze dei suoi e di codificarle a favore del gruppo. Ha instillato lo spirito e la determinazione indispensabili per cogliere qualsiasi obiettivo. La risalita ha del fenomenale se si pensa al modo, il contesto e gli interpreti. Ranieri ha preso la squadra nel girone di ritorno, da quattordicesima, più vicina ai play out che alla testa della classifica. Una situazione orribile, figlia dell'esonero di Liverani, della cacciata dei direttori sportivo e generale, Stefano Capozucca e Mario Passetti, del trasloco alla Primavera dei collaboratori tecnici, Roberto Muzzi e Fabio Pisacane. Mosse che hanno confermato l'approssimazione, un filo di supponenza e la mancanza di un progetto. Sir Claudio ha visto, sentito e capito. Ed è andato oltre. Ha blindato da subito il gruppo, e se stesso, dalle interferenze societarie.

E, soprattutto, l'ha riavvicinato ai tifosi in modo serio, corretto, trasparente, senza secondi fini. Insomma, una piccola grande rivoluzione. Poi, ha seminato la sua dottrina, basata su lavoro, esperienza e concentrazione. Sul campo, come qualsiasi novellino, ha spostato cinesini e birilli e sgomitato in tuta e scarpette con la rosa. Ha ridato coraggio e fiducia a Lapadula (capocannoniere della B con 21 reti, 26 in stagione), Nandez e Mancosu. Ha lanciato gli Under Obert, Kourfalidis e Luvumbo. Ha trasformato Dossena, proveniente dalla C, fatto diventare portiere di ottimo livello Radunovic, ridato smalto ad Azzi e aspettato Rog e Pavoletti, autore del gol partita, e campionato!, al quarto minuto di recupero a Bari. Inoltre, ha risistemato la difesa: il reparto ha dimezzato le reti subite in pochi mesi. Ha inventato Makoumbou regista e creato una intercambiabilità proficua tra Lella, Deiola, Di Pardo, Zappa, Altare. In definitiva, un percorso utile da studiare nelle scuole di progettazione, gestione e conduzione sportiva professionistica. D'altronde, senza questo mix non si riesce a vincere i play off, con la doppia finale contro i pugliesi spinti da sessantamila tifosi al san Nicola. Ranieri è stato quel manager pulito e competente indispensabile in un club che ha mostrato più di una lacuna. la serie Aè stata ripresa in dodici mesi. Il passato va tenuto bene a mente. A partire dalla vergognosa retrocessione di Venezia, incapaci di battere i padroni di casa imbottiti di riserve e già retrocessi, con la Salernitana travolta in casa dall'Udinese. Un film horror al termine di un torneo allucinante con Semplici esonerato dopo tre giornate, Mazzarri allontanato a tre turni dalla fine con la chiamata di Agostini, Godin e Caceres fulminati in diretta tv - va tenuto bene a mente. E deve servire da monito per l'immediato futuro.

Adesso, c'è da godersi la festa. il popolo rossoblù merita di godersi a fondo la promozione. Ma il tema chiave, avvertito dai più, riguarda il futuro dell'allenatore. Innanzitutto, c'è da chiedersi quale possa essere la scelta di Ranieri. Il tecnico avrebbe in automatico il prolungamento. Ma su questo fronte è presto per capire se, dopo aver firmato un monumento sportivo ed etico impensabile cinque mesi fa, decida altrimenti. La serie A impone una profonda rivisitazione dell'organico. Il campionato delle migliori venti d'Italia è profondamente diverso dalla B e non solo per introiti, potere e visibilità. Tecnicamente occorre e si rende indispensabile, un restyling corposo e meditato. Quindi, investimenti e competenza. Claudio Ranieri il suo non solo l'ha fatto ma ha lasciato capire cosa significa essere consci dell'insieme delle conoscenze, delle buone pratiche e dei modi necessari nel mondo del pallone, più o meno dorato. Adesso, la palla è nel campo della proprietà. Dita incrociate.

 

Mario Frongia

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Il San Nicola con i suoi cinquantamila è a due passi. Ma prima per il Cagliari che difeso contro il Parma il 3-2 dell’andata e lo 0-0 al Tardini, c’è la sfida della Domus: il Bari arriva giovedì. E ancora una volta, come sempre, ci sarà da ballare. Musica e parole di Claudio Ranieri. “Il maestro Vessicchio” della band rossoblù è in splendida forma. Ha preso una squadra allo stremo, scollegata, nata male e gestita peggio, quattordicesima, che subiva il doppio dei gol a gara e ne segnava il 30 per cento in meno, e l’portata tra le prime quattro della B. Un miracolo. Un sogno che pareva impossibile e impraticabile. Il tecnico meriterebbe un monumento solo per essere partito a Parma con Obert, Kourfalidis e Luvumbo: il trio under lo scorso anno di questi tempi giocava le semifinali con la Primavera. E in Emilia, nel retourn match play off, sono rimasti in panca i pezzi da novanta Rog, Mancosu, Pavoletti e Barreca. Il Cagliari ha  resistito e prosegue a sognare. Novantasette minuti di lotta, concentrazione e forza fisica. Contro un Parma scialbo, poco incisivo, lontano parente di quello che nel primo tempo alla Domus ha dato una lezione di calcio, segnato due reti e dominato la manovra. Ma le partite durano due frazioni e queste che decideranno quale sarà la terza formazione ad andare in A con Frosinone e Genoa, hanno andata e ritorno. Per Vasquez, sottotono e svagato, e soci non sono bastati due legni, quello di Bonny è stato persino convalidato da Orsato ma la palla non è entrata e il Var ha corretto. L’arbitro di Schio ha fatto giocare anche su fallo di Dossena su Sohm: a essere onesti il rigore andava fischiato. Ma forse il Dio del calcio ha deciso di rimettere in pari i conti dopo il penalty concesso proprio al Parma nella regular season per un inesistente fallo di mano di Azzi. In sostanza il campo ha detto che i rossoblù sono pronti e con merito per l’ultimo assalto. 

E adesso, testa al Bari. La finale per andare in A dopo un solo anno dalla orribile retrocessione, da una rivoluzione della rosa e da un girone d’andata deficitario, è a portata di mano. Il Cagliari di Ranieri ha le carte fisiche, emotive e mentali per  provarci. La finale dei playoff con i pugliesi,  giovedì 8 alla Domus, ritorno domenica 11 al San Nicola, pare alla portata di Makoumbou e compagni. Ranieri imbroglierà il banco come al solito, farà un turn over scientifico, terrà conto della condizione psicofisica dei suoi e analizzerà nei dettagli le ultime due partite degli avversari con il SudTirol. È pressoché certo che scoverà dettagli impalpabili ai più. Il Bari gioca per innescare Cheddira, tiene larghi e liberi di inserirsi Morachioli ed Esposito. Ma la rete dell’1-0 che decide il match la sigla Benedetti, su tocco di Folorunsho: entrambi inseriti da Michele Mignani al 20’ dalla fine. In breve, gruppo che può permettersi di cambiare uomini e pelle. Un altro dettaglio riguarda la cerniera difensiva e la mediana. I galletti sono rimasti in dieci per l’espulsione di Ricci al 44’. In dieci Pierpaolo Bisoli non ha trovato contromosse utili ad confermare la vittoria dell’andata. Anzi, sono stati i biancorossi a infilare i bolzanini. Per Ranieri doppio alert: alla Domus si dovrà essere equilibrati nel fare la partita. E saranno da evitare gli spazi sulle fasce da e verso il centro: Cheddira, che ha beffato Radunovic in campionato nella prima sconfitta interna dell’era Liverani. Insomma, servirà una pressione logica, intelligente, meditata. Alla Domus il Bari va inchiodato, nel gioco e, soprattutto, con il risultato: per dire, il Parma ha chiuso con quasi il 70 per cento di possesso palla la semifinale casalinga ma il pareggio ha premiato il Cagliari. Infine, il pubblico. La squadra sa di avere dietro una tifoseria che pensa positivo. L’opera di Ranieri ha colmato, almeno in parte, il baratro creato dalla presidenza. Con il supporto dei sedicimila alla Domus tutto sarà più semplice. Dita incrociate.

 

 

Mario Frongia

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Mercoledì, 31 Maggio 2023 19:55

Cagliari, remuntada strepitosa!

Il regalo migliore per i 103 anni di vita. Il Cagliari nato nel 1920 a maggio brinda al proprio anniversario e per l’occasione ha battuto il Parma. Un 3-2 in rimonta, maturato in poco più di venti minuti dopo aver subito per un tempo una lezione di calcio. Ma la storia la scrive chi vince e questo gruppo capitanato dal generale Ranieri ha dimostrato di sapersi rialzare, di trovare energie e fosforo per dire un po’ a tutti,  basti pensare a Bari e SudTirol!, che per risalire in A i giochi sono tutt’altro che chiusi. Certo, c’è da giocare sabato al “Tardini”. C’è da confermare nella seconda semifinale una condizione mentale e fisica positiva, mai doma, pronta a ribattere la qualità e la padronanza della manovra dei parmigiani. “In attacco loro sono da serie A: Pecchia ne ha cinque e chiunque metta, per tecnica e movimento, non cambia” le parole oneste di Claudio Ranieri. Che, giusto per sintetizzare sul tema, ricorda il vecchio monito sugli arbitraggi “che nell’arco di una stagione tolgono e danno”. Ma poi, bacchetta il diesse degli ospiti, Mauro Pederzoli (al Cagliari negli anni di Cellino con Zola in campo, ndr): “Noi dopo il rigore molto dubbio subito in casa loro (l’impalpabile fallo di braccio di Azzi, ndr) presunto, siamo stati zitti. Avrebbe dovuto fare altrettanto”. Punto e a capo. Insomma, vittoria con un gol di scarto.

Sabato a Parma basta non perdere. Ma sarebbe folle pensare di giocarsi la finale confidando sulla rete di scarto in un catino rovente. Servirà personalità e mestiere. E chissà se sir Claudio ripartirà dall’usato sicuro. Rog e Pavoletti venivano dati in panca. “Sono partito con i giocatori più esperti ma dopo venti minuti speravo finisse il primo tempo. Avrei cambiato tutti” ha detto il tecnico. E da quei cambi è nata la remuntada con Luvumbo che ha firmato una doppietta, preziosa quanto bella. La Domus è saltata per aria dalla gioia. Anche perché il Cagliari non perdeva in casa dal 1° ottobre dell'anno scorso: 4-1 dal Venezia, seconda sconfitta di fila del gruppo guidato da Liverani. Mentre Ranieri ha subito solo  a Modena e proprio a Parma.   

La fatica mentale ancora prima di quella fisica. Il Cagliari ha sofferto le ripartenze del Parma con un atteggiamento guardingo e attendista. Koulibaly, Estevez e Bernabé sono stati dei robot, Vasquez ha tenuto alta la squadra, dietro Osorio e Del Prato al e in mezzo e sulle fasce Zanimacchia, Sohm e Benedyczak hanno mostrato gamba e idee. Al Cagliari è mancato, in una reazione blanda e impaurita, l'ultimo passaggio. Mancosu è parso sotto misura e il capocannoniere Lapadula non ha dato il solito apporto. Così come Zappa, Azzi, Altare e Rog. Nel seconod tempo Ranieri è corso ai ripari: Luvumbo e Deiola per Pavoletti e Rog. Esce Gigi Buffon, quarantacinque anni compiuti, per Chichizola. La Domus applaude e spera: all'andata Pavoletti la pareggia propria su un clamoroso errore con scivolata del portiere dei ducali. Poi ci pensa Nandez, con un Cobbaut imbarazzante, a crossare per il destro al volo di Luvumbo. Che a seguire si procura il fallo da rigore, trasformato da Lapadula. Quindi, la serpentina magistrale in area con il destro sotto l’incrocio. Il 3-2 è la giusta sintesi del match. Ma non basta. Adesso, vanno ricaricate le pile per il retourn match, tra cinque giorni in Emilia.

 

 

Mario Frongia

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